1917: la recensione del film di Sam Mendes

Le nostre opinioni sul film diretto dal regista di Skyfall in un unico piano sequenza

In un momento storico in cui si preparano le basi per una possibile conflitto di rilevanza mondiale l’unica guerra che vorremo vedere è solo ed esclusivamente quella al cinema. Sam Mendes (Skyfall, American Beauty) regista poliedrico e versatile si cimenta in una nuova prova. La sua ultima fatica, di cui vi proponiamo la nostra recensione, si chiama 1917: una storia ambientata durante il primo conflitto mondiale. Ci aveva già provato Christopher Nolan con il suo ottimo Dunkirk a reinventare e scrivere un genere che non è mai passato di moda. La storia dell’umanità è stata sempre caratterizzata da guerre ed il cinema non può fare a meno di portare su grande schermo un dramma così gravoso e reale.

1917 di Sam Mendes punta i riflettori su due giovani ragazzi dell’esercito inglese. Attori giovani e facce poco conosciute, ma fin qui nulla di nuovo rispetto a Dunkirk di Nolan. E se vi dicessimo invece che 1917 è un unico piano sequenza di circa due ore? Si avete letto bene, 120 minuti circa con la telecamera puntata sempre sui due giovani protagonisti. Aggiungiamo che il direttore della fotografia è un certo Roger Deakins (Oscar per Blade Runner 2049 e 14 candidature complessive) uno dei pochi in grado di supportare un progetto così ambizioso dal punto di vista tecnico. Se vi abbiamo incuriosito non vi resta che proseguire con la nostra recensione di 1917, buona lettura.

INDICE:

1917, la recensione

Francia, aprile 1917. I due giovani caporali dell’esercito inglese, Blake (Dean-Charles Chapman, Games of Thrones) e Schofield (George MacKay), grandi amici e compagni d’arme, ricevono dal loro generale un ordine di fondamentale importanza. I due dovranno, infatti, attraversare la “Terra di nessuno”, una sorta di wasteland Eliottiana, per consegnare un importante messaggio. La loro missione consiste appunto, nel portare una lettera al colonnello Mackenzie. Il messaggio potrà impedire un azione militare che potrebbe costare la vita a migliaia di soldati. I tedeschi hanno infatti inscenato una ritirata strategica e sono pronti ad una controffensiva che si preannuncia letale.

Un compito che sembra apparentemente impossibile, specie se all’interno di una terra insidiosa e piena di pericoli nascosti in ogni dove. I due giovani caporali dovranno sfidare le loro paure e vincere una vera e propria corsa contro il tempo se vogliono salvare la vita di circa 1600 commilitoni, oltre che naturalmente la loro.

1917, la recensione: analisi del film

Una pellicola variopinta d’azione, dramma, fratellanza e scene commoventi. Gli orrori della prima guerra mondiale ci vengono descritti più con le immagini che con le parole in una scenografia mozzafiato. Sam Mendes si è ispirato direttamente alle memorie di suo nonno, un soldato messaggero che ha prestato servizio durante il primo conflitto mondiale. Ci ripropone con estrema crudezza e fedeltà quello che è stata una guerra essenzialmente di posizione dove si combatteva per giorni e giorni sacrificando innumerevoli vite umane per poche centinaia di metri.  Un conflitto di trincea, iniziato con i cavalli e finito con i mezzi corazzati. Un sorprendente numero di morti, esiti catastrofici su tutta l’Europa. Tutto questo non poteva sfuggire a Sam Mendes che, raccontando la storia di due giovani caporali inglesi, ci mostra gli orrori della guerra.

Un film girato in un unico piano sequenza che impiega una buona mezz’ora per ingranare il ritmo e mostrarci le prime scene di azione. Una storia che diventa sempre più drammatica e frenetica; il tempo a disposizione è sempre meno, l’ombra di una catastrofe sempre più vicina. 1917 è essenzialmente questo, un film che cerca di dare risalto al dramma umano della guerra più che all’azione vera e propria. Fratellanza, patriottismo, spirito di sacrifico, briciole di umanità e pietà residua, senso del dovere, ed un immancabile pensiero per i caduti e la famiglia lontana.1917 è una pellicola fatta di tante piccole storie, intense, vere ed umane. L’azione segue sempre i due protagonisti in una sceneggiatura semplice e lineare che ci ha molto ricordato l’essenza di War Horse di Spielberg. A differenza di quest’ultimo, però, più lento e con tempi più dilatati, 1917 è decisamente più immersivo e coinvolgente.

1917 recensione

Aspetti tecnici

Sam Mendes aveva già sperimentato il piano sequenza nella scena iniziale di Spectre. Nel 1948 con il suo primo film in technicolor Alfred Hitchcock girava Rope – Nodo alla gola, un thriller ambientato in una stanza con un unico piano sequenza. Ma nella storia del cinema la tecnica è stata ripresa e resa allo stato dell’arte dai più svariati registi; pensiamo più recentemente a quelli presenti in Birdman. 1917 mira ad un qualcosa di diverso: 120 minuti come fosse un’unica ripresa continua. Grazie ad alcuni “espedienti cinematografici” ovviamente gli stacchi di camera ci sono ma non si notano. Classicamente questo avviene quando anche solo per un secondo l’inquadratura diventa buia come all’ingresso di un bunker per esempio. Eppure tutto risulta meravigliosamente fluido e continuo come fosse realmente una sola ripresa. Un’unica storia continuativa: siamo sempre con loro, partecipiamo anche noi alla loro ardua missione.

Percepiamo così la fatica e la lunghezza del viaggio. L’effetto è totalmente riuscito anche se dopo metà film l’occhio si abitua a questa novità. Dopo aver lavorato insieme per Jarhead, Revolutionary Road e Skyfall, il regista e Deakins hanno deciso di unire le loro capacità per cimentarsi in un progetto tanto nuovo quanto rischioso. Girare scene uniche significava infatti impossibilità di tagliare in post-produzione. Pensiamo inoltre ai lunghi e tortuosi tragitti fatti dai cameramen per seguire una scena della durata di alcuni minuti in continuo movimento. Nel film uno stesso luogo non compare mai due volte. Ne consegue che per girare in esterno Mendes e Deakins hanno potuto sfruttare esclusivamente la luce naturale. Per evitare forti contrasti ed ombre indesiderate le scene sono state girate sempre con il cielo nuvoloso. Le nuvole agiscono da filtro diffusore naturale, ammorbidendo la luce ed i contrasti creando condizioni ideali per riprese sui volti.

1917, la recensione: conclusioni

Tiriamo le nostre conclusioni al termine di questa nostra recensione di 1917. Il film di Sam Mendes è innovativo non solo dal punto di vista tecnico del piano sequenza ma anche per altre ragioni. In primo luogo, come Dunkirk si affida a volti giovani e poco conosciuti per reggere la scena. Inoltre, si concentra molto sulle relazioni umane, sulla psicologia dei protagonisti, sul senso del viaggio e non solo sull’azione. La palette dei colori spazia da scene più monocromatiche a virtuosi contrasti tra cromie calde e fredde; minimalismi, scene piene di dettaglio e silhouettes.

In 1917 c’è un po’ tutta la sintesi tecnica di Mendes e Deakins, frutto di anni di esperienza. Una sceneggiatura essenzialmente lineare e semplice ma che non manca di colpi di scena improvvisi. Una pellicola che arricchisce l’olimpo cinematografico del genere di guerra e che propone un rinnovamento dello stesso. Sam Mendes e Roger Deakins si sono dimostrati all’altezza del progetto che si erano prefissati. Un film coinvolgente con scene accompagnate da una solenne colonna sonora. Consigliato anche a chi non ama strettamente i film di guerra.

VOTO - 8

8

Lati positivi

  • Regia e fotografia
  • Scenografia
  • Idea
  • Lati negativi

    • Primi minuti meno coinvolgenti

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