Addio al nubilato: recensione del film di Francesco Apolloni su Prime Video
Arriva su Prime Video una commedia italiana tutta al femminile
Èdisponibile da mercoledì 24 febbraio su Amazon Prime Video Addio al nubilato, la nuova commedia diretta da Francesco Apolloni di cui vi proponiamo la recensione. Il film si basa sull’omonima pièce teatrale dello stesso Apolloni che qui firma la sceneggiatura a quattro mani con Fabrizio Nardi. Con Addio al nubilato Amazon Prime Video porta nel catalogo un altro tentativo del cinema italiano di proporre sottogeneri da noi poco praticati. È successo qualche mese fa col thriller all’americana Il talento del Calabrone di Giacomo Cimini; succede ora con un sottogenere della commedia che a casa nostra si vede poco. Il filone in questione è quello che esplora in chiave comica i folli festeggiamenti che precedono un matrimonio. Il modello di riferimento immediato è la saga di Una notte da leoni; qui i leoni sono leonesse ma lo schema di partenza è quello.
Chiara, Linda, Akiko, Vanessa ed Eleonora sono amiche dai tempi del liceo ma con gli anni si sono un po’ perse. Quando Chiara rientra dagli Stati Uniti per il suo matrimonio organizza un addio al nubilato coi fiocchi per le sue quattro amiche. La notata segue lo schema di una caccia al tesoro, con tappe legate ai loro ricordi dell’adolescenza. Lo scopo è quello di ritrovarsi e tener fede alla promessa fatta da giovani di esserci sempre. Protagoniste di Addio al nubilato sono Nina Fotaras, Laura Chiatti, Jun Ichikawa, Chiara Francini ed Antonia Liskova. Impegnati in ruoli secondari ci sono Adrian Gaeta, Thierno Thian ed il co-sceneggiatore Fabrizio Nardi. Vediamo nella nostra recensione di Addio al nubilato se valga o meno la pena dare una possibilità al film e se Francesco Apolloni è riuscito nell’intento di introdurre qualcosa di nuovo nel panorama cinematografico nostrano.
Indice:
Analisi – Addio al nubilato, la recensione
Come accennato in apertura della nostra recensione, Addio al nubilato è un tentativo di portare in Italia un sottogenere comico da noi poco praticato. L’idea, sulla carta, funziona ed è apprezzabile la voglia di percorrere strade nuove in un panorama spesso troppo poco variegato per temi e linguaggi. L’addio al nubilato è lo spunto da sviluppare con mano pesante, trovate comiche volutamente esagerate e un pizzico di trash ben studiato. Il valore aggiunto dovrebbe essere invece la declinazione tutta al femminile di tali elementi; con l’aggiunta di un sottotesto più serio e profondo e persino una morale finale. I problemi sorgono nel momento in cui ci si rende conto che Francesco Apolloni non tiene fede alle premesse teoriche e sforna nella pratica un film piuttosto confusionario. E a risentirne, oltre al film in genere, è soprattutto il ritratto delle protagoniste.
Le quattro amiche sono caratterizzate poco e male, con pochi “cenni biografici” all’inizio del film, qualche flashback e troppi luoghi comuni. Ciascuna delle quattro dovrebbe rappresentare una tipologia di donna; peccato che queste tipologie già riduttive di per sé siano anche poco credibili, perfino per una commedia con questi toni. Il tratto principale in comune è il desiderio, sin dall’adolescenza, di non essere signore. Questo viene spiegato tramite un uso reiterato e ripetitivo della canzone Non sono una signora di Loredana Bertè la quale, peraltro, compare anche in un cameo. In una commedia pura si può sorvolare sul fatto che la profondità dei personaggi non sia al centro della narrazione; è meno facile invece passarci sopra quando tramite il comico si vuol veicolare una morale, lanciare un messaggio. Addio al nubilato non graffia, non convince, non si fa prendere sul serio e, purtroppo, non fa nemmeno divertire come vorrebbe.
Considerazioni tecniche – Addio al nubilato, la recensione
In Addio al nubilato Francesco Apolloni schiera in campo una serie di elementi comici e non che dimostra di non saper padroneggiare o tenere a bada. C’è largo uso di volgarità gratuite variamente declinate, spesso pretestuose e neanche lontanamente divertenti. Lo humour strizza più volte l’occhio al politicamente scorretto e alla dissacrazione; ma senza controllo e senza ironia tagliente manca l’obiettivo. L’esagerazione è elemento chiave in questo tipo di commedia; quando non se ne fa un buon uso, però, quel che vorrebbe essere divertente diventa solo ridicolo, se non addirittura imbarazzante. Non va meglio quando alle trovate umoristiche si coniugano riflessioni più rilevanti, senza soluzione di continuità nei toni; il passaggio dal registro comico a quello più profondo e serio è troppo brusco e spesso non porta a nulla.
Le attrici protagoniste fanno il meglio che possono con una scrittura che le sacrifica e le relega nel ruolo di macchiette. Soprattutto Chiara Francini ed Antonia Liskova sono artefici dei rari dialoghi e delle poche battute davvero divertenti. Francini in particolare ha un personaggio nelle sue corde, di cui riesce ad esaltare i tratti più sguaiati in maniera piacevolmente cinica. In generale l‘amalgama del cast è riuscita, c’è una bella sintonia e ciascuna delle interpreti riesce a colmare i difetti macroscopici di una sceneggiatura che è una briglia strettissima. Superficiale e per certi versi poco credibile anche il finale che mette in scena come una sorpresa quella che in fondo una sorpresa non è. Apolloni tira le fila di fretta e lascia ancora una volta le amiche in una palude di retorica e luoghi comuni.
Conclusioni – Addio al nubilato, la recensione
Luoghi comuni, stereotipi e troppa superficialità sono mancanze macroscopiche che impediscono ad Addio al nubilato di funzionare. Soprattutto quando il messaggio finale vuol essere un inno al godersi la vita perché non si sa mai quello che potrebbe succedere; un invito a sfruttare al massimo il tempo nonostante le frustrazioni e le difficoltà. Difficoltà che le protagoniste hanno e mettono in luce, ma che a conti fatti si traducono in uno sterile ritratto di donne nevrotiche, perennemente insicure e perlopiù infelici. Apolloni non rende un servizio migliore all’universo maschile, popolato di figure esclusivamente negative. Basti pensare alla figura di El Tigre, macchietta tanto inutile nelle dinamiche narrative quanto offensiva come tipo umano. Fa eccezione in questo senso il personaggio dell’autista “Ambrogio”, l’unico a salvarsi in un pullulare di maschi dai tratti grotteschi e svilenti.
Avviandoci verso la conclusione della nostra recensione di Addio al nubilato, ci sentiamo di sconsigliarvi la visione di un film che non porta nulla di nuovo e che non rende merito né ai suoi modelli di riferimento né alla commedia in generale. Ed è un peccato perché una commedia a doppio binario fra umorismo caustico e riflessioni serie innestata su un sottogenere poco praticato in Italia avrebbe potuto funzionare anche piuttosto bene. Invece Addio al nubilato vuol essere dissacrante e non ci riesce, cerca di risultare pungente e sembra solo stanco e ripetitivo. Prova a introdurre temi importanti e delicati (il razzismo, l’accettazione dell’omosessualità, i traumi mai superati) e non sa come portarli avanti. Si salvano le interpreti, vere e proprie ancore di salvezza in un film in cui, da salvare, c’è ben poco.
Addio al nubilato
Voto - 4.5
4.5
Lati positivi
- L'amalgama del cast
- Il personaggio di Chiara Francini funziona
Lati negativi
- Troppi luoghi comuni, stereotipi e clichés nella sceneggiatura
- Confusionario e mai efficace