Bones and All: recensione del film di Luca Guadagnino con Timothée Chalamet e Taylor Russell

Dopo titoli quali White Noise di Noah Baumbach, Tár di Todd Field e Bardo di Alejandro Gonzalez Iñarritu, ha finalmente debuttato in Concorso a Venezia 79 Bones and All di Luca Guadagnino, accolto alla prima in Sala Grande con oltre 8 minuti di applausi. Tratto dall’omonimo romanzo di Camille DeAngelis, Bones and All è un racconto di formazione, la narrazione di un amore messa in scena attraverso una magnifica declinazione del genere horror in chiave romantica. Ancora una volta Guadagnino dà prova del suo talento unico nel raccontare l’adolescenza ai margini, coi suoi turbamenti e le sue inquiete pulsioni, ma qui riesce nel non facile intento di legare a doppio filo poesia, delicatezza e dolcezza col tema del cannibalismo. Protagonisti di Bones and All sono Taylor Russell e Timothée Chalamet, insieme a Mark Rylance, André Holland, Chloë Sevigny, Jessica Harper, David Gordon Green, Michael Stuhlbarg e Jake Horowitz.

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Bones and All. Frenesy Film Company

Indice:

Fino all’osso – Bones and All recensione

Stati Uniti, anni Ottanta. Maren (Taylor Russell) vive sola con il padre – suo unico tutore – in condizioni al limite della precarietà. Ha da poco iniziato una nuova scuola e quando una compagna la invita a passare una serata in compagnia di alcune amiche succede qualcosa di impensabile. In una scena carica di tensione (anche erotica) Maren stacca a morsi il dito di una delle sue amiche, dando sfogo a una pulsione e a un bisogno irrefrenabile. Scopriamo così che Maren è a tutti gli effetti antropofaga, cannibale, e per questa ragione è stata costretta a passare gli anni della sua infanzia e prima adolescenza costantemente in fuga. Sopraffatto e spaventato, il padre decide di abbandonare la figlia al compimento del suo diciottesimo compleanno. Così Maren decide di intraprendere un viaggio alla ricerca della madre, per avere risposte, per capire chi sia veramente e scoprire il perché dei suoi comportamenti.

Convinta di essere l’unica a soffrire di tale condizione, Maren scopre ben presto che ci sono altre persone come lei. Come Sully (Mark Rylance), che per primo la porta a comprendere come far fronte alle sue “necessità” e a sfruttare le capacità che solo chi è come loro possiede come, per esempio, l’olfatto straordinario. Le insegna a riconoscere i suoi simili, ma senza mai farla sentire al sicuro né meno sola. Ma è quando incontra Lee (Timothèe Chalamet), a sua volta cannibale, in fuga – sicuramente con più esperienza ma non meno spaventato di lei – che Maren, pur tra mille paure e nella vera e propria odissea che si rivela essere il suo viaggio, comincia a pensare di poter avere una vita come quella di tutti gli altri e un futuro. Ma trovare un posto nel mondo non è facile, come non lo è liberarsi di un passato pronto a tormentare di nuovo.

Amami, mangiami – Bones and All recensione

In Bones and All Luca Guadagnino riflette sull’adolescenza, sui tormenti ad essa legati, sull’inquietudine del crescere e trovare se stessi in un mondo dove gli adulti (siano essi padri che abbandonano i figli o cannibali per diletto) sono i veri mostri. Maren e Lee sono nati cannibali, sono vittime di un destino crudele, e nessuno dei due si è ancora del tutto adattato a questa condizione; nessuno dei due ha trovato ancora la propria “casa”. La trovano l’una nell’altro, in un percorso di scoperta (e di scoperte) che abbonda sì di sequenze forti ma che non cede mai il passo all’esibizione compiaciuta dell’orrore gratuito. Non vi è alcun interesse nel suscitare disgusto e repulsione. Il desiderio, casomai, è quello di portarci a comprendere i due protagonisti: le loro fragilità, il loro desiderio di affermazione, i loro sensi di colpa. E l’orrore, il famelico cedere alla proprie pulsioni più oscure e ferali, paradossalmente, non fanno altro che aumentare l’impatto della dolcezza e dello slancio vitale che alimenta i due personaggi, in un contrasto davvero poetico.

Tutti i cannibali nel film di Guadagnino sono accomunati da un tratto: il peso che tollerare la solitudine porta con sé. Sarà per questo che si cercano, si annusano e a loro modo provano a formare dei legami, nel tentativo di sentirsi parte di qualcosa. Nel tentativo di sentirsi meno soli ed emarginati in un mondo che, gioco forza, non può accoglierli. Vi sono però anche sostanziali differenze nei comportamenti, come per esempio nel loro essere eaters. Maren, da un lato, rifiuta di accettare fino in fondo la necessità di divorare qualcun altro per poter sopravvivere mentre dall’altro Sully, lo sconosciuto selvaggio e senza nome interpretato da Michael Stuhlbarg e perfino Lee hanno una diversa attitudine verso il loro essere “predatori”.

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Bones and All. Frenesy Film Company

Taylor Russell e Timothée Chalamet – Bones and All recensione

Luca Guadagnino ha un’impronta inconfondibile nella direzione degli attori e anche qui, come in Chiamami col tuo nome, il talento naturale di Timothée Chalamet è esaltato e reso unico dal sodalizio col regista. Ma la vera rivelazione di Bones and All è certamente Taylor Russell che, grazie a un volto e a un corpo che sembrano fatti per l’obiettivo della macchina da presa e il grande schermo, incanta e porta chi guarda in connessione immediata con lei. L’alchimia tra i due attori è così potente da essere quasi palpabile, in continuo crescendo man mano che ci si avvicina al finale, tra la promessa di un lieto fine e il fantasma del dolore (e del passato) in costante agguato. Da sottolineare anche lo spessore della prova di Mark Rylance, particolarmente inquietante nel ruolo del vecchio cannibale Sully.

Bones and All è un film che si muove in equilibrio tra i generi: tra coming of age e road movie, horror e romanticismo. Un amalgama che permette di trovare la perfetta collocazione per ogni tematica trattata, per ogni riflessione innestata. Impeccabile il lato tecnico, dalla fotografia di Arseni Khachaturan alle musiche curate da Trent Reznor ed Atticus Ross. Dopo la Mostra del Cinema di Venezia, il nuovo film di Luca Guadagnino arriverà al cinema il prossimo 23 novembre.

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Bones and All,. Frenesy Film Company

 

 

 

 

 

Bones and All

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Taylor Russell è una rivelazione e la chimica con Timothée Chalamet è davvero potente
  • Il cannibalismo come metafora per parlare di ribellione, solitudine, ricerca di se stessi e di un proprio posto nel mondo
  • Il lato tecnico dalla fotografia alle musiche

Lati negativi

  • A tratti Guadagnino cede alla tentazione dell'autoreferenzialità

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