A Thousand Blows: recensione della serie tv del creatore di Peaky Blinders

Con A Thousand Blows, la filmografia di Steve Knight continua ad aver un comun denominatore, un punto in comune che unisce tutte le sue storie in uno schema complesso ed intrigante. A far da sfondo è sempre una Londra poco ambita, quella abitata dalla classe operaia, quella sporca e decadente dove le persone che la abitano tentano di sopravvivere. Ad essere protagonista – prima in Peaky Blinders, ma anche in Grandi Speranze e in Taboo – è l’ambizione, la voglia di costruire qualcosa di migliore sebbene si parti da un punto molto in basso della scala sociale. La lotta di classe i protagonisti di A Thousand Blows la vincono a colpi di sogni e tenacia.

Indice

• La trama
• Quando gli opposti si attraggono
• Un velo di nostalgia

La trama – A Thousand Blows, la recensione

Hezekiah e Alec, due fratelli, sono appena arrivati a Londra dalla Giamaica. Il maggiore sogna di fare il domatore di leoni e si è messo in viaggio dopo essere stato assunto allo zoo, il più giovane lo ha seguito accecato dalla speranza di una vita migliore. Tutto cambia quando Alec (Francis Lovehall) inizia a sentire la pressione di un futuro incerto ed Hezekiah (Malachi Kirby) scopre che non è stato assunto per fare il domatore, ma come parte stessa dell’attrazione. Senza soldi o prospettive, Hezekiah si avvicina a Mary (Erin Doherty), leader di una banda di ladre, e diventa un pugile di spicco in poco tempo, attirando l’attenzione e l’ira di Sugar, il pugile più famoso di Londra ovest.

Quando gli opposti si attraggono – A Thousand Blows, la recensione

Knight è un maestro quando si parla della scrittura dei personaggi e di inserirli in un universo narrativo solido e sfaccettato. Il miglior pregio della serie è la circolarità degli eventi che è caratterizzata dagli opposti che si scontrano. L’esempio più lampante è dato da Hezekiah e Sugar: entrambi pugili, entrambi hanno motivazioni che li portano sul ring, ma sono agli antipodi. Hezekiah rappresenta la speranza per un futuro migliore, la voglia di cambiamento, di viverlo ma anche di esserlo in prima persona, un cambiamento che parte anche da lui e anche se si scontra con la cruda realtà, Hezekiah è un ottimista.

Sugar è un uomo duro, temprato da una vita da pugile che si vede all’improvviso portar via la reputazione e la nomina. Ma non è soltanto questo. L’incontro con Hezekiah lo mette di fronte alla sua paura più grande: quella del cambiamento. Sugar vuole battere Hezekiah per riassumere il controllo, per avere la flebile speranza che il cambiamento non sia in atto. Un uomo giovane che si sta costruendo una carriera contro un uomo che è al tramonto della sua e che non riesce ad accettarlo; Hezekiah ha un fratello premuroso e si coprono le spalle a vicenda, Sugar è il fratello egoista e testa calda, Hezekiah vuole costruire, Sugar distrugge e si autodistrugge.

Un velo di nostalgia – A Thousand Blows, la recensione

A mettere quasi in ombra il fulcro della serie è la storyline dedicata alle Forty Elephants, un gruppo – davvero esistito, come sono reali la maggior parte dei personaggi – di ladre che devono la loro fama all’abilità nell’estorsione, ai furti e ai taccheggi. A capo di questa organizzazione c’è Mary, la mente e leader del gruppo. Mary ha molto a che spartire con Hezekiah: entrambi ambiziosi, entrambi appartenenti ad un basso ceto sociale, entrambi discriminati devono lottare per ottenere quello che vogliono.

E se Hezekiah ha Sugar come suo antagonista, Mary viene ostacolata da una madre rigida e severa che non crede in lei. Caratterialmente, Mary ha molto in comune con Tommy Shelby il che rende, forse non volontariamente, A Thousand Blows coperta da un velo di nostalgia. A Thousand Blows è un ottimo esempio di scrittura, suspense e una struttura narrativa intrigante. Tutto è al suo posto: la storia è affascinante, i protagonisti si muovono in un mondo concreto e coerente, i personaggi godono di una scrittura raffinata e curata, immersi in un’atmosfera che ricorda i precedenti lavori di Knight mantenendo però un’identità propria.