Station Eleven: il trailer della nuova serie HBO Max
La serie è tratta dal best seller internazionale scritto dall'autrice canadese Emily St. John Mandel
HBO Max ha diffuso il trailer di Station Eleven, una nuova miniserie che esplora una letale pandemia di influenza che ha devastato il mondo. Lo show, composto da dieci episodi, è tratto dal romanzo Stazione Undici, best seller internazionale scritto dall’autrice canadese Emily St. John Mandel e pubblicato in Italia da Bompiani nel 2015. Nel video, un uomo (David Wilmot) dice al gruppo di sopravvissuti con cui si trova: “Abbiamo un rifugio. Abbiamo cibo. Questa è la cosa migliore che potesse capitare”. Ci sono musicisti itineranti, un museo della civiltà passata, ma anche diversi problemi che risultano più attuali che mai. In questo contesto post-apocalittico, i sopravvissuti cercheranno di ricostruire il mondo e riportare in vita tutto il meglio che il virus ha distrutto. Di seguito il trailer della serie, che debutterà il 16 dicembre su HBO Max.
Station Eleven: il trailer della nuova serie HBO Max
Ideatore dello show è Patrick Somerville, già creatore della miniserie Maniac (disponibile su Netflix); della regia di tutti gli episodi si è invece occupato Hiro Murai, che vanta al suo attivo la direzione di Atlanta (acclamata serie targata FX). Presenze fisse nel cast attoriale sono Mackenzie Davis (Blade Runner 2049), Himesh Patel (Yesterday), Matilda Lawler e Daniel Zovatto, mentre è stato annunciato che Gael Garcia Bernal (recentemente visto in Old di M. Night Shyamalan) e Danielle Deadwyler (The Harder They Fall) hanno recitato nei ruoli di personaggi ricorrenti. La serie è una saga post-apocalittica che attraversa più linee temporali, raccontando le storie dei sopravvissuti a un’influenza devastante mentre tentano di ricostruire e reimmaginare il mondo da capo aggrappandosi al meglio di ciò che è stato perso. A proposito della “previsione” del libro uscito nel 2015, l’autrice Emily St. John Mandel ha raccontato:
Inizialmente, l’idea era concentrata sull’importanza dell’arte nelle nostre vite. E lo è ancora, ma si concentrava solo sulle vite degli attori in una compagnia itinerante. Le prove e le tribolazioni di questa compagnia shakespeariana sotto finanziata. E solo quando ho iniziato a scrivere ho aggiunto l’elemento post-apocalittico. Sembra un po’ un salto, ma volevo scrivere della nostra tecnologia e ho pensato che un modo interessante per farlo fosse contemplarne l’assenza.