All my friends are dead: recensione della commedia horror targata Netflix

Un prodotto divertente dalle parti della commedia nera e lo slasher movie

Miscuglio di generi, dalle parti della commedia nera e ispirato allo slasher movie, All my friends are dead è il nuovo film targato Netflix di cui vi proponiamo la recensione. Il regista polacco Jan Belcl esordisce con un prodotto moderno, che riprende tutti gli stilemi del cinema teen americano, per piegarli alla costruzione di una trama di stampo horror divertente e ben congegnata. Il film fa ridere e intrattiene, regalando un’ora e mezza di piacevole idiozia, sostenuta da un comparto registico all’altezza. Un film adatto quindi a una serata di svago, non privo però di un proprio messaggio rivolto allo spettatore. La principale tematica proposta dal film infatti è una riflessione sulla sessualità. Sessualità repressa, ricercata e poi sfogata. È appunto nell’individuazione di una propria direzione che questa potente energia crea problemi e guai. All my friends are dead è disponibile nel catalogo Netflix dallo scorso 3 febbraio.

La trama è semplice. Due poliziotti, uno giovane alle prime armi, e uno più anziano che ne ha viste tante, si ritrovano per un caso di omicidio. Il luogo del misfatto è una villa, dove vengono trovati moltissimi ragazzi, uccisi nelle maniere più disparate. Tramite un flashback vediamo quello che è successo la notte prima. I fatti sono avvenuti la notte di Capodanno, e la storia inizia mentre si svolge la festa. Il padrone di casa, un ragazzo di nome Marek, accoglie gli invitati e con la scusa di presentare loro i suoi amici veniamo a conoscenza dei protagonisti della storia. Dopo questa carrellata, sappiamo che nel mezzo dei molti legami e le relazioni presentati, ci sono anche delle asperità, frustrazioni e rancori più o meno sopiti. Questi esploderanno in maniera violenta e buffissima con l’avvicinarsi della mezzanotte, con numerose gag condite dal trash più sfrenato.

Indice

La struttura narrativa – All my friends are dead, la recensione

Sin dalle fasi iniziali della pellicola siamo posti di fronte ai più classici tòpoi della commedia teen americana. Abbiamo i due amici nerd, il cui scopo è trovare avventure sessuali che però non riescono a procurarsi; la donna matura in compagnia del suo toy boy e la coppia in crisi, composta da un wannabe rapper e una ragazza “spirituale”, fissata con gli oroscopi e le energie dell’universo.  Ci sono il playboy che fornisce consigli non richiesti sul sesso, la coppia con problemi sotto le lenzuola e un giovane mormone tentato dal sesso prematrimoniale. C’è il ragazzo omosessuale “in incognito” e quello sensibile appena uscito da problemi di droga. L’unico personaggio a cui viene riservata una certa complessità si trova nella figura del fattorino delle pizze, laureando in neurofarmacologia e con la madre malata, il quale svolge un lavoro malpagato per pagarsi gli studi.

Questo proliferare di macchiette, di figure stereotipate, è funzionale ai fini dello sviluppo del trama. Infatti grazie al riconoscimento immediato dei personaggi, intuiamo subito quali possano essere gli espedienti narrativi del racconto. Inizialmente questa impostazione improntata allo stereotipo può risultare poco originale, ma non è del tutto così. Il divertimento che il film ricerca infatti non sta tanto nell’analisi della psicologia dei personaggi, quanto nell’immaginare le messa in scena della morte degli stessi. Questi ultimi infatti muoiono nelle maniere più disparate. Alcuni sono fulminati da scosse elettriche, altri colpiti da accette in raptus omicidi, o stroncati da cadute improbabili. È buffo e divertente trovare in questi ragazzi la modalità che porterà alla sua definitiva dipartita. È qui che troviamo le più classiche suggestioni di genere: un insieme di elementi che vanno dallo slasher movie allo splatter, passando dalla sopracitata commedia teen americana.

All my friends are dead recensione 1

All my friends are dead. Aurum Film

Analisi – All my friends are dead, la recensione

Come accennato, le influenze cinematografiche della pellicola sono le più disparate. Si parte dallo slasher movie, con gli ovvi riferimenti alla saga di Scream, oppure di cult come La Casa di Sam Raimi. La differenza sostanziale con All my friends are dead, è che il nemico che uccide non si trova in serial killer o entità demoniache, quanto nella stessa personalità dei ragazzi coinvolti nel massacro. L’elemento disturbante si individua quindi in una sessualità distorta o male indirizzata, vero motore dell’impulso di morte incriminato. Bisogna ammettere che questo aspetto viene ribadito in maniera netta dalla pellicola. Non si lascia infatti tanto spazio all’interpretazione. Il messaggio viene affidato al fattorino delle pizze, che lo espone in uno spiegone finale. Con una metafora sulla chimica, si coglie l’occasione per paragonare le relazioni raccontate alle leggi di attrazione e repulsione. È possibile rivalutare quanto narrato secondo questa prospettiva, trovando punti di vista inediti.

Il vero punto di forza del film però è l’umorismo: un umorismo trash ricco delle gag più idiote e demenziali. Consigliata a questo scopo la visione in lingua originale, meritoria di un maggior rispetto dei tempi comici. Si parte dal detective che bolla il massacro avvenuto con un semplice e ironico “Qualcosa è andato storto”, passando dal mormone che ha delle visioni di un buffo Gesù ad ammonirlo riguardo la sua condotta. Andando avanti, tutto migliora con la prima morte; da qui infatti si ha un crescendo di situazioni incredibili che si risolvono nello splatter. Carina la citazione a Shining, come la morte di massa per folgorazione. Sono tutte scene girate e montate benissimo, merito di un comparto tecnico quasi sempre all’altezza. Non si tratta in ogni caso di sequenze destinate alla storia del cinema, ma passaggi da ricordare con simpatia, e degni di un’eventuale seconda visione.

All my friends are dead recensione 2

All my friends are dead. Aurum Film

Considerazioni finali

Andando verso le battute finali della nostra recensione di All my friends are dead, è utile considerare un altro punto di vista, suggerito dal finale del film. Senza rivelare troppo, troviamo tutto il cast impegnato in una cerimonia che avviene in un’altra dimensione, quasi ad immaginare un universo alternativo in cui avvengono i fatti della pellicola. In questo segmento troviamo anche una bella rivisitazione delle scenografie e dei costumi. Questi ribaltano l’estetica dark presentata fino ad ora. I personaggi infatti sono vestiti di bianco e si muovono in una villa dai colori luminosi. Questo serve per suggerire, di primo acchito, la possibilità di un modo di vivere diverso, più sereno e non intaccato dal male. Eventualità solo suggerita, perché in un divertente cliffhanger finale, comprendiamo che un mondo idealizzato depurato dal male è solo un’utopia. I disagi causati da una sessualità distorta infatti sono sempre in agguato.

In definitiva, All my friends are dead è un film divertente da vedere in compagnia, un prodotto seducente che regalerà un’ora e mezza di divertimento assicurato. Un film capace di accendere l’entusiasmo, presentando un cast corale di figure tipiche della commedia teen americana. Queste, risultando immediatamente riconoscibili, ci portano nella classica area della comfort zone. Non si tratta di un film dalle tematiche particolarmente profonde, e sicuramente il target dell’opera non è il fruitore di un cinema più impegnato, magari abituato all’analisi di simbologie particolari. Tutto quello che ci viene presentato infatti ha una definizione netta e precisa che non lascia spazio alle interpretazioni. Non è questo però lo scopo del film. La pellicola vuole far ridere e divertire grazie ai toni tipici della commedia, e magari regalare qualche brivido grazie a una buffa estetica splatter e alle suggestioni di genere. Consigliato allo spettatore che soddisfi queste premesse.

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All my friends are dead

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Prodotto divertente e dall'umorismo trash
  • Numerose suggestioni dal genere horror e slasher

Lati negativi

  • Tematiche a volte povere di contenuti

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