Fiori d’acciaio: analisi del film da vedere per la festa della donna
Ecco l’analisi di fiori d’acciaio, una storia tutta al femminile da non perdere in occasione della festa della donna (SPOILER ALERT!)
Fiori d’acciaio (Steel Magnolias) è un film del 1989 – presente anche su Netflix – diretto da Herbert Ross e tratto dall’omonimo dramma teatrale di Robert Harling, che ne ha curato la sceneggiatura. È una pellicola quasi corale, che dà voce alle vicende di sei donne molto diverse tra loro. Le storie, le paure ed i segreti che le donne si rivelano vengono custoditi dal loro luogo di ritrovo: il salone di bellezza di Truvy Jones. Perché recuperare questo film per la festa della donna? O meglio, perché focalizzarsi proprio su un film che ha il suo focus su sei donne che con più o meno frivolezza chiacchierano tra una manicure ed un taglio di capelli?
La risposta è semplice. Nonostante il presupposto, se vogliamo, anti-femminista per il mondo d’oggi, che allontana le donne dagli stereotipi che le vedono concentrate solo sulle frivolezze della vita; “Fiori d’acciaio” mostra un universo femminile che pur prendendo la vita con leggerezza, affronta i drammi della vita con orgoglio e coraggio. Il titolo originario, “Steel Magnolias”, suggerisce infatti come le protagoniste siano sia delicate come la magnolia, sia forti come l’acciaio. Ecco allora la nostra analisi di Fiori d’acciaio, che nel suo cast presenta inoltre grandi attrici del calibro di Sally Field, Julia Roberts, Shirley MacLaine e Daryl Hannah.
Analisi Fiori d’acciaio: film sull’universo femminile
Siamo in Louisiana, nella piccola cittadina di Chinquapin Parish. La pellicola ha inizio in quello che, si dice, sia il giorno più bello della vita: il matrimonio. La giovane Shelby (Julia Roberts) sta infatti per convolare a nozze, e con la madre Mary Lynn (Sally Field) si reca al salone di bellezza dell’allegra, ottimista e biondissima Truvy Jones (Dolly Parton). Lì incontriamo l’ingenua e neo-assistente di Truvy, Annelle (Daryl Hannah); e l’eccentrico duo di amiche Clairee (Olympia Dukakis) – elegante e sofisticata ex “first lady” della cittadina – e la scorbutica Ouiser (Shirley MacLaine).
Mentre Truvy sta acconciando i capelli di Shelby, la ragazza cade in uno stato ipoglicemico: lo spettatore inizia così a comprendere l’apprensione della madre nei confronti della figlia, che è ammalata di diabete mellito di tipo 1; a causa del quale i medici le hanno sconsigliato di avere figli. Questi presupposti logorano la ragazza, che nel giorno più importante della sua vita è già ben consapevole di non poter realizzare il suo sogno più grande: diventare madre. Dopo poche scene, a crisi passata, la Truvy le riaggiusta i capelli e Shelby invita la triste Annelle, appena abbandonata dal marito, al suo matrimonio.
Questo incipit è senz’altro la chiave di lettura dell’intero film. Certo, l’amarezza e la durezza della vita fanno venir voglia di piangere, disperarsi, urlare… ma non si può: si cotonano i capelli, si indossa un abito color rosa caramella e si va avanti con fierezza, che sia verso l’ignoto o che sia la sopravvivenza nella grigia quotidianità.
Fiori d’acciaio: il punto di rottura del film
Abbiamo detto che la solidarietà femminile è uno dei pilastri portanti del film. Tuttavia, esiste un punto in cui essa viene meno: Shelby è incinta. La ragazza lo comunica alla madre, con un sorriso raggiante ma con due occhi spaventati: la felicità di poter diventare finalmente madre, la paura che il suo fisico debilitato dal diabete non glielo permetta. La seconda sensazione prevale sullo spirito di Mary Lynn, che riesce a malapena a congratularsi con la figlia.
Lo scontro tra Mary Lynn e Shelby viene mitigato dalla felicità del padre e del marito di quest’ultima, entusiasti di diventare rispettivamente nonno e padre. Solo Mary Lynn sembra essere davvero consapevole della pericolosità della situazione, ma alla fine riuscirà a stare vicina alla figlia, confortata dalle parole sincere del suo gruppo di amiche: capisce che è impossibile trovare una soluzione, ma che sia fattibile invece concentrarsi sulla pura gioia di quel momento.
Abbiamo definito questa parte del film come “punto di rottura” perché all’apparenza Mary Lynn sembra una madre egoista ed incapace di appoggiare la figlia in una scelta difficile; ma subito dopo ci si renderà conto che la sua dura reazione è dovuta alla perfetta conoscenza di quello che significa affrontare una gravidanza e di quella che è la malattia di Shelby. È così difficile sopravvivere a questo binomio: volontà e possibilità, spensieratezza ed inquietudine, sogno e realtà, magnolie ed acciaio.
Analisi Fiori d’acciaio: la solidarietà femminile (SPOILER ALERT)
Fino ad ora ci siamo perlopiù concentrate sulla figura di Shelby e sul rapporto con la madre, ma ognuna delle sei donne ha una storia da raccontare. Truvy vive un piccolo dramma quotidiano: un marito amorfo, che non la stringe, che non passa tempo con lei, che non stacca gli occhi dal dannato televisore. Annelle è stata abbandonata dal marito, che le ha portato via tutto, specialmente la felicità. Claire, invece, il marito l’ha perso per davvero, ed un amore così non si dimentica facilmente. Ed infine Ouisier, con due matrimoni falliti e tanta solitudine.
Ma l’universo femminile è solidale: la gioia di una diventa gioia per tutte, il dolore di una viene condiviso per alleggerirne il tormentato peso. Ed ecco perché per prima Shelby vorrà condividere i suoi momenti felici: al suo matrimonio Annette incontrerà quello che diventerà il suo futuro marito, quando annuncerà la sua gravidanza metterà in contatto Ouiser con una sua vecchia fiamma… E quando Shelby morirà, il marito di Truvy si renderà finalmente conto di quanto ama sua moglie, e di come non si possa dare per scontato l’esistenza di una persona o di un amore.
Il funerale di Shelby è straziante: Mary Lynn urla e si chiede se il bambino di Shelby si renderà mai conto del sacrificio della madre, si chiede perché la figlia non sia mai riuscita a fare tutto quello che avrebbe voluto fare. Ci sono tanti perché, ma nessuna risposta possibile. E così le sue amiche non risponderanno con una saggia ipocrisia, ma piangeranno con lei, ed infine rideranno con lei. Un sorriso tra le lacrime, perché nonostante tutto bisogna andare avanti. E anche se Shelby non c’è più, rimane tutto il bene che è riuscita a portare agli altri.
Analisi Fiori d’acciaio: il cuore del film nel discorso di Mary Lynn
Dopotutto, le donne sono fiori d’acciaio: tale concetto è presente nel soliloquio di Mary Lynn che vi riportiamo qui sotto, interpretato da una magistrale Sally Field.
Shelby non vorrebbe che noi ci abbandonassimo al dolore. Dovremmo affrontarlo come meglio ci riesce e tirare avanti. Questo mi dice la mente. Vorrei che lo spiegassero al mio cuore. […] Come potevo mollare la mia Shelby? Sono stata là e l’ho asfissiata come sempre, con tutto ciò che la riguardava. Speravo che si svegliasse e litigasse con me. E infine ho capito che non c’era più speranza.
Abbiamo staccato la macchina. Drum se n’è andato, non ce l’ha fatta. Jackson pure. Io lo trovo buffo. Gli uomini dovrebbero essere d’acciaio o che so. Ma c’ero io lì. E tenevo la mano di Shelby. Non c’era alcun rumore. Nè un tremito. Solo pace. Mi rendo conto di quanto sia fortunata, come donna. Ero lì quando quella creatura meravigliosa è entrata nella mia vita. Ed ero lì quando ne è uscita. Sono stati i momento più preziosi della mia vita. Devo andare a casa: chi ha uno specchietto?”