Antlers – Spirito insaziabile: recensione del film horror di Scott Cooper
Il folklore dei nativi americani è al centro del primo horror diretto da Scott Cooper
Sin dalla sua comparsa, il Covid ha inciso non poco sul mercato cinematografico. Tanti film, le cui date di uscita erano state fissate, hanno dovuto attendere molto prima di giungere nelle sale cinematografiche. Tra queste pellicole, colpite da numerosi rinvii, c’è Antlers – Spirito insaziabile, di cui vi presentiamo la recensione. Il film, uscito nelle sale italiane a ottobre 2021, ha da poco raggiunto il catalogo Star di Disney+. Questa è un’occasione per vedere (e recensire) un horror che aveva destato forte interesse sin dall’uscita del suo trailer. I motivi principali di questo interesse risiedono nei nomi legati al film. In cabina di regia troviamo infatti Scott Cooper (Crazy Heart, Hostiles), mentre tra i produttori figurano grandi nomi come Guillermo Del Toro e David S. Goyer, che di horror se ne intendono. A completare questo quadro interessante c’è anche il cast, che include attori come Keri Russell e Jesse Plemons.
Basato sul racconto The Quiet Boy di Nick Antosca (qui anche sceneggiatore), Antlers unisce elementi provenienti dal folklore dei nativi americani a una storia di personaggi segnati da abusi e traumi personali. L’intenzione di realizzare un horror autoriale si percepisce, come la mano di Del Toro nell’inserire sentimenti ed emozioni in una storia di mostri. Grande spazio viene inoltre dato alla dimensione psicologica dei personaggi e alla costruzione di atmosfere perfettamente cupe. Tali elementi fanno ben sperare, ma Antlers purtroppo non è un film perfetto. La forma infatti finisce col prevalere sul contenuto, causando un forte disequilibrio. Il risultato finale non è da disprezzare, ma rimane forte la delusione per una mancata occasione. Di seguito nel dettaglio la recensione completa di Antlers – Spirito insaziabile.
Indice
La trama – Antlers, la recensione
Julia Meadows (Keri Russell) insegna nella scuola di una cittadina dell’Oregon, dove è nata e cresciuta. Il suo passato però è oscuro e problematico, a causa degli abusi perpetrati dal padre che l’hanno spinta a fuggire e ricominciare. Una volta morto il padre, Julia è tornata nella casa di famiglia, vivendo con suo fratello Paul (Jesse Plemons), lo sceriffo locale. La vita di Julia scorre monotona fino a quando non si accorge delle condizioni di un suo alunno, Lucas. Ascoltando un suo racconto e guardando alcuni suoi disegni, la protagonista intuisce i segni di possibili abusi subiti. Per questo motivo decide di informarsi sulla situazione familiare del bambino; grazie a Paul scopre che Lucas non ha più la madre, mentre suo padre è un drogato che produce anfetamine in una miniera dismessa.
Julia prende a cuore il caso di Lucas e spinge diverse persone a intervenire per cambiare la situazione. La protagonista però non conosce tutta la storia: uno strano male ha colpito il padre di Lucas, il quale si sta gradualmente trasformando in un essere mostruoso. Anche il fratello del bambino, Aiden, non versa in buone condizioni e vive segregato in una stanza insieme al padre. Ben presto questa situazione degenera e una scia di morte inizia a colpire la grigia cittadina dell’Oregon. Julia però non si arrende e senza sosta combatte per salvare il piccolo Lucas da un terribile destino.
Forma e contenuto
Antlers è senz’altro un film che sfrutta uno spirito predatore del folklore dei nativi americani (il Wendigo nello specifico) per narrare le conseguenze di abusi traumatici. L’horror dunque diventa il veicolo per la narrazione delle psicologie tormentate dei protagonisti, in cui i mostri non sono altro che metafore dei traumi di figure segnate da eventi tragici. Il Wendigo tuttavia è inteso nel folklore essenzialmente come la furia della natura contro le azioni dell’uomo. In prima battuta Antlers sembra seguire questa interpretazione, per poi incentrarsi in realtà su contenuti più psicologici. Ed è infatti il percorso di Julia a interessare maggiormente Antosca e Cooper; la donna, da vittima di abusi, si trasforma non senza difficoltà in difensore del piccolo Lucas. Julia dunque combatte per evitare che il bambino viva la sua stessa infanzia traumatica, non ancora elaborata pienamente da lei.
Il contenuto del film è elaborato tramite una forma elegante e visivamente affascinante; a questa si accompagna una rappresentazione senza edulcorazioni di corpi sventrati e dilaniati. A livello visivo Cooper e il direttore della fotografia Florian Hoffmeister contribuiscono in modo impeccabile a catturare la desolazione e la disperazione di quella parte d’America povera e affamata. Il grigio e i colori plumbei invadono l’ambientazione rendendo ancora più cupa l’atmosfera generale. Tecnicamente e formalmente, dunque, Antlers può vantare l’assenza di difetti. In questo lavoro però si inserisce anche una componente splatter, che non nasconde allo spettatore l’orrore di corpi divorati e mutilati. Ciò sembra tradire le intenzioni della narrazione principale, più interessata agli orrori interiori che esteriori. Inoltre è uno degli elementi che denuncia un parziale disorientamento di Scott Cooper di fronte alla componente horror del film.
Gli errori – Antlers, la recensione
Mancanza di un’identità precisa e tradimento delle intenzioni iniziali sono alcuni dei difetti principali rilevati in Antlers. Innanzitutto va osservato come il film pian piano finisca essenzialmente per tradire sé stesso. Per gran parte, l’andamento narrativo è lento e dilatato, interessato a scavare nella psicologia dei personaggi, soprattutto di Julia. Numerose sono poi le ricerche di interessanti composizioni visive, tese sempre ad alimentare la grigia e cupa atmosfera generale. Questo lavoro composto, tuttavia, finisce per scontrarsi con un atto finale da horror tradizionale, o meglio commerciale. Il classico combattimento finale è davvero sbrigativo e in esso compare fin troppo tardi il mostro nella sua interezza, celato ad arte fino a quel momento. Delude inoltre notare come la componente horror della storia sia relegata essenzialmente allo splatter, facendo perdere al film quell’aura da horror autoriale che sembrava voler perseguire.
Antlers, dunque, finisce per risultare disomogeneo e privo di un equilibrio. L’orrore e il dramma non sono legati in modo ottimale, denunciando un’identità poco chiara. Tra i due è però il primo che sconvolge maggiormente gli equilibri della pellicola. Lo spiritismo del folklore americano senz’altro infonde ancora più cupezza in una storia e in un luogo oscuri e tristi. Peccato però che non venga approfondito nel modo giusto; infatti la creatura mostruosa ha troppo di già visto e appare più come meccanismo per creare la classica scia di cadaveri. Il Wendigo non possiede dunque la stessa carica metaforica che aveva invece il Babadook di Jennifer Kent.
Considerazioni finali
Per concludere questa recensione di Antlers, si può affermare dunque che il film funziona solo a metà, a causa di varie e importanti imperfezioni. Visivamente e nella forma la pellicola sorprende e colpisce positivamente. Fotografia e regia rendono ancor più grigia e disperata l’atmosfera che circonda i luoghi e i personaggi principali. Davvero ottime anche le performance di Keri Russell e Jesse Plemons, che restituiscono a pieno i tormenti psicologici dei loro personaggi. Dal punto di vista narrativo, invece, Antlers non rimane impresso, poiché non riesce a centrare il giusto equilibrio tra horror e contesto drammatico. Cooper e Antosca appaiono spesso disorientati: se maggiormente sono gli orrori interiori a invadere lo spazio, ecco che all’improvviso una componente splatter esplode parossisticamente destabilizzando il tutto.
Quindi alla fine rimangono solo frustrazione e delusione per un film senz’altro sufficiente, ma che avrebbe potuto essere di più. I nomi di Cooper, Del Toro e Goyer non sono stati completamente una garanzia visto il risultato finale. Ultimo aspetto che si può osservare è un certo gusto quasi sadico nel caricare la storia di elementi drammatici e fin troppo crudeli, anche nel mancato lieto fine. Tutto è cupo e senza speranza, ma questo approccio potrebbe urtare fin troppo la visione, già disturbata dai tanti corpi sventrati e dilaniati. Alla fine di Antlers resta, inoltre, solo una storia aperta, che non ha trovato una vera fine. Una conclusione poco originale per questo tipo di narrazione e che appare solo molto furba.
Antlers - Spirito insaziabile
Voto - 6
6
Lati positivi
- Regia e fotografia impeccabili per creare un'efficace atmosfera cupa
- Le prove attoriali di Keri Russell e Jesse Plemons
Lati negativi
- Il film non trova il giusto equilibrio tra orrore e dramma
- Scott Cooper appare disorientato di fronte alla componente horror, relegata a un gusto splatter che destabilizza il tutto
- Il film cambia spesso direzione, denunciando una mancanza di identità