Andor: recensione della serie spin-off di Rogue One

La serie di Gilroy conquista per i toni noir e adulti nel parlare di una società tirannica

Dopo i disastrosi progetti dedicati a Obi-Wan e a Boba Fett, Andor è una boccata d’aria fresca.
Nata come spin-off del famoso quanto adorato dai fan Rogue One: A Star Wars Story, Andor è la serie più adulta e matura dell’intero universo di Star Wars.
Tony Gilroy (già sceneggiatore e regista di Rogue One) ha dato vita a una serie tv dai tratti politici che vuole mettere in luce una delle dinamiche più affascinanti quanto poco approfondite degli altri progetti di Star Wars: la resistenza dei Ribelli e le ripercussioni della dittatura dell’Impero. 
La serie, disponibile su Disney Plus, è già stata rinnovata per una seconda e ultima stagione.

Indice

In una galassia lontana – Andor, la recensione

Ambientata pochi anni prima gli eventi di Rogue One, abbiamo conosciuto Cassian Andor nei panni di un un ufficiale ribelle pronto a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi e far arrivare i piani della Morte Nera alla principessa Leila Organa. Ma prima di questi avvenimenti, Cassian Andor (interpretato sempre da Diego Luna) non era altro che un criminale in perenne fuga e tormentato dagli interrogativi che girano attorno alla morte della sua famiglia.

Andor

Andor. Lucasfilm.

La prima volta che lo incontriamo, Andor sta cercando sua sorella su un pianeta la cui estetica strizza l’occhio a Blade Runner. La sua tappa è un bordello dove, per puro caso (o per meglio dire, sfortuna) si imbatte in due agenti dell’autorità corporativa che uccide dopo una breve collutazione. È così che la sua storia ha inizio, con un avvenimento feroce e repentino che gli cambierà completamente la vita e lo porterà a fare la conoscenza dei Ribelli.

Una serie politica e cruda, dai tratti noir – Andor, la recensione

Lo showrunner punta fin da subito ad un’atmosfera noir, oscura e più matura facendo fin da subito intendere che Andor ha ben poco a che spartire con le altre serie tv che fanno parte dell’universo di Star Wars. Gilroy rinnega in modo fermo e severo qualsiasi accenno al fanservice, alle citazioni tirate e a linee comiche che abbondano negli show targati Disney Plus. Andor è una serie politica che mette al meglio in luce la fazione dei Ribelli e il motore che li spinge ad agire, a rischiare le loro vite e l’incolumità dei propri cari.

Andor

Andor. Lucasfilm.

Per raggiungere l’obiettivo, Gilroy lascia immergere lo spettatore nelle dinamiche dell’Impero, nei livelli sottostanti ai vertici abitati da personaggi che, alla fine dei conto, stanno facendo il proprio lavoro. Un lavoro dettato dalle regole rigidi e inflessibili di una dittatura folle che vuole il massimo potere nelle mani di pochi. Nel mezzo, in una zona grigia e affascinante, risiedono le spie e, tra loro, troneggia forse uno dei personaggi meglio scritti e più carismatici dell’intero universo della Lucasfilm: Luthen Rael, interpretato da un perfetto Stellan Skarsgård.

La psicologia di una dittatura – Andor, la recensione

A differenza di molti altri show di Star Wars, qui L’Impero e l’aura di dittatura che emana viene scandagliato strato per strato, arrivando in profondità. È questo, unita ad un’estetica ben precisa, riconoscibile e allo stesso tempo originale, il punto forte di Andor.
Una narrazione votata alla psicologica di una società il cui motore è l’oppressione. Una psicologia che si focalizza sui personaggi che Andor incontra lungo la strada della ribellione: il già citato Luther, uno dei personaggi migliori dell’intero universo di Star Wars, Dedra Meero che è pronta a tutto pur di scalare i vertici del sistema e Syril, mosso da profondi ideali e a un’invidiabile (se non fosse al servizio dell’Impero) etica del lavoro.

Andor

Andor. Lucasfilm.

Sebbene in Andor la linea che divide il bene dal male sia ben netta e mossa da ideali che giustificano anche gesti estremi, la serie non è costernata da eroi. Cassian per primo viene presentato come un ladro costantemente al verde e la cui unione con i Ribelli è legata solamente alla possibilità di fare molti soldi in poco tempo. Una motivazione che rimane radicata in lui per molto tempo, tutto il tempo che gli è necessario per vivere in prima persone le angherie e le ingiustizie che vivono tutte le popolazioni della Galassia da quando la dittatura ha avuto inizio. 

Un’estetica votata alla storia – Andor, la recensione

Cassian è costantemente riluttante ad ascoltare la chiamata della ribellione e, per convincerlo, ci vogliono tutti gli episodi nel corso dei quali si renderà conto della realtà che lo circonda. Soprattutto la storyline nella prigione ha il difficile compito di mostrare la disumanizzazione dei prigionieri, costretti a duri lavori forzati che porta facilmente alla pazzia. Come già dimostrato con The Mandalorian, la Disney è molto più brava a dar voce a personaggi secondari o a creati da zero. Cassian, con la propria riluttanza e le sfaccettature del suo animo che travalica anche la sottile linea tra il bene e il male, è un protagonista perfetto affiancato da altri perfetti personaggi.

Andor

Andor. Lucasfilm.

Quel che fa la differenza, oltre ad una cura maniacale per una sceneggiatura matura e adulta, è l’estetica. La serie si può tranquillamente dividere per storyline legate tra di loro, ma che hanno luogo in diversi pianeti e ambientazioni: dalle città futuristiche nate da una mente utopistica e distopica, alla prigione di un bianco accecante che richiama un rigore soffocante agli ambienti costruiti da e per gli aristocratici, i livelli più altri della piramide gerarchica della Galassia costituita da grattacieli ariosi e moderni, decorati con dettagli dorati e marmorei.

Conclusione – Andor, la recensione

Avevamo iniziato questa recensione prendendo le distanze dalle due serie tv meno riuscite della Lucasfilm – Boba Fett e quel disastro che è purtroppo stato Obi-Wan Kenobi – da cui Andor non ha nulla con cui spartire. Il motivo principale per cui la storia che Cassian è costretto a vivere è così interessante è che lo showrunner ha saputo immagazzinare in appena dodici episodi tutto quello che i fan, vecchi e nuovi, avrebbero voluto vedere.

Da una narrazione serrata alle conseguenze di una politica posta in mano di pochi ai danni di tutti gli altri, fino ad arrivare a un’estetica che è derivativa, ma che riesce comunque a creare un immaginario proprio. Con questo cambio di rotta, la speranza è che le prossime uscite si avvicinino più a questa formula che è stata accolta molto bene da critica e dal pubblico.

 

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Andor

Voto - 9

9

Lati positivi

  • Un protagonista imperfetto circondato da personaggi meravigliosamente scritti
  • Luthen e l'interpretazione di Stellan Skarsgård
  • l'estetica derivativa, ma che rimane comunque originale e riconoscibile

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