Babylon: la recensione del film di Damien Chazelle con Margot Robbie e Brad Pitt
Babylon, il cinema secondo Damien Chazelle, in sala dal 19 gennaio
Mai come in questi ultimi periodi al cinema va di moda la Hollywood che racconta Hollywood; storie intrise di meta-cinema e più in generale di amore per la Settima Arte. Si inserisce in questo contesto anche l’eclettico prodigio Damien Chazelle, già Oscar alla regia per La La Land (2017), lanciato al successo da giovanissimo con il maestoso Whiplash (2014). Come diremo meglio nella nostra recensione di Babylon (qui il trailer), il monumento di Chazelle al cinema è tutt’altro che idilliaco; non ci sono solamente luci ma anche tante, tantissime ombre. Sposando il “ritmo musicato” che ha contraddistinto il successo delle sue precedenti opere il regista premio Oscar affronta il cinema a 360 gradi, dentro e fuori le quinte, abbracciando nella sua totalità tutte le varie sfaccettature, senza tralasciare i lati oscuri.
Si differenzia in tal senso dalla visione certamente più malinconica e sentimentale di Spielberg nel suo recente The Fabelmans, opera sicuramente più intima ed autobiografica. C’è un non so che di felliniano nella scrittura di Chazelle in Babylon; forse le personalità grottesche ed estroverse stile “Teatrino della barafonda”, o forse lo scompiglio dei vari intrecci o il modo di rappresentare la teatralità del grande palcoscenico della vita (e del cinema). Ma innegabilmente c’è anche Tarantino con il suo ultimo Once upon a time in Hollywood specie per la parte interpretata da Margot Robbie a cui si affianca un grande Brad Pitt. Se volete conoscere meglio le nostre impressioni allora proseguite con la lettura della recensione di Babylon.
Indice:
La trama – Babylon recensione
Siamo nella Los Angeles degli anni 20, non ci sono i colori e nemmeno il sonoro, sul grande schermo c’è solo cinema muto. Tra ambizioni ed eccessi sfrenati le star del tempo si godono il loro successo da privilegiati tra festini, vizi e lusso. La storia sposa il punto di vista di quattro differenti personaggi principali. Jack Conrad (Brad Pitt) è in assoluto uno degli attori più importanti del periodo, massima espressione artistica del cinema muto. Nellie LaRoy (Margot Robbie) è invece un astro nascente, bella ed estroversa alla ricerca di fama e successo. Manny (Diego Calva) inizia a farsi strada nel mondo del cinema quasi per caso, come umile servitore ed assistente di scena.
Infine Sidney Palmer (Jovan Adepo), che da semplice musicista di locali e feste finirà per rivendicare un pezzo di palcoscenico tutto per lui. L’avanzamento della tecnologia con il passare degli anni porta lentamente alla morte del cinema muto e alla rivoluzione del sonoro. “Hollywood impara a parlare” titola un giorno il New York Times. É l’inizio di una nuova era con altre opportunità e prospettive, la nascita di altri miti e stelle del cinema nonché la decadenza delle vecchie star. È la rivoluzione cinematografica.
Analisi in breve – Babylon recensione
L’estro di Damien Chazelle trova sfogo già nei primi minuti quando la sua cinepresa ci mostra gli eccessi e la decadenza di uno dei tanti party esclusivi tra star hollywoodiane. Tra travestimenti ed animali, droghe e perversioni sessuali ci addentriamo sempre di più in un’atmosfera stile festa “Grande Gatsby” versione luci rosse. Una specie di carnevale per soli adulti, un rimedio alla noia e piattezza della quotidianità. Per la prima metà del film il registro narrativo di Chazelle è scandito da un ritmo incalzante e martellante che rallenta solo nella seconda parte quando giungiamo ai risvolti drammatici della vicenda. Una narrazione che procede essenzialmente seguendo 4 story-line principali che di tanto in tanto si intrecciano tra di loro. Il tutto ritmato da colonne sonore che vivacizzano la scena, la specialità della casa per Damien Chazelle che su ritmo e musicalità ha costruito due film mastodontici come Whiplash e La La Land, complice il suo passato da jazzista.
Ma di cosa parla Babylon? Essenzialmente è un film su un Cinema ed una Hollywood che cambiano con i tempi. Il passaggio dal muto al sonoro rappresenta la fine di vecchie glorie e la nascita di nuovi miti, un qualcosa che avevamo essenzialmente visto nel bel The Artist di Michel Hazanavicius da cui Chazelle riprende il succo della questione. Ma a differenza di altre opere basate sul cinema il regista premio Oscar si concentra molto anche su aspetti fortemente negativi. Ci mostra una Hollywood profondamente annoiata ed annegata nel denaro, tra eccessi e depravazione, tra etichette e false apparenze. Un mondo che da fuori può sembrare attraente ma che è in realtà cinico e spietato. Il dentro e fuori le quinte è un circo caotico, un marasma di persone che corre in tutte le direzioni senza mai fermarsi, incontrandosi, scontrandosi ed amandosi in una giostra che ruota e gira senza fine ne principio, che aggiunge disordine al disordine. Essenzialmente una grande metafora della vita stessa.
Aspetti tecnici – Babylon recensione
Tralasciando la scrittura, eccellente come al solito, ed alcune “citazioni” pericolosamente sbilanciate sullo “scopiazzamento” (vedi Margot Robbie in Once Upon A Time in Hollywood o The Artist) Babylon si sorregge su grandi tecnicismi. In tal senso è un’opera a dir poco maestosa non solo per la regia con i suoi ritmi e repentini cambi di inquadratura (altra specialista della casa) ma anche per tutto ciò che vi ruota attorno. Le colonne sonore come spesso accade in un film di Chazelle sono la voce narrante dell’intera opera ma il film eccelle anche sul versante fotografico specie per l’utilizzo della luce naturale, delle dominanti colore quando usa luce artificiale e dei forti contrasti come nelle scene con quelle belle silhouettes che ci hanno molto ricordato lo stile di Roger Deakins. Stessa cosa dicasi per la scenografia (soprattutto nella prima metà), i costumi e non per ultimo la prova sia di Brad Pitt che di Margot Robbie nei panni di personaggi profondi, ambigui e mai banali (specie quello di Pitt).
Conclusioni
Un’opera che potrebbe non piacere a tutti sia per l’estrema lunghezza (oltre tre ore di girato) che per lo stile narrativo adottato per affrontare determinate tematiche. Ci si aspetterebbe un film sentimentale e nostalgico invece i toni sono per lo più dissacranti, alla spasmodica ricerca di un humor grottesco e sopra le righe. Ma mescolato a tutto ciò c’è anche una velatura drammatica che si amalgama alla perfezione. È questo, unito alla ritmicità musicale, quel che più caratterizza il lavoro di Damien Chazelle nel suo ultimo Babylon. Si apprezza sicuramente l’ulteriore maturità del regista dietro la cinepresa con la voglia di osare di più rispetto a lavori più recenti, come First Man decisamente più anonimo e sottotono. Con Babylon è tornato il vero regista di Whiplash con uno stile che si rinnova ulteriormente.
E nonostante le critiche e l’ironia alla fine si scorge anche il lato sentimentale con cui Chazelle guarda quello che per lui è stato e sarà il cinema: una grande industria piena di contraddizioni ma in grado di regalare storie che fanno sognare lo spettatore. Ogni film passato è figlio del suo tempo e delle tecnologie con cui è stato girato ma non per questo meno importante di quello che viene e verrà prodotto. Una pellicola che probabilmente dividerà critica e pubblico soprattutto per i toni ed il linguaggio scelto per trattare una materia ritenuta da molti sacra. Un film che racconta un pezzo di storia del cinema ma anche tutto quello che c’è dietro: tra chi ci crede veramente e chi cerca solo ricchezza e successo, tra chi scompare silenziosamente soffrendo e chi viene investito dalla notorietà. Una baraonda senza inizio e senza fine che ricorda molto anche la vita. Un film che vi consigliamo assolutamente di vedere.
Babylon
Voto - 8
8
Lati positivi
- Regia, fotografia e scenografia
- Ritmo e colonne sonore
- Divertente e drammatico
Lati negativi
- La lunghezza si sente sul finale
- Talvolta sembra aver copiato più che citato