A Murder at the End of the World: la recensione dei primi due episodi
Una giovane hacker - detective, un hotel in un posto remoto del mondo e le 10 menti più brillanti del mondo: ecco cosa ne pensiamo della nuova serie A Murder at the End of the World
A Murder at the End of the World è arrivata con i suoi primi due episodi sulla piattaforma di Disney+. Questa volta, Brit Marling decide di abbracciare il genere del giallo, che sembra essere più che amato tra gli spettatori. Basti pensare al grande successo di serie tv come Only Murder in the Building. A fare da protagonista è questa storia è la giovane Emma Corrin, ancora poco conosciuta sullo schermo ma già molto apprezzata per il suo precedente ruolo in The Crown.
Indice
- Trama
- Un giallo che ricalca Agatha Christie ma in chiave moderna
- Una serie che decide di affrontare un tema controverso e quanto mai attuale: l’intelligenza artificiale
- Conclusioni
Trama – A Murder at the End of the World, la recensione
Protagonista della serie è Darby Hart, un’hacker e detective alle prime armi che ha sviluppato questa sua passione grazie al lavoro di suo padre. Quest’ultimo è, infatti, un medico legale che fin da quando Darby era piccola l’ha fatta assistere alle sue autopsie, facendola diventare una vera e propria assistente e facendole scoprire tutti i segreti del mestiere. Unendo le sue grandi abilità informatiche con le sue conoscenze quando si parla di cadaveri e omicidi, Darby ha deciso di portare avanti un’indagine, su cui ha scritto anche un libro. Proprio questo è stata a renderla famosa e, proprio per questo, viene invitata a partecipare ad un ritiro di persone altamente selezionate in una città remota e sconosciuta: proprio alla fine del mondo.
Un giallo che ricalca Agatha Christie ma in chiave moderna – A Murder at the End of the World, la recensione
Un luogo dimenticato dal mondo e degli ospiti molto diversi tra di loro riuniti in un unico hotel per 10 giorni e un omicidio: non può non essere lampante, fin dal primo momento, quanto questa idea ricalchi quella di Dieci piccoli indiani di Agatha Christie. Dobbiamo ammettere che questa idea non ci è affatto dispiaciuta, anzi, l’idea di riscrivere uno dei gialli più famosi della letteratura in una chiave più moderna promette più che bene, sperando ovviamente che non si cada troppo nel ricalcarne lo sviluppo. Guardando soltanto i primi due episodi non abbiamo avuto modo di conoscere bene i personaggi, che, tuttavia, sembrano interessanti e diversi tra di loro, senza però sovrastare la protagonista. Emma Corrin spicca tra tutti, tuffandosi in pieno in ogni caso di omicidio che gli si presenti davanti, quasi dimostrando una sorta di sesto senso quando si tratta di morte e cadaveri. A fare da sfondo alla serie è una scenografia che, da un lato, vede gli ambienti moderni e futuristici dell’hotel e, dall’altro, le ambientazioni fredde dell’Islanda. Ad incorniciare il tutto sono i colori freddi e la fotografia, diretta e profonda, che richiamano tutta l’atmosfera glaciale che percorre ogni minuto della serie.
Una serie che decide di affrontare un tema controverso e quanto mai attuale: l’intelligenza artificiale – A Murder at the End of the World, la recensione
La personalità della detective e quella dell’hacker sono presenti contemporaneamente nella figura di Darby, rimanendo comunque distinte e mai confondendosi. Fin dall’inizio, attraverso continui salti temporali, ripercorriamo la vita della ragazza, arrivando a capire quali siano le vicende che l’hanno portata fino all’hotel. Quella di Darby e delle altre menti è un momento di riflessione spirituale che si trasforma in un incontro tecnologico delle menti più brillanti dell’era contemporanea, che sembra avere tutta l’aria di una prova. La serie non perde l’opportunità per introdurre una sottotrama dedicata all’intelligenza artificiale, impersonata da Ray, e al ruolo del progresso tecnologico nelle nostre vite e nelle indagini. Rory non viene presentato solo come un semplice assistente vocale, ma come un vero e proprio strumento di cui l’umanità non potrà più fare a meno, come ci dice Clive Owen.
Conclusioni – A Murder at the End of the World, la recensione
Brit Marling e Zal Batmanglij scrivono e dirigono una serie che decide di puntare ad un genere più apprezzato e ricercato dal pubblico, soprattutto negli ultimi tempo. Rimanendo incentrati sulla trama principale e sull’omicidio, gli sceneggiatori non perdono opportunità di toccare temi attuali ed importanti come il ruolo della donna nel campo lavorativo o il futuro dell’intelligenza artificiale. Non sappiamo ancora come A Murder at the End of the Lane (qui il trailer)potrà svilupparsi nei prossimi episodi, ma speriamo vivamente che non perda di mordente.