5 è il numero perfetto: recensione del nuovo film con Toni Servillo
Ecco uno sguardo a 5 è il numero perfetto, adattamento cinematografico della graphic novel di Igort
“Due braccia, due gambe, una testa”: 5 è il numero perfetto, la somma delle parti che rendono l’uomo completo e autonomo, capace di badare a sé stesso e di prendere le proprio scelte, rintanandosi se necessario in un guscio esistenziale prima di uscirne per portare a termine un compito gravoso, ma necessario. È da qui che vogliamo partire per la nostra recensione di 5 è il numero perfetto, ma non solo.
È da questo assunto infatti che parte l’opera prima di Igort, regista e fumettista cagliaritano cresciuto artisticamente a Bologna tra le pagine di Linus, Alter e Frigidaire. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2019 nella sezione Giornate degli Autori, 5 è il numero perfetto è l’adattamento cinematografico dell’omonima graphic novel del 2002 ad opera dello stesso Igort, che si rende autore di un’operazione estremamente coraggiosa. La stessa storia viene infatti ripresa a oltre quindici anni di distanza, comportando un ripensamento del materiale e una lavorazione sia tecnica – dovuta al cambio di medium – che emotiva, a causa della diversa età ed esperienza.
Indice
- Napoli, una Sin City locale
- Lo Cicero, un antieroe byroniano
- Igort tra John Woo e Takeshi Kitano
- Conclusioni
Napoli, una Sin City locale
Il film, ambientato nel 1972, segue le vicende di Peppino Lo Cicero, interpretato da un superlativo Toni Servillo, sicario della Camorra in pensione. Lo Cicero è costretto a tornare in azione dopo l’omicidio di suo figlio. La morte di Nino, anch’egli sicario, tira fuori Peppino dalla sua reclusione. Ciò innesca una serie di azioni e reazioni in un mondo fatto di violenza, che il protagonista non ha mai realmente smesso di amare. Ecco dunque Peppino procedere a passo leggero come un eroe byroniano abbandonato a sé stesso. Si muove attraverso i vicoli e gli edifici barocchi di una Napoli cupa e tetra, continuamente imbeccata da una pioggia scrosciante che confonde le forme della città, mischiando ombre e luci in un affresco suggestivo che ricorda la Sin City di Frank Miller.
Peppino Lo Cicero sembra una versione italica del Dick Tracy di Warren Beatty, ma 5 è il numero perfetto non si perde nella mera imitazione degli immaginari statunitensi. Peppino è un assassino d’altri tempi, fedele a un codice d’onore che dà vita al delicato equilibrio tra bene e male. Su questo equilibrio ritiene debba reggersi l’intero mondo della criminalità, ricordando le figure criminali dei fumetti italiani Diabolik e Kriminal.
5 è il numero perfetto recensione – Lo Cicero, un antieroe byroniano
Igort riesce così nel tentativo di raccontare una storia locale ed efficace, capace di diventare universale nei temi e nella sensibilità. Il film, oltre a celebrare una Napoli notturna e silenziosa, si alimenta di una certa vitalità nei numerosi riferimenti al cinema poliziesco nostrano anni Settanta e ai fumetti menzionati, lontani dalla figura dell’eroe americano senza macchia.
Ad aiutare l’antieroe dannato Lo Cicero, ci sono due vecchi amici. Totò o’ Macellaio, intepretato da un sacrificatissimo Carlo Buccirosso, e la vecchia fiamma di Peppino, Rita, portata sullo schermo da una convincente e affascinante Valeria Golino. Le relazioni e le dinamiche dei vari rapporti tra i personaggi sullo schermo vengono però appena accennate. Spazio dunque ai ricordi e alle parole di Peppino, i cui pensieri rimandano a un altro classico della nona arte: il Rorschach del Watchmen di Alan Moore.
Igort è egregio nel mantenere intatta l’efficacia dei dialoghi originali, semplici ma di impatto nel tratteggiare la coscienza sporca di un padre ferito e deluso da ciò che è diventato. 5 è il numero perfetto si affida a un incredibile Toni Servillo, che sembra nato per essere Lo Cicero. Egli risulta egregio nel dare espressione alla dimensione tormentata del protagonista, affogato nei suoi rimorsi, nella sua rabbia e nei suoi pensieri.
Igort tra John Woo e Takeshi Kitano
La messa in scena non riesce però a tradurre una delle più grandi qualità del fumetto, l’intelligente equilibrio tra componente realistica e visionaria. Igort, a causa del cambio di medium, è costretto a fare una scelta ben precisa. Abbandona così ogni tentativo di ricostruzione dei sogni e degli incubi, preferendo affidarli soltanto alla parola, evitando di perdersi nel labirinto di un difficile adattamento visivo. Il regista suddivide ogni tanto lo schermo in piccole vignette per esaltarne i dettagli scenici. Questi vengono vivificati dall’ottima fotografia di Nicolaj Bruel (Dogman) che si ispira al Era mio padre di Sam Mendes. Ecco dunque una prevalenza cromatica del giallo e del verde soffusi, d’atmosfera.
Nel suo grande impatto estetico, il film sfrutta e cita il cinema action di John Woo, da The Killer (1989) a Hard Boiled (1992), con rimandi cinematografici tarantiniani. Presenti anche reminiscenze orientaleggianti del Takeshi Kitano di Outrage, soprattutto nella suddivisione in capitoli e nella struttura delle sparatorie, con l’utilizzo del rallenty e degli studiati movimenti di macchina. Un peccato l’aver rinunciato a un montaggio sonoro più curato. Viene lasciato molto spazio a rispolverate sonorità elettroniche, accompagnate da oboi e mandole; con rimani ai classici gangster movie americani del passato.
5 è il numero perfetto recensione – Conclusioni
È su questo scenario che si appoggia furtiva la narrazione di Igort; una storia di vendetta, nostalgia e tradimenti, che si trascina in una Napoli silenziosa e piovosa come mai prima. La città fa da spalla alla narrazione di Igort, che avrebbe potuto indubbiamente osare di più. Il regista ha potuto contare su un superlativo Toni Servillo, capace di inscenare alla perfezione il personaggio di Peppino Lo Cicero.
Nel complesso, il debutto alla regia di Igort è più che positivo. Il regista riesce nel difficile tentativo di portare in sala un cinecomic noir dal taglio partenopeo e di forte valenza autoriale. Nonostante alcuni difetti legati a una narrazione a volte troppo confusionaria, 5 è il numero perfetto è un film riuscito e da conservare. Il cinema italiano contemporaneo potrebbe prenderne spunto per avventurarsi nella sperimentazione di un genere cinematografico a lungo snobbato.
5 è il numero perfetto
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Adattamento coraggioso ma riuscito nel complesso
- Toni Servillo monumentale
- Ottima fotografia di Nicolaj Bruel
- Igort si mostra artista eclettico e polivalente
Lati negativi
- Poco approfonditi i personaggi secondari
- Narrazione a volte confusionaria
- Abbandonata la ricostruzione visiva di sogni e incubi caratteristici della graphic novel di appartenenza