Tredici Vite, Colin Farrell: “Ho sofferto di numerosi attacchi d’ansia sott’acqua”
In Tredici Vite ciascun attore ha realizzato le scene e gli stunt in prima persona
Tredici Vite, il film diretto da Ron Howard con al centro la miracolosa missione di salvataggio del 2018 nella grotta di Tham Luang, arriverà su Amazon Prime Video il prossimo 5 di agosto (qui tutte le altre uscite e novità fra film e serie tv). Le riprese del film non sono certo state semplici per i membri del cast e per la crew, dal momento che molte di queste si sono svolte nei lunghi corridoi sommersi dall’acqua ricreati sul set. Una vera e propria sfida, dunque, come ha confermato anche Tom Bateman a Variety. In Thirteen Lives (qui potete vedere il trailer ufficiale) Bateman veste i panni di uno dei membri della missione di salvataggio e ha raccontato a Variety che buona parte della preparazione per le scene e delle riprese si sono svolte sott’acqua. “È stata dura. Ovviamente c’era chi si prendeva cura di noi, ma in pratica ci toccava indossare una muta da immersione dalla mattina alle 6 fino alla sera alle 8”. Insieme a Bateman fanno parte del cast anche Viggo Mortensen, Joel Edgerton e Colin Farrell. E proprio Colin Farrell ha voluto raccontare le sue difficoltà nel corso delle riprese sott’acqua.
In Tredici Vite ciascun attore ha realizzato le scene e gli stunt in prima persona
Tredici Vite segue la vera storia del salvataggio di una squadra di calcio di ragazzi in Thailandia, rimasti intrappolati in una grotta per oltre 18 giorni a causa di un allagamento in seguito a un forte temporale. Per salvare i 12 ragazzi e l’allenatore bloccati nella grotta, quattro speleologi britannici si sono fatti strada lungo strettissimi corridoi sommersi, tirando fuori ciascun ragazzo uno per uno. Nel film ciascun attore ha realizzato le scene e gli stunt in prima persona, dopo una lunga e meticolosa preparazione. “Le cose in acqua sono state terribili!” ha confessato Colin Farrell a Variety. “Hanno ricostruito quattro o cinque passaggi basati esattamente sulla struttura della grotta di Tham Luang. C’erano strettoie, curve, punti in cui ti ritrovavi capovolto a testa in giù. Avevamo chi ci controllava, ma si tratta sempre di acqua. E non si vedeva la superficie. C’erano dei buchi ai lati dei tunnel, dai quali i subacquei che ci controllavano potevano guardarci ma sì, ho avuto diversi attacchi d’ansia mentre ero sott’acqua“.