Recensione: Bojack Horseman, quarta stagione da antologia
Bojack Horseman: Netflix ci stupisce ancora e ci regala una quarta stagione da antologia, piena di emozioni e di risate. La recensione di Filmpost.it
Se non fosse stato chiaro sin dall’inizio della prima stagione, la serie Netflix Bojack Horseman non è un semplice “cartone animato”, e, soprattutto, non è soltanto una commedia. È vero, si ride, e anche di gusto, per buona parte della serie.
Bojack Horseman, però, è uno show che è riuscito a coniugare perfettamente la vena comica al dramma puro: la chiusura della terza stagione è stato, sicuramente, uno dei momenti più struggenti e potenti dell’intero panorama televisivo attuale, ed ha messo un punto fermo sulla questione. Il dramma fa parte della vita di Bojack. Quotidianamente.
La quarta stagione punta dritto verso una direzione, e lo fa, citando la serie stessa, perché il tempo è come una freccia che indica sempre una direzione: avanti. Bojack e e gli altri protagonisti della serie proseguono i propri percorsi di vita personale affrontando problemi esistenziali che spesso assumono dei risvolti decisamente cupi e drammatici.
Dopo la fuga da Los Angeles, in seguito all’evento che ha segnato le ultime due puntate della terza stagione (evitiamo spoiler), il cavallo californiano, ritornato nella città delle stelle, viene subito risucchiato in un vortice di depressione, alcolismo, dipendenza e autolesionismo, dovuti alla comparsa, e ricomparsa, di due personaggi che stravolgeranno la sua vita: la madre, Beatrice, da sempre odiata da Bojack, che ha sempre maltrattato il figlio durante tutta la sua vita e che adesso si ritroverà a dover convivere sotto il suo stesso tetto, in preda ad una demenza senile in costante peggioramento, e Hollyhock, una ragazzina di diciassette anni che presenta un’impressionante somiglianza con il protagonista.
La storyline, come nelle precedenti stagioni, non ci narra soltanto le vicende dell’ex celebrità di Horsin’ Around, ma abbraccia in maniera massiccia le storie del giovane Todd, sempre alle prese con bizzarre idee di business, fra cui la creazione di un reparto di dentisti-clown, proseguendo con le vicende di coppia di Diane e Mr.Peanutbutter, in costante bilico, questa volta a causa della candidatura del simpatico labrador a governatore della California, ed infine di Princess Carolyn, che dovrà decidere se scegliere la propria carriera o il sogno di una famiglia.
La quarta stagione della serie targata Netflix può vantarsi di dodici episodi che risultano uno migliore dell’altro, in un’escalation di emozioni, sulle quali prevale l’empatia: ogni personaggio di Bojack Horseman riesce a esprimere dei sentimenti e degli stati d’animo talmente reali, benché calati in un contesto decisamente surreale, tali da essere perfettamente condivisibili dallo spettatore. Sarà difficile non condividere il senso di fallimento, di autodistruzione e di autocommiserazione del protagonista. Ma, come già detto, la trama in questa stagione si preoccupa di farci conoscere ancora più da vicino i personaggi comprimari, che, durante i dodici episodi, saranno ben più che co-protagonisti.
Una menzione speciale al trattamento riservato al personaggio di Beatrice Horseman: fredda, cinica e mentalmente instabile, niente più che un vecchio corpo su una sedia rotelle, i cui flashback del passato, rivissuti dal suo cervello in maniera spesso distorta, ci permetteranno di conoscere meglio la storia di una donna profondamente tormentata che ha vissuto una vita costellata di scelte sbagliate e infelicità.
A livello tecnico la serie si mantiene su livelli altissimi, soprattutto per quanto riguarda la recitazione, notevole sia nella versione originale, sia in quella doppiata in italiano (anche se si consiglia caldamente la versione originale, che comprende, fra gli altri, il solito Aaron Paul nei panni di Todd).
Inoltre la serie puà vantare un disegno ed un’animazione degni di nota, che vedono in questa stagione la sperimentazione di alcuni espedienti azzeccatissimi, come quello usato per rappresentare i pensieri di Bojack in preda alle sbronze o quello utilizzato nella nona puntata per rappresentare un lungo e distorto flashback di Beatrice da far venire la pelle d’oca
In questa quarta stagione, la caduta nel baratro che si trovano ad affrontare i personaggi di Bojack Horseman è corale, e ognuno di questi, chi più (Bojack), chi meno, si ritroverà ad affrontare quotidianamente le proprie paure, ma, soprattutto, ad affrontare sé stesso: la psicologia è una componente fondamentale in questa stagione, ed ogni personaggio dovrà vedersela più con il proprio ego, piuttosto che con gli altri.
La quarta stagione di Bojack è tutto questo: è cattiva, irriverente, sporca, elegante, volgare e poetica allo stesso tempo, è vera, è surreale.
Ma, soprattutto, Bojack siamo tutti noi, quando ci sentiamo inadeguati, falliti, soli.
Rating - 9
9
The Good
- Storyline a livelli altissimi
- Caratterizzazione dei personaggi profonda e realistica
- Situazioni surreali e geniali
The Bad
- Crea dipendenza: 12 episodi sono decisamente pochi!