Anna: recensione della serie tv di Niccolò Ammaniti
La serie Sky Original tratta tratta dal romanzo post-apocalittico del 2015
È disponibile per intero da venerdì 23 aprile sulla rinnovata piattaforma NOW, Anna, nuova serie tv Sky Original di cui vi proponiamo la nostra recensione. A partire dalla stessa data i sei episodi sono rilasciati due alla volta ogni venerdì in prima serata su Sky Atlantic. Anna è adattamento (e parziale rivisitazione) dell’omonimo romanzo del 2015 di Niccolò Ammaniti, che oltre a soggetto e sceneggiatura, firma la regia di tutti gli episodi. Ammaniti torna dopo Il Miracolo a collaborare con Francesca Manieri che, anche qui, è co-sceneggiatrice. La serie, a metà fra genere survival e racconto di formazione, si svolge in Sicilia, quattro anni dopo lo scoppio di una terribile epidemia. La Rossa, questo il nome della malattia, colpisce uccidendoli adulti e ragazzi che hanno superato la pubertà, risparmiando i bambini fino all’età dello sviluppo.
In un mondo privo di adulti e dove l’aspettativa di vita non va oltre l’adolescenza, seguiamo le vicende di Anna e del fratellino Astor, rimasti soli dopo la morte della madre. A vestire i panni di Anna c’è la giovanissima Giulia Dragotto, esordiente proprio come il piccolo Alessandro Pecorella che interpreta Astor. Accanto a loro, Elena Lietti, Roberta Mattei, Giovanni Mavilla e Clara Tramontano. Vediamo nella nostra recensione se con Anna Sky conferma la tendenza, ormai consolidata, di portare sul piccolo schermo prodotti seriali di grande valore produttivo.
Indice:
- “Siete fratelli, siete una famiglia”
- Un mondo senza adulti
- Considerazioni tecniche
- Considerazioni finali
“Siete fratelli, siete una famiglia” – Anna, la recensione della serie tv
Quando Maria Grazia (Elena Lietti) contrae la Rossa prima di morire fa in modo di lasciare ai figli quante più indicazioni e strategie possibili. Da quali cibi procurarsi, a come riconoscere le piante, dall’importanza del saper leggere e scrivere a come disporre del suo corpo una volta morta; tutte le informazioni sono racchiuse in un quaderno, il Libro delle cose importanti. Sa che non è abbastanza, che l’esperienza dovranno farsela sul campo, ma è tutto ciò che può lasciare loro. Ma l’insegnamento più importante che Maria Grazia ha da impartire ai suoi figli, ad Anna in particolare, è uno soltanto: “Siete fratelli, siete una famiglia”. Anna ha Astor ed Astor ha Anna; il loro non è sempre un rapporto facile, ma anche quando finiscono per perdersi cercano a tutti i costi la strada per ritrovarsi.
Anna, compresa in un ruolo genitoriale che ha assunto suo malgrado, vorrebbe proteggere il fratello da ogni possibile pericolo. Astor, dal canto suo, è curioso e vivace e vorrebbe scoprire cosa si cela in quel fuori che la sorella gli proibisce di esplorare. E così quando incontra i Blu, un gruppo di bambini assoggettati al potere della loro perfida leader, Angelica (Clara Tramontano), scappa con loro in cerca di una sua dimensione. Ammaniti sfrutta il contesto distopico per raccontare una tappa fondamentale nel processo di crescita: l’affermazione personale, condita da una certa incoscienza e desiderio di ribellione. Una parabola, questa, che acquisisce maggior significato in un mondo dove crescere è di fatto una condanna a morte. Un racconto di formazione sul desiderio e la paura di crescere, che ben si presta a una lettura oltre i confini del contesto della serie.
Un mondo senza adulti – Anna, la recensione della serie tv
Con Anna, col romanzo ancor prima che con la serie, Niccolò Ammaniti si domanda come sarebbe un mondo senza adulti; una “società” in cui bambini e ragazzini devono autodeterminarsi e sviluppare un proprio sistema. Nel romanzo, come nella serie, abbiamo una risposta: in un mondo senza adulti, bambini e ragazzini replicano gli schemi che conoscono, portandoli ad eccessi spesso agghiaccianti. Sono mossi da istinti, non hanno piena contezza delle conseguenze delle loro azioni; vige la legge del più forte, la regola del branco. Quelli che vediamo in Anna sono bambini e adolescenti il più delle volte opportunisti e crudeli, sadici e spietati. In un mondo pervaso da distruzione, con dinamiche sociali alterate, hanno imparato a giocare la morte nel peggiore dei casi e a gestirla nel “migliore”. Tutti i giovani protagonisti, però, anche nelle situazioni più estreme sono rappresentati con un realismo che spiazza e disturba.
E così assistiamo a alla scena di tre bambine, vestite da principesse, che fanno la conta per decidere a chi tocchi amputare un arto; vediamo Anna finire chiusa in una gabbia e addomesticata come un cane perché un suo ex compagno di scuola non sa come gestire la solitudine. Azioni atroci, ma in cui è facile riconoscere tratti tipici dell’infanzia, seppur deviati. Il gioco, l’istinto, il desiderio di appartenere a un gruppo. La serie tv, pur con le dovute differenze, è cruda quanto il romanzo, forte di una sceneggiatura solida e che sa esattamente in quale direzione andare in ogni momento dei sei episodi. Ammaniti mette in scena il suo racconto apocalittico con mano ferma, senza indorare la pillola e senza fare sconti. Sia nello script sia parlando per immagini, Ammaniti racconta la sua distopia rappresentando i suoi giovani protagonisti in un modo del tutto inedito nel panorama italiano.
Considerazioni tecniche – Anna, la recensione della serie tv
Proseguiamo la nostra recensione di Anna passando a una breve analisi dal punto di vista tecnico. Ciascuna storyline e ogni personaggio ha un arco compiuto, completo. Non solo la protagonista, ma anche tutti i personaggi secondari hanno il giusto approfondimento. A partire dal suo amico Pietro, passando per la perfida Angelica fino alla misteriosa Picciridduna (Roberta Mattei), una giovane adulta del tutto immune alla Rossa. Ogni figura secondaria è un contributo fondamentale allo sviluppo della storia; questo sia dal punto di vista contenutistico che sotto l’aspetto tecnico e stilistico. La Picciridduna, ad esempio, non solo ha un ruolo cruciale nel racconto, ma la sua professione di sarta giustifica e motiva alcune soluzioni come la scelta dei costumi. Abiti sfarzosi ed esagerati, come quelli che indossa Angelica, cuciti dalla stessa Picciridduna.
La fotografia, curata da Gian Enrico Bianchi, ha il suo pregio maggiore nell’ottima gestione delle luci sia in esterna che negli interni. In un mondo senza elettricità, Bianchi sfrutta al meglio la luce naturale e le fonti luminose quali candele e torce creando atmosfere suggestive. In questo senso le sequenze migliori si ritrovano nel quarto e quinto episodio; fra la bellezza decadente del palazzo di Angelica e alcune splendide sequenze sull’Etna. Interessante anche la colonna sonora che mescola alcuni brani popolari di musica italiana alle composizioni di Rauelsson dalle sonorità spesso stranianti. Fra scrittura, regia, fotografia e musiche si assiste a a una combinazione riuscita che fa di Anna un altro prodotto Sky di grande valore.
Considerazioni finali
Se Anna funziona per tutte le ragioni elencate poco sopra, lo fa altrettanto grazie alle interpretazioni del cast; un cast composto prevalentemente da attori esordienti. Giulia Dragotto è perfetta nel ruolo della protagonista, di cui riesce a rendere il lato più tosto come quello più tenero sempre con grande credibilità. Ottime anche le prove Alessandro Pecorella (Astor), Giovanni Mavilla (Pietro) e Clara Tramontano (Angelica); tutti a loro volta al loro esordio sullo schermo. Roberta Mattei (Non essere cattivo, Veloce come il vento) dà invece ulteriore prova del suo talento nel ruolo della Picciridduna. Arrivati alla conclusione della nostra recensione di Anna ci sentiamo di promuovere a pieni voti la serie Sky Original consigliandone la visione.
Chi conosce e ha apprezzato il romanzo del 2015 ne ritroverà la forza espressiva e saprà apprezzare anche le poche, inevitabili modifiche (il ritratto del personaggio di Pietro, ad esempio). Il modo esplicito con cui Ammaniti mette in scena la morte, accostando l’infanzia a una dimensione crudele, è autenticamente scioccante. Alcune scene in particolare potrebbero urtare la sensibilità; la regia di Ammaniti, però, accompagna e guida sempre con fare rispettoso. C’è tutto lo spettro delle umane pulsioni in Anna. Tra ferocia, istinti primordiali, morte e paura c’è spazio anche per la memoria, la speranza, la possibilità di una rinascita. Sullo sfondo di una Sicilia che è vera protagonista a sua volta, bellissima e desolata, insieme immaginaria e realistica.
Anna
Voto - 8
8
Lati positivi
- Sceneggiatura solida, soggetto originale, sul piano tecnico spiccano fotografia, costumi e scenografie
- Un cast di giovani esordienti trainato dalla bravissima Giulia Dragotto nel ruolo di Anna
Lati negativi
- Alcune immagini potrebbero urtare la sensibilità