A mente fredda: recensione del film di spionaggio prodotto da Netflix

Recensione di A mente fredda, film ambientato durante la crisi missilistica di Cuba, con Bill Pullman

Secondo Manzoni, quando la storia non fornisce le informazioni necessarie a raccontare nel dettaglio un avvenimento, compito dell’autore è quello di ricorrere all’invenzione; affinché tale avvenimento sia reso accattivante. Il discorso del celebre scrittore è vero in forme simili per la letteratura e per il cinema. Nei film che trattano di avvenimenti storici, ricorrenti sono i ricorsi all’invenzione, che spesso però eccede per via dello zelo di autori o registi che si fanno prendere la mano. Come vedremo in questa recensione, A mente fredda è uno di quei film, appunto, che ricamano tanto i contorni di un avvenimento da renderne nebuloso lo svolgimento ai nostri occhi. In questo caso, il punto di partenza dell’indagine storico-inventiva è la crisi dei missili di Cuba, del 1962, in piena Guerra Fredda.

Strumento del conflitto tra le due grandi potenze in gioco: Stati Uniti e URSS, sono gli scacchi. Nella fortunata definizione del gran maestro Kasparov, gli scacchi sono lo “sport più violento che esista”. Ovviamente la violenza a cui si fa riferimento non è puramente fisica, ma psicologica e concettuale. Concettuale perché lo sport vede una accurata decisione di strategie e mosse volte a “catturare” o “mangiare”, che dir si voglia, i pezzi avversari. Psicologica perché le partite a scacchi sono vere e proprie battaglie di nervi, in cui spesso non ha la meglio il più bravo, ma il più concentrato. A mente fredda si unisce a tutti quei film, di cui non tratteremo nella recensione, che hanno regalato interpretazioni diverse del gioco degli scacchi. Questo sport è da sempre amato dai cineasti, soprattutto per via degli elevati livelli di tensione che riesce a conferire ai personaggi.

Indice

A mente fredda – Trama

Stati Uniti, 1962, periodo cruciale della Guerra Fredda. I sovietici installano delle basi missilistiche a Cuba con l’ausilio del neoleader comunista Fidel Castro; gli americani cercano un modo per ovviare alla situazione. Il professor Joshua Mansky è un matematico di grande levatura accademica, che la storia ricorda per essere l’ultima persona ad aver battuto in un incontro ufficiale lo statunitense Koninsberg, gran maestro di scacchi. Le delegazioni internazionali di Stati Uniti e Unione Sovietica hanno programmato una partita tra i due migliori esponenti del panorama scacchistico dei due paesi: Gavrylov per i sovietici e, appunto, Koninsberg per gli americani. Il gran maestro americano, però, muore, e, sfruttando una clausola che prevede la possibilità di scegliere un sostituto, la scelta ricade su Mansky.

Mansky ha una personalità molto intricata e particolare, che non dà agli agenti segreti americani la sensazione di poter essere stabile e battere il gran maestro russo. Inoltre, il professore non gioca a scacchi da moltissimo tempo, soprattutto contro avversari di quel tipo. Quello che Mansky ignora è che su quella scacchiera, nel palazzo della cultura di Varsavia, in gioco ci sarà molto di più che la gloria del vincitore. A fari spenti, infatti, le delegazioni dei due paesi hanno preparato delle mosse che, nelle loro intenzioni, avranno un peso notevole per le sorti della Guerra Fredda. Mansky scopre presto di essere un burattino nelle mani di forze che non è in grado di controllare o di capire. Il professore finirà per diventare anch’egli parte di una partita a scacchi molto, troppo più grande di lui.A mente fredda recensione

A mente fredda – Recensione

Gli scacchi sono un gioco antichissimo, il cui fascino è costituito principalmente dall’ordine che regna sulla scacchiera. Questa è composta da forme regolari e pezzi simmetricamente posti, prima della rottura dell’equilibrio iniziale. Sarebbe, in effetti, utile mantenere una dinamica narrativa ordinata anche per un film che di questo sport fa il suo principale tema. Invece, A mente fredda è un film che ha una confusione narrativa unica nel suo genere. In alcuni momenti non si riesce a capire più nulla. Lo spettatore resta intrappolato in una ragnatela. Detti/non detti e personaggi che diventano importantissimi una volta morti, lasciano lacune incolmabili nella trama. Ad alimentare la confusione c’è il metodo narrativo scelto per raccontare la storia. Una sorta di flashback che va dal giorno in cui la narrazione inizia ad una settimana prima e poi in avanti fino a quel giorno, di nuovo.

La scelta è incomprensibile e inutilmente complessa, senza un minimo di senso a livello di trama, dal momento che confonde ancora di più le idee e non ha valori esplicativi. Gli scacchi non si vedono. Tutto ruota attorno a delle trame internazionali di cui non si capisce l’utilità, non si riescono ad individuare i protagonisti; ma, soprattutto, non si capisce perché tutto debba succedere durante queste partite che, sostanzialmente, non si giocano. Mansky è l’unico personaggio cui si cerca di conferire una profondità, annullata dalla sua ossessione per l’alcool; anche questo elemento, essenziale per comprendere la trama, è caotico: non è chiaro se l’alcool aumenti le facoltà cognitive di Mansky o le riduca; però, nel dubbio, lui beve. Risulta difficile scrivere una recensione di A mente fredda, perché, come ha fatto il film, più che ai fatti raccontati dovremmo ricorrere all’invenzione, dal momento che dei fatti non è chiaro nulla.

Realtà storica e invenzione

Bisogna fare una precisazione su questo punto. Mettiamo che riusciate nella notevole impresa di arrivare alla fine del film, pur senza capire nulla della trama. Vi sembrerà di intuire che la soluzione scelta alla fine, non è chiaro da chi, risolverà la crisi missilistica. Partiamo dalla realtà dei fatti: è vero che nel 1962 c’è stata una crisi e che Kennedy con la sua grande abilità politica l’abbia risolta secondo metodi non ancora chiari. È altrettanto vero che i russi e gli statunitensi erano soliti giocare a scacchi per dimostrare il valore delle proprie nazioni. Questo non vuol dire che le due cose, messe insieme, si risolvano in una trovata geniale. I personaggi sono inventati, dal momento che i sovietici fino al 1972 non hanno mai avuto grandi rivali in ambito scacchistico. Ma inventare anche la storia, soprattutto una storia ancora così vicina, risulta inspiegabile.

L’alleanza sovietica con Cuba pare avere dei fini, che non vengono esplicitati, di invasione degli Stati Uniti. Questa cosa è falsa, dal momento che Cuba non si era alleata con l’Unione Sovietica per scelte di giochi di potere, ma in quanto aderente al comunismo internazionale. In più c’è una necessità continua di mettere in mostra questa alleanza. Uno dei dirigenti sovietici è costantemente al telefono con qualcuno che ringrazia per avergli spedito dei sigari cubani, fumandone uno in ogni scena in cui appare. Inoltre, è assolutamente inverosimile che all’interno dei due schieramenti ci fosse un così gran numero di talpe. Questo perché la Guerra Fredda è stata principalmente basata su ideali, non su convenienza politica. Va bene affidare all’invenzione la risoluzione di un evento che non ha dei contorni nitidi e chiari nel quadro della storia contemporanea, ma prima bisognerebbe essersi documentati nella giusta misura.A mente fredda recensione

A mente fredda – Aspetti tecnici

Non c’è molto da dire, poiché, come più volte detto in questa recensione, A mente fredda ha talmente tante lacune in altri settori, da far passare quasi inosservato questo. La regia non regala granché, è abbastanza lineare, nella misura in cui può essere definita in questo modo una regia comunque mediocre. Ci sono alcune sequenze rese ancor più confuse da movimenti di camera inutili, oppure da attenzione a dettagli che poi non torneranno ad avere un ruolo. Il montaggio, per scelta autoriale, crea scompiglio nella comprensione per via di questa scellerata scelta di rendere il flashback inutilmente frammentato, quando sarebbe bastato seguire una normale linea narrativa: dall’inizio alla fine degli avvenimenti. Cosa che, intendiamoci, purtroppo non va più di moda. La colonna sonora non esiste, e quando c’è, sarebbe meglio che non ci fosse.

La fotografia è forse un aspetto che si salva, nella decadenza generale, dal momento che rende abbastanza chiare le scene in notturna e tende verso un blu che è gradevole a vedersi. Il problema è nella gestione degli ambienti da fotografare, che sono sempre i soliti tre: l’albergo, il salone da scacchi, l’esterno del palazzo. Varsavia sarebbe anche interessante da vedere di notte, ma ci viene impedito, quasi del tutto. Incredibilmente una nota positiva esiste: le morti, che non vengono risparmiate allo sguardo dello spettatore e, anzi, sono mostrate in modo chiaro e crudo. Gli attori non sono propriamente delle star e non offrono interpretazioni da capogiro, non aiutati da una scrittura così imbarazzante che è difficile dar loro colpe. Menzione d’onore per il presentatore del torneo di scacchi, che fa una parte, se possibile, ancora più imbarazzante della scrittura del film, riuscendo quasi a strappare una risata.

Considerazioni finali

È impressionante come questo film sia di parte nei confronti degli americani. Nonostante sia un film diretto da un esordiente regista polacco e abbia probabili intenti distensivi nell’ottica delle relazioni tra Stati Uniti e Russia. Il finale, in cui viene spiegato come si concluderà, anni dopo, la Guerra Fredda, vede un Reagan in versione onnipotente e Gorbaciov a fargli da spalla. Assurdo, questa è un’altra semplice dimostrazione dell’ignoranza del fatto storico di cui si parla. A mente fredda è un film che sembra uscito dalla Hollywood degli anni ’70 per quanto è intriso di ottica reazionaria e asservita al capitalismo americano. Lungi dall’esprimere considerazioni politiche, questa scelta è profondamente inattuale e fuori contesto nella società contemporanea.

Non ci sarebbe bisogno di aggiungere, a questa recensione, che A mente fredda sia un film da cui dovete stare lontani. Questo a meno che non abbiate provato attrazione per tutte le dinamiche sopra scritte, o non siate particolarmente masochisti. Difficile riuscire a creare un prodotto confuso come questo. Per chi racconta storie può essere fonte di ispirazione inversa: questo è il modo in cui non si deve raccontare una storia. A mente fredda è il titolo scelto da Netflix in italiano. Forse perché a prima vista non riuscirete a realizzare quanto sia difficile mettere insieme le tessere di questo puzzle, la cui soluzione resta impossibile. Netflix sa fare di meglio, non mentiamo, ma questo film è l’ennesima dimostrazione che sulla piattaforma c’è tanta mediocrità.

A mente fredda

Voto - 3

3

Lati positivi

  • Resa scenografica delle morti di alcuni personaggi

Lati negativi

  • Trama confusa o incomprensibile
  • Percezione della realtà storica quasi del tutto assente

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3 commenti

  • Renato Biscetti ha detto:

    Bel film, intrigante, appassionante fino alla fine. Non date retta al recensore, lui si chiaramente di parte sovietica. L’eroe vero del film è un polacco, un ex ufficiale comunista deluso, e ci credo, da Stalin (vedasi la coinvasione della Polonia conHitler e lo sterminio di Katin).

    • Roberto ha detto:

      Non lo ritengo un capolavoro, ma tutto sommato è stato un film piacevole quindi concordo
      con Renato Biscetti. Per ciò che concerne la recensione: ognuno è libero di pensarla come vuole,
      ma il recensore è sicuro di aver visto questo film con un minimo di attenzione? Io non sono un critico
      di cinema e nemmeno un genio ma non ho fatto fatica a seguirlo. Inoltre le poche battute
      del protagonista riguardanti Hiroshima e Nagasaki non sono certo filo-americane.
      Ho l’impressione che il recensore abbia voluto recensire se stesso, dimostrando quanto è colto.
      Un’opera cinematografica che racconti la verità storica non si chiama film ma documentario e nessuno
      se lo va a guardare al cinema.

  • Aldo ha detto:

    I toni e l’acredine del recensore mi richiama alla mente il famoso detto ‘chi sa fa, chi non sa insegna’. Oltremodo arrivare all’insulto del lettore che viene definito potenzialmente masochista è veramente intollerabile. Una raccolta interminabile di materiale da querela per diffamazione , camuffato da recensione con una maldestra attitudine letteraria. Capisco Netflix : non merita neanche attenzione. Tornando al film, mio figlio di 11 anni è stato in grado di seguirlo e capirlo senza alcuna spiegazione. Ovviamente siamo nel semplice campo dell’intrattenimento da TV, non alla notte degli Oscar, per cui il film ha una qualità in linea con quella del palinsesto a cui appartiene. Decisamente godibile. Non è sicuramente strano che una multinazionale statunitense ingaggi un regista polacco e dia una connotazione di parte alla narrazione. D’altronde è anche innegabile che i missili nucleari a Cuba li installò l’URSS e non gli statunitensi. Unica cosa che si poteva evitare è la ridicolizzazione del giocatore sovietico, considerato che in quel periodo storico i sovietici erano i padroni incontrastati di quella disciplina. Ma insomma…un peccatuccio piccolo piccolo…infinitamente più piccolo della spocchia finto-intellettuale con cui il recensore tenta di celare il suo integralismo politico.

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