Army of the Dead: recensione del nuovo film di Zack Snyder
Zack Snyder torna agli zombie con Army of the Dead, dal 21 maggio su Netflix
È già da una decina d’anni che Zack Snyder ha in cantiere il progetto legato a Army of the Dead, il film di cui vi proponiamo la recensione. Nel 2004 debutta con L’alba dei morti viventi, remake del cult del 1978 di George Romero Dawn of the Dead. Dal 2004 al 2021 di acqua sotto i ponti ne passa parecchia, compresa la chiacchierata e travagliata Zack Snyder’s Justice League. Con Army of the Dead Snyder firma la sua seconda opera completamente originale dopo Sucker Punch del 2011; qui, però, oltre a co-scrivere la sceneggiatura e dirigere si occupa anche della fotografia e di gran parte delle scelte tecniche. Netflix gli dà carta bianca e Snyder, che già aveva fatte sue le istanze del cinema di Romero, realizza un film che mescola horror, heist movie, azione e critica sociale.
Army of the Dead è il primo capitolo di una saga horror con una “mitologia” sottostante che Snyder ha già ben chiara in testa e di cui in cantiere ci sono già altri due progetti. Un prequel intitolato Army of Thieves, in uscita il prossimo anno, diretto e interpretato da Matthias Schweighöfer e una serie animata, Army of the Dead: Lost Vegas. Il primo avrà al centro il personaggio di Dieter, che conosciamo in Army of the Dead e che ha il volto proprio di Schweighöfer; la serie animata seguirà invece le vicende di altri protagonisti del film. Main character di Army of the Dead è Dave Bautista, accanto a lui e al già citato Schweighöfer anche Ella Purnell, Omari Hardwick, Ana de la Reguera, Hiroyuki Sanada e Tig Notaro. Vediamo nella nostra recensione di Army of the Dead pregi e difetti del “ritorno alle origini” di Zack Snyder.
Indice:
La trama – Army of the Dead, la recensione
Nel mezzo del deserto del Nevada un convoglio militare sta scortando un mezzo contenente un carico misterioso. Un frontale che coinvolge il mezzo di testa innesca un esplosione e il rovesciamento del veicolo col carico. I militari sopravvissuti ricevono l’ordine di allontanarsi immediatamente dalla zona quando dal mezzo emerge una creatura mostruosa. L’essere in questione è uno zombie, il primo della sua specie, infettato chissà come o creato chissà dove. Sterminati i soldati lo vediamo puntare verso Las Vegas ed è proprio lì che si diffonde l’epidemia. Il Governo degli Stati Uniti invia l’esercito in città per cercare di limitare i danni, contenere l’epidemia ed uccidere le mostruose creature. Fra le squadre speciali c’è anche quella di Scott Ward (Dave Bautista). Quando la situazione si fa disperata, anche Ward e i suoi devono lasciare la città, che viene messa in quarantena.
Tempo dopo il miliardario Hunter Bly contatta Ward chiedendogli di mettere insieme una squadra per recuperare 200 milioni di dollari da un caveau sotto la Strip. L’ex militare non ha niente da perdere e le conoscenze giuste per dar vita a un team. La ricompensa per la pericolosa missione è una fetta di bottino da spartire col resto della squadra. A complicare ulteriormente la situazione c’è il tempo. Scott e i suoi avranno solo 96 ore di tempo per recuperare il denaro prima che il Governo bombardi quel che resta di Las Vegas con un ordigno nucleare. La figlia di Scott, Kate (Ella Purnell), fa la volontaria nella zona di quarantena; i due non si parlano più dallo scoppio dell’epidemia. La missione diventa così occasione per Scott di provare, con la ricompensa, a regalare un futuro migliore alla figlia.
Viva Las Vegas
C’è un aggettivo che ben si presta per definire la sequenza di immagini che sfilano sui titoli di testa accompagnati dalle note di una Viva Las Vegas rivisitata. L’aggettivo in questione è esaltante. Zack Snyder ha precedenti positivi per quanto riguarda le immagini sui titoli di testa e in Army of the Dead, a mani basse, si supera. C’è tutto quello che un appassionato di zombie e di splatter possa desiderare, condito da una costante e piacevolissima ironia. Conosciamo i personaggi principali in un tripudio di colpi di arma da fuoco, decapitazioni, seghe circolari, sangue, ballerine e musicisti da casinò. In chiusura, due pesanti container sigillano Sin City, i pochi superstiti e gli zombie nella zona di quarantena in maniera solenne e angosciante. Snyder parte in quarta e con un ritmo sostenuto e incalzante che però, purtroppo, non si mantiene costante nel corso del film.
La città del peccato è teatro di devastazione e di morte, unico arto infetto colpito da un’infezione che ha risparmiato il resto del Paese. Appurata l’impossibilità di salvare la situazione, viene sacrificata senza troppi scrupoli. L’ordine arriva direttamente dal Presidente: radere al suolo quel che resta di Las Vegas ed eliminare il problema alla radice. Si vede chiaramente come ormai la città non faccia più parte – formalmente e legalmente – degli Stati Uniti d’America; gli zombie hanno scardinato il sistema, messo a dura prova la tenuta del Governo, sovvertito gli ordini. E in queste istanze si rintraccia il messaggio politico, la metaforica critica sociale che – a detta dello stesso Snyder – ben si presta ad essere veicolata attraverso il cinema di genere. Niente di trascendentale, niente di particolarmente originale e anzi quasi un elemento di “disturbo” in un film che sembrava promettere altro. Divertimento, ironia e spettacolare intrattenimento in primis.
Analisi – Army of the Dead, la recensione
Come accennato in apertura della nostra recensione, Army of the Dead mescola l’horror con l’heist movie, lo splatter con l’azione. Dopo un incipit riuscitissimo, gore e violento, il film prosegue come un heist movie, prendendosi tutto il tempo per raccontare la ricerca dei membri della squadra. Il team è assortito nel più classico dei modi: ciascuno ha la sua specialità e il suo ruolo. Se i personaggi possono funzionare presi singolarmente, altrettanto non si può dire osservando l’insieme. Non c’è mai una vera armonia, né dinamiche che avrebbero potuto arricchire la storia e in due ore e mezza di durata si sarebbe potuto trovare il tempo di inserirle. Invece Snyder perde tempo in troppi dialoghi triti e riempitivi, soprattutto per quanto riguarda la story-line di Scott e di sua figlia Kate. Il ritmo rallenta, la storia cade nella scontatezza e il divertimento, gioco forza, diminuisce.
Accanto agli zombie più tradizionali – gli shamblers (lenti, mossi solo dall’istinto) – Snyder introduce un nuovo tipo di non morti: i cosiddetti Alpha. Gli Alpha sono organizzati, senzienti, in grado di provare emozioni; sono veloci, determinati e terrificanti. Hanno un leader, Zeus, il cui morso è in grado di trasformare la vittima in un altro Alpha e questo è un elemento particolarmente originale e interessante. Sul perché questo accada non vengono fornite spiegazioni; forse nei futuri prequel scopriremo l’origine e andremo a fondo della mitologia alla base di Army of the Dead. Il make up prostetico degli zombie è ben realizzato, le loro movenze e i loro attacchi sono davvero spaventosi. Menzione d’onore per la tigre Valentine, grosso felino zombie protagonista di una delle scene più violente del film e guardia del regno degli Alpha.
Considerazioni tecniche e conclusioni – Army of the Dead, la recensione
Se, come già accennato, la sceneggiatura zoppica e l’andamento è a tratti discontinuo, la componente action funziona a meraviglia. Le lotte contro le orde di shamblers sono piacevolmente sanguinolente, ma il pezzo forte sono gli scontri con gli Alpha. In particolare un combattimento a mani nude fra Scott e Zeus, molto ben coreografato e ripreso. La fotografia, curata dallo stesso Snyder, è un valore aggiunto, con scelte che spesso si discostano da quelle che siamo abituati a vedere nei suoi film. Non mancano riprese e inquadrature suggestive che esaltano la desolazione della Las Vegas distrutta e anche qualche ralenti, usato per lo più con criterio e ragion d’essere. La prova del cast, pur sufficiente, non convince in pieno, compresa quella di Dave Bautista, credibile ma niente più.
Arrivati alla conclusione della nostra recensione di Army of the Dead sarà chiaro come il nuovo film di Zack Snyder sia da promuovere pur con qualche riserva. I problemi maggiori risiedono in una sceneggiatura non sempre all’altezza e in una progressiva perdita di quell’ironia così gradita distribuita a piene mani nell’incipit. Sarebbe stato decisamente meglio se Snyder si fosse lasciato andare al puro intrattenimento ad alto tasso di azione, sangue e spettacolo. Invece, cedendo alla tentazione di una certa retorica un po’ paludata e allungando il brodo per cercare di dare spessore, il regista di Watchmen cade in più di qualche trappola. Army of the Dead è comunque un buon film, capace di intrattenere e tecnicamente valido. Vale comunque la pena spenderci due ore e mezza; perché i guizzi non mancano, perché alcuni spunti sono interessanti. Perché Zack Snyder, che piaccia o no, è uno che sa il fatto suo.
Voto
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Le immagini che scorrono sui titoli di testa sono strepitose: cariche di ironia, spettacolari e sanguinolente
- Le sequenze d'azione funzionano molto bene, così come i "nuovi" zombie Alpha, consapevoli, organizzati e spaventosi
Lati negativi
- Un po' di retorica qua e là, la critica sociale non sempre brillante e a tratti stanca e qualche dialogo banale appesantiscono il tutto e finiscono per smorzare il divertimento