Ant-Man and the Wasp: recensione del Cinecomic Marvel

Previsto nelle sale a partire dal 14 Agosto 2018, noi di filmpost.it abbiamo visto in anteprima l’ultimo Cinecomic targato Marvel

Ant-Man and the Wasp: recensione – Gli Studios, anche questa volta, non hanno deluso le aspettative; garantendo a noi spettatori una visione piacevole e ricca di movimento. Ovviamente, senza tralasciare la spiccata ironia caratteristica dello Scott Lang di Paul Rudd.
Allo stesso tempo, il film si pone anche come una antologia familiare. E questo grazie ai personaggi di Michael Douglas e Evangeline Lilly, rispettivamente Hank Pym e Hope van Dyne. Le cui vicissitudini si intrecciano e costituiscono il filone portante della trama di Ant-Man and the Wasp.

Ant-Man and the Wasp: recensione del 20esimo film Marvel

La trama

Ventesimo film del Marvel Cinematic Universe, Ant-Man and the Wasp è – ovviamente – il sequel di Ant-Men, film del 2015 firmato, come questo, da Peyton Reed. La storia prosegue prendendo atto post Civil War, ma prima degli eventi di Avengers: Infinity War; inserendosi tra le due pellicole, il film vede il suo protagonista agli arresti domiciliari, ormai lontano – o così si presume – dal mondo dei supereroi. Scott Lang appare, all’inizio del film, concentrato solo a conciliare la sua situazione da recluso con la voglia di fare il padre. E la linea familiare prosegue spostandosi da Scott a Hope e Hank, nella loro spasmodica ricerca di Janet van Dyne, scomparsa anni addietro durante la missione.

E mentre le fila della famiglia tessono il tessuto fondamentale della trama, un nuovo villain si affaccia all’orizzonte; si tratta di Ghost, criminale che ha l’abilità di passare attraverso gli oggetti. La vecchia squadra dovrà ricomporsi per fronteggiare il nuovo nemico; e, se possibile, ricucire rapporti ormai spezzati.

Punti chiave e collegamenti con il MCU

Nonostante il suo essere inserito tra due film chiave del MCU, Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War, il nuovo film di Peyton Reed sembra non dare peso alla cosa. Pochissimi i collegamenti con l’universo cinematografico Marvel, e ancor meno – se non in una chiaro riferimento inserito ad hoc – con l’ultimo sconvolgente capitolo degli Avengers. Tuttavia, ciò non risulta essere uno svantaggio per il ventesimo film degli Studios. Ant-Man and the Wasp si distacca dal suo macro-universo, per rimanere ancorato alla sua personale storyline. Un micro cosmo quasi separato da tutto il resto, che si regge perfettamente in piedi anche grazie al suo spiccatissimo umorismo.

E proprio questo rimane una chiave fondamentale del film. Scott Lang è un personaggio divertente; e come lui lo è anche il Luis di un bravissimo Michael Peña, che nei panni della spalla comica spicca sempre in maniera imponente. A livello situazionale, l’ironia a cui il regista – questa volta senza lo script di Edgar Wright a guardargli le spalle – si affida si evince in particolar modo dai dialoghi. Ben costruiti, decisamente avvincenti e con un grado di intrattenimento molto alto, i dialoghi di Ant-Man and the Wasp ricorrono a volte a delle battute scontate, questo è impossibile negarlo; tuttavia, l’atmosfera in cui questi vengono dilazionati è talmente ben costruita da permettere allo spettatore di sorvolare su tale dettaglio. E, soprattutto, di lasciarsi andare a delle sane risate. Che dopo Infinity War, possiamo anche dirlo, erano quasi necessarie.

Ant-Man and the Wasp: l’importanza della famiglia

Quello che Peyton Reed ha voluto fare nel sequel di Ant-Man risulta evidente fin dai primi momenti della pellicola. Scott e sua figlia; il rapporto tra Hope e Hank, insieme alla spasmodica ricerca di sua moglie – madre di Hope – scomparsa nel Regno Quantico anni or sono. Tutto riconduce a un elemento fondamentale, che nel cinecomic viene ampiamente analizzato: la famiglia.

I rapporti familiari vengono sviluppati con cognizione di causa durante tutto l’arco narrativo; Scott è un padre, e ha preso sul serio il proprio compito. Lo vediamo impegnato a far divertire sua figlia, nonostante la sua situazione non glielo permetta; lo vediamo impegnato a escogitare nuovi modi per passare del tempo con lei. E vediamo sua figlia guardarlo come un eroe; non solo perché Ant-Man è tale, ma perché Ant-Man è suo padre, e questo la riempie di orgoglio.
Allo stesso tempo, il filone familiare – quasi un family drama a tratti – viene ripreso nella costruzione della storyline principale. Il salvataggio Janet van Dyne, una bellissima e bravissima Michelle Pfeiffer, diventa il nodo centrale di tutto il film, canalizzando l’attenzione dei personaggi e mettendo in modo tutta la trama.

CGI ed effetti speciali

Ant-man and the wasp recensione

Con una visione in 3D ampiamente godibile, senza sbavature di sorta, Ant-Man and the Wasp porta avanti con orgoglio la reputazione degli Studios per quanto concerne il comparto tecnico. Con un’ottima gestione degli effetti speciali, in particolare quelli riservati al rimpicciolimento e all’ingrandimento di Ant-Man, e soprattutto della tecnica della computer grafica, il film di Peyton Reed non delude le aspettative. Le scene d’azione sono curate minuziosamente; e la tecnica del ringiovanimento di un attore – in questo caso Michelle Pfeiffer – è stata gestita con notevole perizia. Nel complesso, l’utilizzo degli effetti speciali ha permesso al film di proseguire sulla strada già intrapresa nel 2015, migliorando sotto questo punti di vista anche le piccole pecche che magari erano rintracciabili in un primo lavoro meno all’avanguardia.

La domanda alla fine è una sola: Ant-Man and the Wasp: recensione positiva o negativa? Da parte nostra, il film ottiene sicuramente una promozione. Non a pieni voti, questo è certo, ma supera la sufficienza senza particolari sforzi.

Ant-Man and the Wasp recensione

7 - 7

7

Lati positivi

  • Buona costruzione narrativa
  • Scene d’azione

Lati negativi

  • Villain debole
  • Troppo distaccato dal MCU

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