Baby Reindeer: recensione della miniserie Netflix

Una serie delicata quanto brutale sull'elaborazione del trauma e sul rapporto di co-dipendenza che si può instaurare fra la vittima e il carnefice

In un mondo seriale dominato da piattaforme streaming che propongono spesso serie tv costruite su canovacci conosciuti per questo confortanti, ma al tempo stesso poco originali, Baby Reindeer brilla di luce propria. Miniserie memoir scritta ed interpretata dal comico Richard Gadd basata, è uscita su Netflix in sordina per diventare in breve tempo un vero e proprio caso mediatico grazie al passaparola. 
Baby Reindeer è una serie forte, che si prende i suoi tempi e che non ha paura di mettere a disagio lo spettatore

Indice

La trama – Baby Reindeer, la recensione

Baby Reindeer inizia con una scena potente che imposta l’intero tono alla serie. Donny si presenta alla stazione di polizia per denunciare la sua stalker e il dialogo tra l’uomo e il poliziotto ripercorre il solito triste copione di quando una vittima si fa coraggio e denuncia. È quando il poliziotto chiede perché ci ha messo sei mesi prima di rivolgersi alla polizia che il racconto di Donny inizia. L’incontro con Martha (Jessica Gunning) è classico e quotidiano: la donna entra nel bar dove Donny lavora e cattura subito la sua attenzione. Martha, in lacrime, si siede al bancone e confessa di non aver soldi.

Baby Reindeer.

Baby Reindeer. Clerkenwell Films.

Tutto ha inizio da una tazza di tè offerta per gentilezza, un rapporto malsano che passa in fretta dal grottesco all’inquietante.
Martha si presenta ogni giorno, alla stessa ora e racconta di essere un’avvocata, gli parla di tutte le persone importanti che ha conosciuto e rappresentato. Il suo essere così spigliata conquista la simpatia di Donny che passa volentieri sopra alle continue bugie della donna finché Martha non inizia ad essere inopportuna, a molestarlo, a seguirlo sul luogo di lavoro e durante le sue serate di stand comedy, a inviargli centinaia di mail al giorno ossessive e a sfondo sessuale. 

Il rapporto tra vittima e abuser – Baby Reindeer, la recensione

Baby Reindeer si distanzia da tutte quelle serie che parlano di stalking, di rapporti malsani e, soprattutto, parla in modo differente sia della vittima che dell’abuser. Baby Reindeer è un viaggio. Un viaggio scomodo, inusuale, crudo, ma necessario. La scrittura di Gadd conquista l’attenzione partendo dalla sua storia personale come vittima di stalking per parlare poi di altro. Dopotutto Baby Reindeer è un memoir e come tale esplora la storia dal punto di vista dello scrittore, che usa la serie come una sessione di terapia. Lo stalkin è soltanto la scintilla, l’elemento principe che dà la possibilità all’autore di parlare della vera tematica, l’elaborazione del trauma.

Baby Reindeer.

Baby Reindeer. Clerkenwell Films.

Dal momento in cui Donny diventa la vittima della morbosità di Martha, l’uomo si ritrova a mettere in discussione tutto. La sua vita non viene svelata nel primo episodio, la complessità della sua quotidianità, il suo vissuto vengono raccontati pian piano durante tutto il corso della serie proprio ad evidenziare come Martha abbia fatto molto più che essere la sua abuser. Baby Reindeer non parla tanto dell’atto in sé, ma lo sviscera per mettere in evidenza tutte quelle emozioni e dinamiche che un abuso si porta dietro: il senso di colpa, la vergogna e l’inevitabile intreccio che si crea tra vittima e abuser.

Una questione di genere – Baby Reindeer, la recensione

Baby Reindeer mostra tutto questo puntando anche l’accento sulla questione di genere e di come rispondere a delle aspettative di genere sia per Donny un’arma a doppio taglio che velocizza e complica ancor di più la situazione delicata con Martha. È per paura di fare una brutta figura con i suoi colleghi che lo ridicolizzano davanti a Martha per via dell’ aspetto estetico della donna che Donny flirta con lei e sono proprio loro a rispondere ad una mail molesta di Martha e a peggiore ancor di più la situazione.

Baby Reindeer.

Baby Reindeer. Clerkenwell Films.

Donny è immerso in un mondo dove gli uomini che lo circondano sono terribili: dai colleghi, allo scrittore che sembra genuinamente interessato al suo lavoro fino a suo padre.Una mascolinità tossica che colpisce lui per primo. Donny nasconde il suo sogno di fare il comico per paura di essere bullizzato dai suoi colleghi. Cela a tutti il suo orientamento sessuale e non soltanto per paura di essere vittima di omofobia, ma perché lui stesso non riesce ad accettarsi. Il modo in cui è cresciuto e le presenze nella sua vita lo hanno spinto a non accettare il suo essere pansessuale, tanto da inventare una nuova identità con cui iscriversi ad un’app per incontri queer e a mentire alla sua fidanzata.

In conclusione – Baby Reindeer, la recensione

La cosa che riesce benissimo a Baby Reindeer è l’andare oltre: non è una solo una storia sull’abuso, ma sulle dinamiche dello stalking. Il rapporto tra Martha e Donny prende in fretta le sfumature della co-dipendenza e la linea tra vittima e carnefice si fa sempre più sottile. Donny sviluppa, comprensibilmente, un forte rifiuto per Martha e per il modo in cui gli sta rovinando la vita, ma spesso lo vediamo tornare da lei, lo vediamo ricercare quelle attenzioni morbose. Non a caso una delle frasi più ricorrenti della serie, presente anche nel trailer, evidenzia come Donny senta una forte empatia con Martha.

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Baby Reindeer

Voto - 8.5

8.5

Lati positivi

  • Lo stalking e l'abuso sono tematiche sviluppate in maniera egregia
  • La scrittura di Donny e Martha lascia trasparire tutte le sfumature contraddittorie dei due personaggi e del loro rapporto
  • Indubbiamente è una serie forte che va vista con accortezza, che si prende i suoi tempi e che non ha paura di mettere a disagio lo spettatore

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