“Benedetta Follia” – La Recensione del film di Carlo Verdone

Con un incasso di più di 3 milioni nel primo weekend di programmazione debutta nelle sale “Benedetta Follia“, il nuovo film diretto e interpretato da Carlo Verdone.  Amori online, tradimenti, malinconia e nostalgia vanno a braccetto in un film che non sempre sa mantenere l’equilibrio fra i temi trattati.  Una storia di rimpianti e seconde opportunità che splende soprattutto grazie alla meravigliosa Ilenia Pastorelli.


L’interprete di “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, infatti, si conferma vera attrice e non una semplice meteora. Nelle sapienti mani di Verdone, Ilenia tratteggia un’adorabile borgatara capace di cambiare la vita di un uomo all’apparenza finito. Dopo quarant’anni di carriera sarà ancora possibile per un autore entrare in sintonia con il pubblico raccontando qualcosa che non sia solo una stanca riproposizione? Scopriamolo subito!

Ecco la nostra recensione di “Benedetta Follia” di Carlo Verdone.

Troppo forte… trent’anni dopo!

Questo è il primo pensiero del vero fan di Carlo Verdone di fronte all’incipit di “Benedetta Follia“. Vediamo il protagonista in sella alla sua moto con bandana d’ordinanza e sguardo languido proprio come Oscar Pettinari in “Troppo Forte” (1986). Prima ma non ultima citazione di un film che gioca con la nostalgia senza essere (eccessivamente) nostalgico.

Ex-ribelle senza causa, Guglielmo ha poi abbandonato i sogni di gioventù diventando titolare di un negozio di articoli religiosi nel cuore del Vaticano. Uomo mesto, tranquillo, rassicurante è convinto di festeggiare con gioia i 25 anni di matrimonio ma la moglie coglie l’occasione per confessargli una relazione con la di lui commessa. Lo shock porta Guglielmo a chiudersi in se stesso ma fortuna vuole che, ai colloqui per il posto vacante di commessa, si presenti anche Luna. Coatta ma senza cattiveria, involontariamente sexy e desiderosa di un lavoro, Luna è totalmente inadeguata a quel ruolo ma sarà un toccasana. Toccherà a lei spingere Guglielmo a tornare a “vivere” e lo farà iscrivendolo a una app di incontri online. Quello sarà l’inizio di una spassosa odissea dagli esiti imprevedibili.

Quel cambiamento sempre imposto

Nei film di Carlo Verdone capita frequentemente che i suoi protagonisti affrontino un percorso di cambiamento che nasce sempre da influenze esterne. Pensiamo alla bella Marisol di “Un Sacco Bello” (1980) o alla Ornella Muti di “Io e Mia Sorella” (1987) ma anche il crollo sentimentale del recente “Sotto una Buona Stella” (2014). Nelle storie del regista romano è sempre qualcun altro a innescare una crisi nel protagonista, mai il protagonista stesso a decidere di cambiare vita. Anche nel caso di “Benedetta Follia“, però, sarà proprio il crollo delle certezze a spingere Guglielmo verso l’uscita da una comfort zone di cui era inconsapevole.

Benedetta Follia Carlo Verdone RecensioneLa sceneggiatura firmata dallo stesso Verdone insieme a Nicola Guaglianone e Menotti (gli autori de “Lo Chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti) sembra giocare continuamente fra tradizione e sprazzi di innovazione. Una novità assoluta sono le sequenze oniriche che il protagonista vive dopo avere ingerito una pasticca in discoteca.  Sequenze come il ballo alla “Grande Lebowski” tra suore e psichedelia o il dialogo di Guglielmo con il se stesso trentenne allo specchio risultano sicuramente imprevedibili e inusuali in un film come questo. L’effetto sorpresa, però, resta tale e non sembra fornire nulla alla pellicola in sè; l’intera scena sembra più un corto all’interno del film piuttosto che un passaggio chiave della storia.

L’eterna “minaccia” di Internet

Il fatto che Guglielmo venga iniziato da Luna al mondo delle app per incontri è l’altro elemento sul quale non possiamo sorvolare nella nostra recensione. Che Carlo Verdone sia un nostalgico che ama ricordare il passato e affronta con diffidenza alcune innovazioni è storia vecchia. La sua rappresentazione del mondo degli incontri online sembra riflettere il suo scetticismo al riguardo e questo ne compromette la resa su schermo. Perché ogni singola donna da lui incontrata attraverso questo espediente risulta essere un caso umano? Ninfomani, malate croniche, scalmanate…non se ne salva nessuna! Sembra più una rappresentazione basata sul luogo comune di chi non ama questo mezzo di incontro piuttosto che u’acuta rappresentazione del fenomeno.

Questa visione sovente grottesca di ciò che “va di moda” nel mondo contemporaneo ci fa pensare, non a caso, agli ultimi film di Alberto Sordi, da sempre considerato “padre artistico” di Carlo. L’enorme talento del Maestro romano nel ritrarre l’Italia in cui viveva si era palesemente perso nelle sue ultime pellicole. Era come se la sua capacità di osservare si fosse appannata di fronte a un mondo che non riconosceva più e che, di conseguenza, non sapeva reinterpretare. Il timore è proprio che Verdone, a sua volta magistrale cantore di un’epoca, inizi a non sentirsi più a suo agio con ciò che lo circondi e che, di conseguenza, le sue caratterizzazioni risultino meno incisive.

Per fortuna c’è Ilenia!

Su una cosa, però, l’autore romano dimostra di maturare benissimo: la consapevolezza di cosa possa fare su schermo per risultare credibile. Nonostante le sue interpretazioni più sperimentali sembri destinarle a film altrui (“La Grande Bellezza” su tutte), Verdone ammette senza remore la sua età e sceglie i ruoli di conseguenza. È un autore troppo serio per insistere nel ruolo del romantico che conquista sempre la giovane bellona (vero, Pieraccioni?!) quindi lavora su altre sfumature. Il suo Guglielmo è il delicatissimo esempio di un uomo non più giovane ma nemmeno troppo anziano che deve ricominciare da capo. In questo va riconosciuto al Carlo attore una padronanza dei mezzi ormai consolidata: tic, vezzi, espressioni, movenze…il suo bagaglio è così vasto da funzionare praticamente sempre.

Dove Verdone regala sempre il massimo, e lo sappiamo tutti, è la direzione delle attrici. Lucrezia Lante della Rovere, Paola Minaccioni e Maria Pia Calzone vedono il loro talento ulteriormente alimentato dalla regia e ne escono vincitrici. Ovviamente la menzione d’onore va a Ilenia Pastorelli che qui doveva confermarsi attrice e non soltanto meteora fortunata. Come risposta lei azzeca ogni tempo comico, duetta con consumata abilità, non esagera praticamente mai e tratteggia un personaggio diverso dall’Alessia di Jeeg Robot ma altrettanto interessante.

La performance di Ilenia Pastorelli è uno dei punti di forza più grandi di “Benedetta Follia“. Pur con i suoi difetti, il film conferma la volontà di Carlo Verdone di non voler tradire il proprio pubblico pur cercando nuove strade e nuove ambizioni.

 

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Benedetta Follia

Rating - 6

6

The Good

  • Carlo Verdone non nasconde la sua età e sa sempre come risultare credibile da protagonista delle sue storie
  • Notevole direzione del cast femminile in cui brilla Ilenia Pastorelli

The Bad

  • Alcuni innesti "onirici" e cambi di tono non funzionano a dovere
  • La rappresentazione stereotipata del mondo degli incontri online

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