6 Underground: recensione del nuovo film di Michael Bay
Ryan Reynolds è il protagonista del nuovo film di Michael Bay
In un video promozionale diffuso da Netflix, Zlatan Ibrahimovic ci ha dato ufficialmente il permesso di vedere il nuovo film di Michael Bay; noi lo abbiamo ascoltato e di seguito vi proponiamo la nostra recensione di 6 Underground. Il nuovo film del maestro delle esplosioni è arrivato sulla piattaforma streaming il 13 dicembre e sta facendo molto parlare di sé.
Come vedremo nel corso della nostra analisi, possiamo dire con certezza che 6 Underground è Michael Bay all’ennesima potenza, forse il Michael Bay più Michael Bay di sempre. Nel cast spiccano nomi di rilievo quali Ryan Reynolds, Mélanie Laurent e Ben Hardy. Netflix porta direttamente sul piccolo schermo un film d’azione carico di inseguimenti mozzafiato, sparatorie, esplosioni e ritmo serrato; un film con un numero pazzesco di inquadrature (circa 7000), realizzato con un budget che supera i 150 milioni di dollari.
Alla base della storia, sei protagonisti senza nome, capitanati dal geniale miliardario Uno (Reynolds), che decidono di cancellare il proprio passato per cercare di migliorare il futuro. La missione è ambiziosa: far crollare il sanguinoso regime di un dittatore mediorientale, eliminandolo, e riportare il potere nelle mani del popolo. 6 Underground è appena uscito e già si parla di 8 possibili sequel, con al centro altrettante missioni volte ad estirpare il Male che affligge l’umanità. Vediamo, intanto, cosa è successo in questo (forse) primo capitolo di un franchise.
Indice
- La trama
- Bayhem
- Sceneggiatura, montaggio e regia
- Adrenalina e vertigini: le sequenze d’azione
- Considerazioni finali
La trama – 6 Underground recensione
Il miliardario, l’agente della CIA, il sicario, l’acrobata, il medico e il pilota. Sei eroi senza nome identificati con un numero e inscenano la propria morte per dar vita a un ambizioso piano: rovesciare con un colpo di stato la sanguinosa dittatura che affligge il Turghistan. Irrintracciabili come fantasmi, ciascuno con la propria specializzazione, i sei danno inizio alla missione; qualcosa, però, non va come previsto e il miliardario Uno deve ingaggiare un nuovo membro per la squadra.
Con l’entrata in scena di un ex cecchino dell’esercito degli Stati Uniti, la missione dei ghosts continua, fra Las Vegas, Hong Kong e il Turghistan. Per eliminare lo spietato dittatore Rovach, i ghosts progettano di rapire suo fratello, unica speranza per la rinascita dello stato mediorientale. Fra inseguimenti mozzafiato, scontri senza esclusione di colpi e qualche conflitto interno al gruppo, i sei riescono a rintracciare il tiranno, che utilizza armi chimiche contro il suo stesso popolo. Riusciranno i nostri impavidi vigilantes a portare a termine la loro rischiosa e ambiziosa missione?
Bayhem
C’è un termine che a Hollywood viene usato spesso per identificare il cinema di Michael Bay: bayhem. Si tratta di una crasi tra il cognome del regista e la parola inglese mayhem (distruzione, caos). Per identificare 6 Underground non si potrebbe pensare a un termine migliore: il film è puro bayhem ovvero, come dicevamo in apertura della nostra recensione, Michael Bay all’ennesima potenza.
Il regista di Bad Boys, Pearl Harbor e Transformers catapulta lo spettatore in un’esperienza folle, esagerata, piacevolmente caotica. Non è semplice analizzare 6 Underground utilizzando categorie e parametri classici; è lo stesso Bay a trascenderli, in un film che mescola azione, thriller, gore, spionaggio, comicità e critica politica. Il tutto distribuito in due ore durante le quali i sensi dello spettatore sono iperstimolati, bombardati da una tempesta ipercinetica di fotogrammi fra inseguimenti, parkour, lamiere contorte, sangue, sparatorie ed esplosioni. Michael Bay ha sfruttato al massimo la possibilità offertagli da Netflix di avere carta bianca e di poter lavorare senza restrizioni. Il risultato è, appunto, il trionfo del bayhem in una pellicola che, come vedremo fra poco, non è esente da difetti ma che risulta accattivante e godibile.
Sceneggiatura, montaggio e regia
Proseguiamo la nostra recensione di 6 Underground soffermandoci sugli aspetti tecnici del film, cominciando dalla sceneggiatura, firmata da Rhett Reese e Paul Wernick. Gli sceneggiatori dei due Deadpool e di Zombieland 2 mettono in piedi una storia che scatena quanto basta la curiosità dello spettatore, ma che finisce per essere un supporto per l’azione e la bozza per lanciare un possibile franchise. La storia è lineare e i personaggi mancano dello spessore necessario per sentirsi coinvolti a livello emotivo.
La storia personale dei protagonisti viene appena tratteggiata, non si scava mai sotto la superficie, manca una vera e propria evoluzione. Se la sceneggiatura manca di spessore e lo sviluppo della trama finisce col diventare un momento di respiro fra una scena d’azione e l’altra, il montaggio, frammentato e velocissimo, è un vero tour de force che sottopone lo spettatore a uno sforzo non indifferente per una visione su piccolo schermo.
Michael Bay, dalla sua, riesce a dominare il caos da lui stesso generato con lo stile a cui ci ha abituati, soprattutto nelle tre principali megasequenze action che sono i cardini del film: l’inseguimento nelle vie del centro di Firenze, il rapimento del fratello di Rovach in un attico di Hong Kong e il combattimento sullo yacht del dittatore. Scene in movimento, numerosissime inquadrature, tagli e continui cambi di angolazione: c’è materia sufficiente per perdersi, ma la regia crea equilibrio nel caos, domandolo.
Adrenalina e vertigini: le sequenze d’azione – 6 Underground recensione
Come dicevamo, le scene d’azione sono il fulcro del film. Nella sequenza iniziale per le vie di Firenze (sì, a un certo punto ci ritroviamo a Siena e no, non c’è da scandalizzarsi) succede di tutto, in un crescendo di adrenalina. L’Alfa Romeo verde neon sfreccia per le vie del centro in un alternarsi di CGI sofisticata e stunt ben orchestrati; il tutto mentre facciamo la conoscenza dei protagonisti fra sparatorie e operazioni chirurgiche sul sedile posteriore. Caos, distruzione e scintille in un tripudio di stimoli visivi tenuti saldamente sotto controllo dal regista.
Di diverso respiro ma altrettanto adrenalinica la maestosa scena in cui l’acrobata Quattro scende dalla cupola del Duomo di Firenze; girata in loco, mostra una bella coreografia di parkour fra campi lunghi e riprese con dispositivo portatile che restituiscono un’esperienza simile a quella di un videogioco action in prima persona. Le vertigini sono assicurate e in un attimo ci si ritrova aggrappati al divano con tutte e due le mani. La fotografia patinata e sgargiante che caratterizza tutta la pellicola arricchisce il quadro di un prodotto piacevolmente soddisfacente dal punto di vista estetico.
Conclusioni – 6 Underground recensione
Il cinema di Michael Bay conosce poche vie di mezzo: o lo si ama (più o meno segretamente) o non si riesce proprio a digerirlo. La scelta di far uscire il film su Netflix sposa l’idea di rivolgersi a un pubblico ampio che, magari, non spenderebbe volentieri i soldi del biglietto per andarlo a vedere al cinema. Il cast è ben assortito. Ryan Reynolds funziona bene nei panni di Uno, così come Ben Hardy convince e diverte con la sua interpretazione dell’ex ladro acrobata Quattro.
L’ironia che accompagna la narrazione pecca in diverse occasioni di volgarità e a volte scivola nel grottesco. Qua e là sembra si sfoci nella parodia, ma la strategia comunicativa di non prendersi troppo sul serio funziona piuttosto bene. La critica (giustissima, sulla carta) a certe dittature mediorientali e all’operato degli Stati Uniti in merito, finisce invece per risultare svilita, un pretesto ben poco convincente in questo contesto. Quasi imbarazzanti, infine, certi inserti romantici e sentimentali buttati dentro verso il finale senza alcuna necessità.
6 Underground diverte e intrattiene; non lo fa certo grazie alla trama, lineare e quasi del tutto priva di colpi di scena, ma grazie a sequenze d’azione di sicuro impatto. C’è tanta carne al fuoco su una struttura narrativa debole; ma se si riesce ad entrare nel meccanismo dello spettacolo del bayhem, c’è abbastanza per passare due ore divertenti. Due ore trascorse le quali, magari, non viene voglia di vedere gli 8 possibili sequel, ma che fanno ricordare il film come un disimpegnato guilty pleasure ad alto tasso di adrenalina.
6 Underground
Voto - 7
7
Lati positivi
- Le 3 megasequenze action principali
- Divertente e adrenalinico
Lati negativi
- Personaggi troppo piatti
- Struttura narrativa debole