Anora: recensione del film vincitore della Palma d’oro a Cannes 2024

A 3 anni da Red Rocket e da 7 a Un sogno chiamato Florida, Sean Baker torna sul grande schermo con Anora, vincitore della Palma d’Oro al 77º Festival di Cannes. Come molti dei film proiettati a Cannes, Anora è stato presentato alla 19ª Festa del Cinema di Roma nella sezione Best of. Con delle interpretazioni eccelse, a partire dalla protagonista Mikey Madison e dal personaggio a cui presta il volto Mark Eydelshteyn, insieme a un cast di supporto che funziona alla perfezione. Seguendo i canoni della classica rom com, Sean Baker reinventa il genere, combinandolo, con un ottimo risultato, con il dramedy più ironico e divertente. Anora (qui il trailer) è una ventata di freschezza, leggerezza e comicità, ma anche un film che parla di illusione e delusioni, di favole che non esistono e sogni che si infrangono.

Indice

Trama – Anora, la recensione

Anora, che si fa chiamare Ani perché il suo nome completo ricorda troppo la recente immigrazione famigliare dalla Russia, lavora in un night club di New York. Senza sognare troppo ad occhi aperti, a suo agio con alcune colleghe e meno con altre, lei non è al servizio di nessuno, non si intromette in situazioni che non la riguardano, fa il suo lavoro ed è in pace con se stessa. Ma l’arrivo, improvviso e apparentemente simile a molti altri, del figlio di un’oligarca russo che le propone di vedersi anche fuori dal locale, tra party nella sua villa a 3 piani e richieste di esclusiva per una settimana, cambia ogni cosa. Perché Ivan, detto Vanja, arriva in breve tempo a una proposta di matrimonio che è per Ani l’inizio del sogno che non ha mai saputo di desiderare. La ricchezza, i continui viaggi e le infinite possibilità di ottenere tutto ciò che lei a Vanja vogliono, la travolgono completamente.

Anora

Universal Pictures Italia

Senza rendersene conto, si ritrova in una vita che giudica perfetta, dove non le manca nulla e il loro amore è capace di abbattere ogni ostacolo, ogni confine e di aprirle tutte le porte. Ma quando il matrimonio è ufficializzato, il vero baluardo invalicabile è la famiglia di Vanja, che nulla sapeva di questa unione e che ha piani completamente diversi per il figlio. Gli stessi Anora e Vanja hanno forse corso troppo contro il tempo, presi dall’entusiasmo di aver trovato l’anima gemella e con l’illusione che il patrimonio di Vanja permettesse loro di non trovare barriere, nella speranza che tutto si potesse comprare. L’imminente arrivo dei genitori di Vanja lo porta a fuggire da un realtà che lui non vuole affrontare, portando Ani e gli improbabili uomini al servizio della famiglia di Vanja, a cercare il ragazzo per le vie di una New York notturna, carica di vitalità, un’esplosione di luci, un vulcano di emozioni e un vortice di energia.

La prima metà del film è già identificativa di un prodotto perfetto – Anora, la recensione

Anora è un film straordinario, magistralmente interpretato e con una tecnica impeccabile in ogni punto e in ogni forma. Sean Baker riprende i corpi sinuosi e perfetti di donne giovanissime e bellissime che offrono l’esaltazione fisica dei sensi, facendo dell’attesa del piacere, sempre sul punto di svanire e diventare pura astrazione, un qualcosa di empirico e immaginario, pieno di mistero e soggetto all’idealizzazione più fantasiosa. Ognuno è così, tranne Vanja, che appare come un ragazzo giovane, semplice e a proprio agio nella sua condizione più sfarzosa e immatura, alla scoperta di un mondo che vuole iniziare ad esplorare da solo. Anora e Vanja vivono il loro amore tra alberghi di lusso, vasche idromassaggio all’aperto, suite immense, abiti firmati, anelli da 5 carati e un matrimonio a Las Vegas all’insegna dell’ostentazione, della sontuosità e anche di quella opportuna punta di ingenuità. Credendo che ci sia tempo per ogni cosa e che le proprie azioni non avranno conseguenze.

Anora

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Ma l’amore giovanile è fatto di piccole e grandi follie. La sensazione di Vanja di essere ormai abbastanza adulto, padrone del proprio destino e vero proprietario di quella infinita ricchezza di cui dispone, sono, dall’altro lato, il desiderio di Anora di una vita diversa. Non tanto migliore della precedente, ma satura di tutto ciò che non ha mai avuto; di un rapporto che, seppur non approfondito e impreziosito da dubbi che affluiscono da ogni parte fino ad esplodere, trasmette una sincerità, un’emozione e un’impaziente attesa di divertirsi, di distrarsi, di non pensare e di rendere ogni momento indimenticabile. Questa è la prima parte di Anora, scintillante e sfavillante nell’impatto visivo che riesce a creare. Con una fotografia folgorante e un montaggio che rappresentato tutta l’euforia, l’escandescenza, la foga e la passione che lega i 2 personaggi, tra vizi, capricci, impulsi e sogni inespressi. Le scene di Anora brillano di fulgida meraviglia, sia quando la macchina da presa insiste su corpi e anime che si legano, e che portano il proprio amore in giro per il mondo, sia quando passa da una scena all’altra con estrema velocità.

Un genere che cambia e si trasforma – Anora, la recensione

La prima parte di Anora è intensa, viva, rapidissima e splendente. Colori caldi e nitidi illuminano scene capaci di rendere ogni personaggio, ogni situazione, ogni scelta assurda e ogni esagerata pazzia, credibile, simbolo di una giovinezza e di un sentimento al quale basta poco per definirlo tale. Poi tutto cambia, l’idillio si spegne e la realtà che torna prepotente a fare luce, questa volta più spenta e fredda. Perché dietro Vanya e la sua illimitata volontà di andare sempre oltre, c’è qualcos’altro, anzi, in particolare, qualcun altro. Con una fotografia e una regia che si modificano insieme, Anora, che nella prima parte è sublime, sensuale ed erotico, si trasforma nella seconda metà in una commedia sofisticata, fatta di un’ironia tagliente e di un sarcasmo sferzante, tra insulti caricaturali e un’esteriorità ingannevole. I sicari russi, dapprima incutono quel timore che fa tremare per la sorte di un’Anora forte, ma forse indifesa di fronte alla violenza criminale.

Anora

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Quella di coloro che vivono nel puro terrore di deludere colui per cui lavorano, con conseguenze irreparabili. Quegli stessi personaggi si rivelano poi invece decodificatori di sensibilità, compassione, correttezza d’intenti e d’emozione. Il film di Sean Baker diverte senza tornare a quella prima metà quasi opposta, con sequenze che sono più lente e che si riducono a pochi ambienti, tra continui dialoghi dove i personaggi si parlano sopra: urlano, si infuriano e si colpiscono. Facendo sì che tutto diventi più limpido, cristallino e vero come sembrava essere prima. Dall’utopia che crolla, l’illusione che si evidenzia e un sogno infranto, può nascere comunque qualcosa. E la reale consapevolezza non sempre arriva da quella che si credeva essere la felicità. Anora racconta anche questo, senza però darne un’interpretazione unica e uguale per tutti.

Acuto, mordace e agrodolce – Anora, la recensione

La parte finale di Anora, un insieme delle prime 2, entusiasmanti e coinvolgenti con modalità estremamente differenti, mostrano più di un senso e più di un messaggio. È innegabile una presa di coscienza, una connessione con se stessi, un nuovo punto di vista sulle cose, sulla vita, sulle persone e sulle promesse. Anora è originale perché il punto di arrivo, seppur positivo, è traboccante di amarezza, malinconia, nostalgia e sfiducia. Una rassegnazione a livello universale di un mondo che non è mai pronto a mantenere con vigore quella sensazione di serenità, equilibrio, soddisfazione e stabilità. Il viaggio di Ani è circolare e continuo, ma la sua interiorità e il contatto umano con se stessa sono tutt’altro. Quello che ha vissuto, che ha provato e che ora sente è forse la vera sé che aveva lasciato sopita credendo di aver trovato il proprio posto nel mondo, in quella che pensava sarebbe stata per sempre la sua esistenza.

Anora

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La stessa esistenza che hai poi lasciato senza porsi troppe domande, lasciandosi trasportare in una fantasia onirica, e alla quale, in quel momento, era giusto credere. Come è giusto sentirsi sviliti, afflitti e tristi quando un errore di giudizio e valutazione diventa lampante. C’è un tempo per essere ingenui e per fidarsi, e magari un altro per imparare. Anora sembra suggerire come a volte essere forti può essere difficile, come la vera pace con se stessi è accettare di aver sbagliato, di non essersi fatti le giuste domande, di essersi lasciati trascinare. Com’era comunque opportuno fare in quel momento. E com’è opportuno dopo piangere e disperarsi. Per poi tornare più forti di prima e più consapevoli di chi si è e di chi si vuole essere. Se la vita è un turbinio di sorprese continuo, non tutte saranno positive e non tutte saranno negative. Ma, un giorno, potrebbero rivelarsi tutte necessarie.

Anora

Voto - 8.5

8.5

Lati positivi

  • Interpretazioni e tecnica eccezionali
  • Emotivo, divertente e malinconico

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