American Sniper: la recensione del film di Clint Eastwood
Su Netflix uno degli ultimi film diretti da Clint Eastwood, con Bradley Cooper e Sienna Miller
Nel 2014 uscì nelle sale di tutto il mondo il trentasettesimo lungometraggio diretto dal Maestro Clint Eastwood, basato su una storia vera. Bradley Cooper interpreta Chris Kyle, un cecchino della Navy SEAL. La sua interpretazione gli è valsa la terza nomination agli Academy Awards, come miglior attore protagonista. La sceneggiatura è stata invece adattata da Jason Hill, mentre la fotografia è ad opera di Tom Stern, storico collaboratore di Eastwood. La pellicola ha ricevuto sei candidature all’Oscar, tra cui miglior film. In totale ha vinto però solo un premio, per il miglior montaggio sonoro.
American Sniper è una storia di coraggio, dedizione per la patria e senso del dovere. Ma tratta anche argomenti come la perdita del senso della realtà, il disagio più profondo e una grande, incolmabile tristezza. La vita di questo eroe americano è raccontata dal regista pluripremiato con una grande rispetto, ma anche con una professionalità degna del suo nome. Ecco quindi American Sniper: la recensione.
American Sniper: la trama
Chris Kyle è un aspirante cow-boy del Texas, cresciuto con gli ideali standard americani: patriottismo, senso della giustizia e protezione dei propri concittadini. Dopo aver sviluppato il talento e la passione per la caccia fin da piccolo, spende molto tempo con suo fratello nei rodei. Una sera torna a casa e trova la sua fidanzata a letto con un altro. Da quel momento in poi scatta qualcosa in lui, un senso di cambiamento che diventa una priorità assoluta.
Guidato dal senso del dovere e dal desiderio di prendere in mano la sua vita, si arruola nei Navy SEAL, il corpo d’elite della Marina Militare statunitense. Trovato il suo posto nel mondo, nel suo cammino incontrerà anche la sua futura moglie, Taya (Sienna Miller). Tutto sembra perfetto, fino a quando la guerra contro l’Iraq inizia, e Chris, neosposo, è costretto a partire.
Subito le sue doti da cecchino spiccano, e si guadagna il soprannome di Leggenda. La vita di Chris, con la guerra, cambia radicalmente. Gli orrori a cui assiste, ma soprattutto ai quali partecipa, lo segneranno profondamente, non facendolo mai tornare in se stesso. A farne le spese sono principalmente sua moglie e i suoi figli, che la donna sarà costretta a crescere da sola.
Dopo aver dato la caccia, e finalmente ucciso – con un colpo sparato da circa due chilometri di distanza – Mustafa, il miglior cecchino iracheno, Chris decide di abbandonare la vita da militare. La morte di due dei suoi compagni, ma soprattutto lo sconforto di sua moglie, gli hanno infatti aperto gli occhi su ciò che comporta realmente la sua missione di vita.
American Sniper: la tecnica
Clint Eastwood, nel corso della sua premiatissima e longeva carriera, non ha mai nascosto il patriottismo imperante nelle sue pellicole. A partire dai western, genere che lo ha reso celeberrimo, prima come attore e poi come regista. Nelle opere che si discostano da cow-boy e indiani, però, la gloria dell’America viene mostrata utilizzando altri stratagemmi e tecniche diverse.
La scelta di celebrare il più grande cecchino mai esistito non poteva quindi essere più azzeccata per il Maestro. Attraverso gli occhi e l’operato di Kyle, Eastwood omaggia non la guerra, ma il patriottismo più puro. E lo fa anche dal punto di vista tecnico, proponendoci il militare sdraiato a pancia in giù mentre prende la mira, o addirittura la sua visuale attraverso la soggettiva del mirino.
Il regista non si limita ad una singola tecnica, ma sfrutta la sua incredibile esperienza a favore delle migliori soluzioni narrative. La camera in movimento, per esempio, viene utilizzata quasi esclusivamente nelle scene più dinamiche, come le imboscate o le sparatorie. Dal primo piano, utile per soffermarsi sulle espressioni dei militari, ai piani americani, che riprendono la scena nella sua totalità. Non mancano inoltre le panoramiche, soprattutto dall’alto, le quali si soffermano sulle ambientazioni apocalittiche di una città in guerra. La fotografia ci regala inoltre alcune immagini da brivido, come i tramonti iracheni, un cliché dei film di guerra, ma sempre d’effetto.
Bisogna tuttavia dire che, probabilmente, gli aspetti tecnici a spiccare maggiormente sono il sonoro e le interpretazioni. Non è casuale l’Oscar per il miglior montaggio sonoro, e nemmeno la nomination per il miglior sonoro, due aspetti fondamentali e gestiti alla perfezione. Interessante la fotografia, che ha dovuto sostenere prove difficili come le riprese nel mezzo di una tempesta di sabbia.
American Sniper: la psicologia
Bradley Cooper incanta lo spettatore con la sua interpretazione, quasi maniacale in alcuni tratti. Impressionanti alcune scene in cui recita solo con gli occhi, una delle imprese più difficili per un attore. Il suo non è certamente un ruolo semplice, e man mano che il film prosegue è sempre più evidente. La dinamica psicologica che si sviluppa attorno a Chris cambia con il passare del tempo, fino a trasformarlo completamente. Da tipico ragazzo texano diventa un killer letale, che vive solo per proteggere il suo popolo. Da aspirante cow-boy diventa la Leggenda.
Questa trasformazione si attua anche all’interno della sua testa e del suo corpo. L’amore profondo per sua moglie e per la sua famiglia passa in secondo piano di fronte all’esigenza di difesa imminente nei confronti del suo paese. Il suo immenso patriottismo gli farà pagare lo scotto più grande, ossia quasi perdere gli affetti che ha faticosamente acquisito nel corso della sua vita.
Ma non solo. Infatti, con l’accumulo degli orrori vissuti in prima persona, Chris perderà completamente il senso della realtà. Clint Eastwood sa bene come rappresentare un profondo disagio psicologico, presente in molti suoi capolavori, come Mystic River. Vediamo il soldato, ormai ‘libero’ dalla guerra, nell’atto di fissare il televisore spento. Nonostante l’apparecchio non trasmetta nulla, nella sua testa rivive i rumori strazianti del conflitto, tra cui spari, esplosioni e urla disperate.
Ormai Chris è lontanissimo dalla realtà, e di conseguenza dalla sua famiglia. Sienna Miller è molto abile nell’interpretare la frustrazione di una moglie e una madre al limite dell’abbandono. La donna, infatti, si sente lasciata sola dal marito, e ciò peserà non poco sull’intera famiglia. Kyle decide quindi di sottoporsi ad una terapia, che consiste nello stare insieme a degli ex militari rovinati dalla guerra. La situazione migliorerà, fino al giorno del tragico evento che porterà alla sua dipartita.
American Sniper: conclusioni
Clint Eastwood costruisce un film tipicamente americano, basato sulla vita di un perfetto americano. Il lungometraggio si apre con un carro armato e si conclude con una porta che viene chiusa. Successivamente le vere immagini del funerale di Chris Kyle, seguito con passione da moltissime persone, mentre scorrono i titoli di coda.
Non mancano i riferimenti alla religione, fondamento ferreo della vita del soldato. È presente l’immagine delle Torri Gemelle, in fiamme, che vengono fissate con occhio atterrito e attento dalla futura Leggenda. Il regista non si risparmia inoltre scene di una crudeltà forte ma necessaria, come la tortura ai danni di un bambino attraverso un trapano arrugginito. La verità della guerra traspare senza filtri, senza addolcimenti.
American Sniper, in conclusione, è un film forte, estremamente duro, ma straordinariamente vero. Tutto, a partire dalla regia, passando per il cast e per finire con la scenografia, è azzeccatissimo. La storia di Chris Kyle viene inoltre raccontata seguendo la trama degli eventi, senza particolari abbellimenti di sceneggiatura.
Insomma, la pellicola di Eastwood è uno di quei film che vanno visti almeno una volta nella vita, per lasciarsi catturare da una storia vera, ben raccontata e universalmente apprezzata.
American Sniper
Voto - 8.5
8.5
Lati positivi
- Regia molto attenta
- Interpretazioni notevoli
- Sonoro perfettamente strutturato
Lati negativi
- Visione prettamente americana