Black Mirror: Bandersnatch – Analisi e recensione

Ecco l’analisi e la recensione dell’ultima fatica di Charlie Brooker, Black Mirror: Bandersnatch

Black Mirror, serie antologica Originale Netflix ideata da Charlie Brooker, ha da poco rilasciato il suo ultimo episodio. Black Mirror: Bandersnatch è il primo episodio interattivo della serie. La sua uscita ha lasciato il mondo con il fiato sospeso: nessuno sapeva cosa aspettarsi e l’hype era alle stelle. A circa un mese dalla sua uscita, cerchiamo di analizzare l’episodio, mostrandone i punti deboli e quelli di forza. Nonostante l’enorme clamore suscitato, ha ricevuto dei pareri piuttosto negativi. Brooker stesso, confermandoli, ha dichiarato che, tornando indietro, non avrebbe mai fatto questo esperimento. Ma perché?

Bandersnatch va oltre il normale concetto di prodotto seriale. Si tratta infatti di un interessante mix tra cinema e videogame, ma anche tra film e realtà virtuale. A intervalli irregolari vi è la possibilità di effettuare delle scelte, attraverso gli strumenti del device su cui l’episodio è in riproduzione. Queste influenzano la trama e la vita del protagonista, il quale è costretto a seguire le decisioni dell’utente. Netflix ha fornito una mappa per arrivare a tutti i finali di questa novità interessante, che tuttavia presenta degli elementi da rivedere.  Ecco quindi Black Mirror: Bandersnatch: analisi e recensione.

ATTENZIONE: IL PRESENTE ARTICOLO CONTIENE SPOILER.

Black Mirror: Bandersnatch – L’inizio

È il nove luglio, anno 1984. Sulle note di Relax don’t do it dei Frankie Goes to Hollywood, Stefan, un giovane programmatore di videogiochi (un brillante Fionn Whitehead) si sveglia nella sua stanza. Egli si dirige verso la cucina e lì trova suo padre Peter (Craig Parkinson). Subito notiamo che c’è dell’astio in Stefan nei confronti del genitore. Quest’ultimo gli chiede quali cereali voglia mangiare per colazione, ed ecco che siamo già chiamati ad effettuare una scelta, che solo successivamente avrà un seguito: assisteremo alla pubblicità di quei cereali nel corso dell’episodio.

Stefan ha un importante colloquio di lavoro: vuole proporre il suo videogame interattivo alla prestigiosa Tuckersoft, azienda di produzione di videogiochi. Nel bus che lo porta alla sua sede, il programmatore deve decidere quale canzone ascoltare, scelta che spetta a noi. Siamo quindi anche fautori della colonna sonora dell’episodio. Il videogioco in questione si chiama Bandersnatch, come l’episodio, ma anche come la creatura immaginaria creata dal celeberrimo scrittore Lewis Carrol. All’interno del film, è anche il nome di un libro interattivo appartenuto alla madre di Stefan, scritto da Jerome F. Davies, idolo del ragazzo.

L’idea del videogioco piace, e al programmatore viene data la possibilità di scegliere se svilupparlo in team o da solo. Questa decisione è deviata a noi: se scegliamo di lavorare in team il gioco sarà un fallimento, ma avremo la possibilità di tornare indietro; se invece la scelta ricade sul lavoro solitario, avremo la possibilità di continuare la visione dell’episodio. All’interno della Tuckersoft è inoltre visibile il primo dei tanti easter egg presenti: un cartellone rappresentante Metl Hedd – ricorrente nel film –, un videogioco sviluppato da Colin Ritman (Will Poulter), celeberrimo programmatore. Sempre in questo ambiente viene citato anche Lo Hobbit, creato da J.R.R. Tolkien.

Black Mirror: Bandersnatch – Lo sviluppo

Nel corso del film, la trama si snoda sempre più. Apprendiamo che Stefan è profondamente disturbato: si sente in colpa per la morte di sua madre, ed è per questo che è stato preso in terapia dalla dottoressa Haynes (Alice Lowe). Nel suo studio ci viene chiesto se parlare della donna o meno, scelta che tuttavia si presenta obbligata: senza sapere la storia di sua madre non possiamo proseguire. Ella ha preso un treno che successivamente ha deragliato, in quanto ha perso il primo disponibile. Questo ritardo è stato causato proprio da Stefan, all’epoca bambino: voleva a tutti costi ritrovare il suo amato pupazzo Rabbit, che suo padre gli aveva nascosto. Il ragazzo non lo ha mai perdonato per questo, ritenendolo responsabile quanto lui per la morte della donna. Così ci viene fornita una spiegazione per l’astio nei confronti del padre. Questo racconto permette di intuire un meccanismo narrativo che Brooker utilizza: il salto temporale. I flashback saranno infatti utili nelle parti conclusive dell’episodio, principalmente per determinare il finale del film.

Nel frattempo la trama prosegue, e Stefan incontra serie difficoltà nella realizzazione del videogioco. Il tempo stringe e il ragazzo si fa prendere dal panico. Una bizzarra scelta che veniamo posti ad effettuare, per esempio, ci chiede se Stefan debba urlare contro suo padre o rovesciare del tè sul computer. Naturalmente, se si getta la bevanda l’episodio non può proseguire. Dopo aver mandato a quel paese l’uomo, questo lo obbliga a presentarsi per una seduta straordinaria dalla psichiatra. Ma, una volta davanti al suo studio (il Saint Juniper, chiaro easter egg dell’episodio), Stefan deve decidere se entrare o seguire Colin, che ha casualmente visto per strada.

Black Mirror: Bandersnatch – Il disturbo di Stefan

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Anche in questo caso siamo di fronte ad una scelta obbligata. Decidere di parlare con la Haynes, infatti, ci obbligherà a tornare indietro, perché la donna vuole parlare ancora della madre di Stefan. Saremo quindi obbligati a seguire Colin. Egli presenta al ragazzo la sua compagna, Kitty (Tallulah Haddon) e la sua bambina Pearl. Successivamente dovrà, obbligatoriamente, consumare dell’LSD (in un’altra scelta obbligata). Da questo momento in poi, Stefan comincerà a vedere una realtà distorta, in cui niente è come sembra. Si renderà anche conto del controllo della sua mente da parte di una forza esterna, che, neanche a dirlo, è rappresentata dall’utente. Ciò in seguito ad un delirante discorso tra i due, in cui Colin informa il suo amico che al mondo non c’è mai la possibilità di effettuare delle scelte spontanee, ma che queste sono sempre decise da poteri a noi sconosciuti.

In seguito al delirio derivato dall’assunzione della droga (anche uno spinello), Colin costringe Stefan – e quindi noi – ad effettuare una terribile scelta. Dobbiamo infatti decidere chi, tra i due, dovrà buttarsi dal balcone, in seguito ad una sfida che Colin ci propone. L’esito, naturalmente, è solo uno: dovrà buttarsi Colin, perché altrimenti non avremo la possibilità di continuare la visione.  Questo espediente dà la possibilità a Brooker di farci riflettere sul senso della vita e della morte, e sulla possibilità di ricominciare da capo, nella nostra vita successiva. Un altro importante spunto di riflessione riguarda la straordinaria influenza delle decisioni, sia nostre che degli altri, le quali saranno decisive in alcune fasi della vita.

L’episodio procede e Stefan è sempre più psicolabile. Il suo disturbo della dissociazione è ormai evidente: egli palesa il fatto che dentro la sua testa ci sia una forza esterna; è ormai convinto che qualcuno lo stia controllando e spiando.

Black Mirror: Bandersnatch – Verso i finali

Settembre si avvicina, e così anche la data di scadenza per la consegna del videogioco. Come già detto, Stefan è sempre più pericoloso per sé stesso e per gli altri, e ciò inizia a diventare un problema. In un’altra scelta simile alla precedente, il programmatore deve decidere se dare un colpo alla scrivania o rompere il computer. Inutile dire che tale scelta è ancora una volta obbligata.

Il ragazzo decide di guardare una videocassetta regalatagli da Colin prima di morire. Questa contiene una serie di servizi su Jerome F. Davies, il già citato scrittore di Bandersnatch. Apprendiamo che l’uomo, una volta impazzito, ha decapitato la moglie. Ciò in seguito ad una paranoia molto simile a quella vissuta da Stefan. Davies, infatti, avvertiva delle forti presenze dentro la sua testa, ed era sicuro di essere controllato.

Spaventato, Stefan deve scegliere se provare a calmarsi guardando la foto di famiglia o leggendo alcune pagine del libro. Qui le scelte iniziano a diventare realmente importanti per la trama. Se infatti fino ad ora sono tutte state guidate dagli sceneggiatori, qui l’utente inizia ad avere un reale potere decisionale, che influirà sul resto della trama. Stefan, successivamente, troverà la cassaforte del padre, protetta da una password. In base a quale delle due scelte si effettua, la trama prenderà una piega diversa.

Ancora una volta il ragazzo incontra un problema nella programmazione del gioco. Preso dalla collera, dovrà scegliere se versare il tè o distruggere il computer. Qui, finalmente, siamo obbligati alla prima scelta. In seguito al danneggiamento della macchina, infatti, questa si rivolge direttamente a lui. Alla sua richiesta di palesarci, ci troviamo di fronte ad una scelta cruciale. Chi siamo, dunque? Netflix o il simbolo già presente in Orso Bianco?

Black Mirror: Bandersnatch – Il primo finale

Qui, Netflix inizia a manifestarsi in tutta la sua autocelebrazione. Se infatti ci palesiamo come Netflix, Stefan verrà informato che una piattaforma streaming d’intrattenimento, inventata circa trent’anni dopo, lo sta controllando. Il ragazzo, quindi, avvalora la sua tesi e impazzisce  una volta per tutte. La scelta successiva ce lo dimostra: in seguito ad una piccola lite, dobbiamo decidere se uccidere il padre o lasciar perdere. Ma questa è solo l’ennesima scelta obbligata. La successiva, infatti, ci obbligherà a compiere il gesto, che verrà effettuato con un posacenere di cristallo inquadrato, non a caso, all’inizio del film.

L’uomo, quindi, deve necessariamente morire e deve essere proprio suo figlio ad ucciderlo. In questa fase avviene un riepilogo di alcune scelte effettuate fino ad ora, come una sorta di riassunto velocizzato. Ciò avviene spesso, in seguito ad una scelta ‘sbagliata’ o ad uno snodo particolare della trama. Stefan fa inoltre un sogno particolare, in cui entra in uno specchio e torna indietro nel tempo, a poco prima che sua madre morisse. Lo specchio (mirror) è quindi simbolo della dimensione temporale, oltre che un riferimento ad Attraverso lo specchio, romanzo di Lewis Carrol sequel del celeberrimo Alice nel paese delle meraviglie.

Ormai il lineare andamento della trama si è completamente dissodato. Dopo aver assistito alla morte di Colin e aver ucciso il padre, Stefan è ormai completamente fuori controllo. Qui una scelta ci obbliga a decidere se seppellire il corpo o farlo a pezzi. Questa influirà sulla trama in modo cruciale. Se infatti si sceglie di seppellirlo, il cane dei vicini, inquadrato all’inizio del film, troverà il corpo e il ragazzo verrà arrestato. Siamo arrivati dunque al primo finale dell’episodio. Scegliendo di farlo a pezzi, dopo una iniziale riluttanza del ragazzo, la trama potrà proseguire.

Black Mirror: Bandersnatch – La costruzione dei finali

Black Mirror: Bandersnatch - Analisi e recensione

Il videogame, nel frattempo, deve ancora essere consegnato. Mohan Thakur (Asim Chaudhry), il proprietario della Tuckersoft, vuole infatti sapere se il gioco sia pronto o meno. Anche qui, in base alla risposta, la trama cambia. Ma per Stefan non è un momento tranquillo: Kitty, preoccupata per Colin, vuole sapere che fine abbia fatto il padre di sua figlia, e lo chiede proprio al ragazzo. Possiamo dunque scegliere se dirle la verità o mentire. Ma qui apprendiamo un fatto strano: la ragazza sembra non ricordarsi di Stefan, affermando di non averlo mai visto prima. Colin, ci viene spontaneo pensare, non si è allora realmente buttato, e questo ci mette dei dubbi su quanto del film sia successo davvero, e quanto invece faccia parte del delirio del programmatore.

Stefan inizia a rivolgersi direttamente all’utente, come se stesse guardando in camera. Egli critica le scelte effettuate, facendoci anche capire quale debba essere la strada ‘più giusta’ da seguire. Netflix, in questa fase, è sempre più presente. L’azienda continua ad autocelebrarsi, parlando addirittura di sé in terza persona. Ormai il film è agli sgoccioli. Le scelte, quasi tutte obbligate, sono state fatte, e l’episodio è ormai stato portato al punto di non ritorno. Più volte infatti, in questa fase, viene chiesto all’utente se vuole continuare o se preferisca invece concludere, andando ai titoli di coda.

Black Mirror: Bandersnatch – I possibili finali

In uno dei finali possibili il gioco, nonostante una valutazione assolutamente positiva, verrà ritirato dai negozi, perché Stefan viene arrestato. In questo caso è Pearl Ritman, la figlia di Colin (Laura Evelyn) a prendere in mano le redini del videogame, programmandolo ai giorni nostri. Ma, ancora una volta, Netflix, attraverso Bandersnatch si palesa, portando la ragazza alla stessa conclusione di Stefan. Siamo quindi chiamati a scegliere se distruggere il computer o rovesciarci sopra del tè.

Brooker ci dà quindi la possibilità di tornare indietro, per esplorare la più ampia gamma di possibilità. Questo porta l’utente a rivedere alcune scelte fatte in precedenza, se incuriosito dal cambiamento della trama. In caso contrario può direttamente passare ai titoli e concludere così la sua esperienza interattiva. Tornando indietro, naturalmente, alcuni eventi visti in precedenza possono in realtà non essere mai accaduti. Il problema di fondo, però, è che abbiamo poche indicazioni spaziali e temporali per orientarci, e il risultato è un senso di confusione piuttosto fastidioso.

In uno dei possibili finali Stefan si trova dalla psichiatra, e improvvisamente questa gli chiede se nella sua vita voglia più azione. La scelta, piuttosto bizzarra è tra e Sì, cazzo (in inglese Fuck Yes). Entrambe le scelte implicano un esito curioso: il ragazzo può lanciarsi dalla finestra o lottare contro la donna, che si esibisce in alcune mosse di karate. Una scena a tratti imbarazzante, che non risulta coerente con la tensione accumulata in tutto il film. Se ci si lancia dalla finestra, comprendiamo che in realtà l’ufficio della Haynes è un set cinematografico, e che Stefan è il nome del personaggio interpretato da un certo Mark. Suo padre, invece, è un membro dello staff. Questo finale, che sembra campato in aria, in realtà è coerente con il discorso sul controllo della vita del protagonista.

Black Mirror: Bandersnatch – Altri possibili finali

Questo percorso sembra anche in linea con un altro dei finali, in cui Stefan ha un flashback e vede se stesso, bambino, mentre viene bendato e drogato. La camera si sposta, e vediamo che in realtà la sua casa non era altro che un set cinematografico, messo in atto per un programma di controllo.

Sempre nello studio della dottoressa, Peter cerca di ammazzare Stefan. Per salvarsi, egli può decidere se dargli un colpo di karate o un calcio ‘nelle palle’. Altra scena superflua, che aggiunge una componente più grottesca che comica, assolutamente inutile.

L’ultimo, possibile finale ha invece una componente emotiva estremamente potente. Scegliendo di recuperare il coniglio dalla cassaforte del padre defunto, Stefan torna indietro, al giorno della morte di sua madre. In questo modo abbiamo la possibilità di cambiare il suo destino, oltre che quello del film. Stefan bambino riesce finalmente a trovare il suo amato Rabbit, posizionandolo sotto al letto. Il bambino segue quindi la madre sul primo treno, evitando la tragedia. Dopo il flashback, tuttavia, torniamo al presente. Lo Stefan adulto è seduto nello studio della dottoressa Haynes, ma è inerme, senza vita.

Questi sono i finali più semplici a cui l’utente può arrivare. Brooker, in perfetto stile Black Mirror, però, inserisce un finale a sorpresa, difficilissimo da raggiungere. Qui Stefan si trova sullo stesso autobus che lo porta verso la Tuckersoft, il quale ha stampata la scritta No future sulla facciata esterna. All’inizio del film si ha la possibilità di scegliere una cassetta musicale, ma in questa scena finale il protagonista toglie dalla tasca il suo gioco finito, Bandersnatch.

Va poi segnalato l’ultimo dei finali possibili, in cui Stefan prende delle pillole e consegna il gioco, che otterrà due stelle e mezzo su cinque. Brooker ha anche scritto alcuni finali alternativi, a cui tuttavia è del tutto impossibile accedere.

 Black Mirror: Bandersnatch – Le variazioni

Black Mirror: Bandersnatch - Analisi e recensione

Alcuni elementi, quando vengono riutilizzati, o quando compaiono più volte nel corso del film, variano in alcune loro parti. La cassaforte del padre di Stefan, per esempio, ha più occasioni di essere aperta. Ogni volta le password possibili cambiano e a ognuna è legato un destino diverso per il protagonista. Alcune sono piuttosto facili da connotare, come TOY, pupazzo, ossia Rabbit. Altre costituiscono indizi, come PAC, acronimo di Program and contro’, spiegazione che Colin fornisce a Stefan mentre discutono sul celeberrimo videogioco Pacman. Il programmatore, infatti, sostiene che Pacman sia la metafora del controllo che viene effettuato su tutti gli individui.

Un’altra variabile è costituita dal voto finale dato al videogioco programmato da Stefan. Esso ha infatti tre possibili variazioni, determinate dai diversi finali del film. Bandersnatch può ottenere, su un massimo di 5 stelle, una votazione pari a 0, 2,5 o 5. Nel primo caso il protagonista è finito in galera per aver ucciso il padre (e/o, in aggiunta, Colin e Thakur) e il videogame verrà ritirato dal mercato. Il secondo prevede che il programmatore dovrà prendere delle pillole e ignorare la sensazione di venire controllato. Nel terzo e ultimo, invece, Stefan dovrà necessariamente fare a pezzi il corpo di suo padre, per ottenere la concentrazione necessaria a finire il videogame. Il delitto verrà tuttavia scoperto e il gioco ritirato dal mercato. Sarà la figlia di Colin a programmarlo nei giorni nostri.

L’ultima, possibile variazione, è la scelta di rivelarsi al protagonista come Netflix o Orso Bianco, rappresentato dal famoso simbolo a forma di Y rovesciata. Qui la piattaforma streaming si autocelebra, ma attraverso le parole dei personaggi compie anche un’autocritica. Colin, ad esempio, si chiede se non sia troppo avanti con i tempi, chiaro riferimento all’esperimento effettuato con Bandersnatch.

Black Mirror: Bandersnatch – Easter egg e citazioni

Si è già detto che Bandersnatch prende omaggio dalla creatura creata dal celeberrimo scrittore Lewis Carrol, presente nelle opere Jabberwocky e La caccia allo Snark. Riferibile a Carroll anche il pupazzo Rabbit, rivisitazione del Bianconiglio amico di Alice nel paese delle meraviglie. Lo specchio attraverso cui viaggia Stefan, invece, potrebbe essere un riferimento al sequel del romanzo, Alice attraverso lo specchio.

Oltre a Carroll si fa riferimento, nel corso del film, anche agli scrittori J.R.R. Tolkien e Philip K. Dick. Del primo viene citato Lo Hobbit, romanzo prequel de Il signore degli anelli, mentre del secondo è presente una citazione visiva.

Molto più numerosi gli easter egg presenti. Oltre all’operazione metamediale di coinvolgere direttamente Netflix, Bandersnatch include – come nell’ultimo episodio della stagione quattro Black Museum – dei riferimenti specifici ad altri episodi della serie. Il più evidente, si è detto, il simbolo di Orso Bianco, ricorrente nel film. Metl Hedd, limpido easter egg di Metalhead, è invece un videogioco programmato da Colin, di cui è presente il poster alla Tuckersoft. Il progetto attuale del ragazzo, invece, ha il titolo Nohzdyve, molto simile a Nosedive, episodio tradotto in italiano in Caduta libera. Si è già detto che la clinica in cui lavora la dottoressa Haynes è un riferimento a San Junipero, di cui è un easter egg anche il nome della Tuckersoft, molto simile alla TCKR Systems, azienda presente da quell’episodio in poi.

Lo stesso nome della dottoressa può essere considerato come un easter egg di Black Museum. Il nome del curatore del museo, infatti, è Rolo Haynes, abbreviato in R. Haynes, ossia il nome della psichiatra. Vi sono poi altri easter egg più o meno velati, corrispondenti a episodi come Torna da me, 15 milioni di celebrità, Odio universale, Vota Waldo!, Messaggio al primo ministro, USS Callister, Hang the DJ e, per concludere, Crocodile.

Black Mirror: Bandersnatch – La tecnica

Black Mirror: Bandersnatch è un esperimento. E proprio in virtù di questo fatto, è impossibile esprimere un giudizio oculato sul risultato finale. Bisogna però dire che, come c’era da aspettarsi, il prodotto è di qualità. La regia di David Slade (30 giorni di buio, The Twilight Saga: Eclipse), già collaboratore della serie per Metalhead, è coerente e funzionale al prodotto. La camera segue le vicende del protagonista spesso utilizzando il P.O.V., ossia una soggettiva di ciò che vede.

Superato a pieni voti anche il lavoro degli scenografi, che hanno costruito delle ambientazioni di fine anni Ottanta molto credibili. La colonna sonora, come già detto, è possibile costruirla da soli. In diverse situazioni, tra cui il viaggio in autobus, che reca la scritta è un nuovo inizio in previsione delle scelte future, l’utente può scegliere che musica ascoltare. Il compositore Brian Reitzell ha selezionato diversi brani di quell’epoca, tra cui la già citata Relax, don’t do it dei Frankie Goes to Hollywood, Here comes the rain again degli Eurythmics e Too shy dei Kajagoogoo. È inoltre possibile scegliere tra Phaedra dei Tangerine Dream o The Bermuda triangle di Isao Tomita. Positive le interpretazioni, in particolare quella del protagonista Fionn Whitehead, molto bravo nell’esprimere soprattutto collera e paranoia. Un plauso anche a truccatori e acconciatori, oltre al reparto costumi.

Black Mirror: Bandersnatch – Le conclusioni

Nota dolente la sceneggiatura di Charlie Brooker. Lo sceneggiatore padre di Black Mirror, dopo averci abituati a quattro stagioni esplosive, qui fa un passo più lungo della sua gamba. Se infatti la trama sembra promettente, la frammentazione eccessiva la spersonalizza, rendendola quasi astratta. Se le continue scelte rendono concretamente l’utente parte attiva del film, egli si perde. Il continuo cambio di direzione risulta molto confusionario e rischia di ottenere l’effetto contrario. Lo spettatore, infatti, più che coinvolto si sente quasi preso in giro, date le continue scelte obbligate e i suggerimenti fastidiosi che Netflix fornisce.

Cos’altro si può aggiungere? In realtà ben poco. In perfetto stile Black Mirror, Charlie Brooker produce un episodio destinato a far parlare di sé. Nonostante il clamore suscitato dall’esperimento, la prova non può considerarsi superata. Bandersnatch rappresenta un passo in avanti verso la concezione non solo del cinema, ma dell’intero trattenimento. Con questo film interattivo si promuovono gli utenti a sceneggiatori. Ma le promesse non sono state mantenute, perché questo tentativo appare goffo e confusionario.

Netflix è stata inoltre citata in giudizio da una casa editrice, per aver violato il copyright di una collana di libri dal finale a scelta. Insomma, Black Mirror: Bandersnatch si presenta come un evento, una rivoluzione, ma ne esce sconfitto. Forse, come suggerisce lo stesso film, i tempi sono ancora maturi per un esperimento di questo genere, ma ciò che è certo è che, in un modo o nell’altro, Black Mirror non smette mai di sorprendere.

Ecco la mappa del film interattivo:

Black Mirror: Bandersnatch - Analisi e recensione

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