Alita – Angelo della battaglia: la recensione del film di Robert Rodriguez
Ecco la recensione di Alita, adattamento cinematografico dell’omonimo manga giapponese
Alita Angelo della battaglia recensione – L’anima del cyborg
Alita – Angelo della battaglia ci proietta in una dimensione che ricorda molto un Blade Runner in chiave cameroniana, dove la giovane Alita incarna l’emblema dell’eroina outsider. Tutto ciò si traduce nel concreto in un’avventura a tratti al limite dell’epilessia, divertente e nella quale inseguimenti e lotte vengono rappresentati con un dinamismo travolgente.
Ciò avviene soprattutto grazie alla cura grafica sbalorditiva dietro questa pellicola. Lo stesso viso di Alita, con gli occhi più grandi del normale proprio per omaggiare l’omonimo manga, risulta umano, credibile e ricco di sentimento. Rosa Salazar in questo ha contribuito significativamente, donando anima e personalità alla giovane cyborg e dando prova di buone abilità recitative. Eccellente anche il resto del cast, con una sfilata di premi Oscar composta da Christoph Waltz, Jennifer Connelly e Mahershala Ali, quest’ultimo particolarmente ispirato nel dare ulteriore dimostrazione della sua versatilità.
Alita Angelo della battaglia recensione – Rodriguez – Cameron, questione di chimica
Il connubio Cameron – Rodriguez nasce in modo piuttosto curioso. James Cameron venne a conoscenza subito del manga di Alita, scritto da Yukiyo Kishiro. Ciò che negli anni 90 però fermò il suo processo creativo fu la mancanza di tecnologie tali da rendere al meglio il mondo che lui aveva in serbo per il film. Successivamente però, con l’avvento della tecnologia adatta per realizzare il progetto, Cameron si ritrovò tuttavia rapito totalmente dalla realizzazione di Avatar. A questo punto, privo di tempo ma comunque volenteroso di vedere nascere Alita – Angelo della battaglia ad ogni costo, Cameron chiese l’aiuto del suo collega ed amico Robert Rodriguez affinché curasse la regia del film. Il regista pulp naturalmente accettò senza esitazione ed oggi possiamo finalmente vedere i frutti di questa alchimia tra i due cineasti.
La mano di Rodriguez è timida lungo la pellicola ma si percepisce, nonostante avesse potuto metterci molta più personalità. Allo stesso modo come si avverte durante la visione quel forte senso di colossal, proprio dei film di Cameron. Il risultato è un connubio artistico curioso che genera un prodotto finale molto valido al livello visivo e narrativo.
Alita Angelo della battaglia recensione – Conclusioni
Concludiamo la recensione con qualche osservazione. Robert Rodriguez con Alita si allontana un po’ dallo stile dei suoi film pulp di culto quali ad esempio Sin City o Dal tramonto all’alba. Piuttosto il Rodriguez che troviamo in Alita ricorda più quello di Spy Kids o Le avventure di Sharkboy e Lavagirl in 3-D. Alita – Angelo della battaglia è quindi impostato come un film tutto sommato per ragazzi (anche perché la violenza grafica presente è decisamente tollerabile, nulla di traumatizzante). Inoltre il finale della pellicola anticipa l’uscita di un sequel, lasciando presagire la probabile nascita di una saga, negli anni a venire. Il film è valido e divertente, probabilmente difetta nello sviluppo della trama, dato che vengono concentrate forse troppe cose in 2 ore di durata.
Ciò fa si che ci sia poco tempo per conoscere a fondo i numerosissimi personaggi secondari, che manchi uno sviluppo approfondito delle sottotrame e che si abbia l’impressione di un film che corre troppo veloce. Nonostante ciò, l’impatto visivo del film (soprattutto se visto in 3D) è notevole e la storia tutto sommato è molto avvincente.
Alita - Angelo della battaglia
Voto - 7
7
Lati positivi
- Perizia grafica eccezionale
- Molto dinamico e divertente
Lati negativi
- Poco approfondimento delle sottotrame e dei personaggi secondari
- Troppe informazioni concentrate tutte insieme