Borat – Seguito di film cinema: recensione del folle sequel disponibile su Prime Video

Sacha Baron Cohen e Borat tornano in azione 14 anni dopo il grandissimo successo del primo film

Nel mondo del cinema e della televisione vengono ogni giorno plasmati personaggi e storie destinati a rimanere per sempre impressi nella mente degli spettatori. Forse, in certi casi, anche in quelle di chi li ha creati e/o interpretati. Questo è il caso di Borat, protagonista dell’omonimo film del 2006. Divenuto un’icona cult nel corso degli anni, il leggendario reporter kazako torna in un sequel diretto da Jason Woliner con protagonista ancora Sacha Baron Cohen, ideatore del personaggio. Girato segretamente durante il lockdown, ha generato già prima della sua uscita numerosi scandali legati ad alcuni personaggi presenti nel film; tra essi l’ex Sindaco di New York Rudolph Giuliani. In questo articolo la recensione di Borat 2 – Consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan; distribuito strategicamente su Prime Video appena prima delle Elezioni Presidenziali negli Stati Uniti.

Sono passati quattordici anni dal fallimentare viaggio di Borat Sagdiyev negli Stati Uniti. Pamela Anderson è ormai un ricordo lontano. L’ex reporter è stato condannato ai lavori forzati per aver causato danni economici e mediatici al suo paese. Una speranza, però, riaccende una luce nel cuore di Borat. L’uomo è convocato dal governo kazako per una missione speciale, nuovamente negli U.S. con A. Dopo il suo insediamento nella Casa Bianca, Trump ha stretto legami con i maggiori leader politici del pianeta. Il governo del Kazakhistan, decide così di creare buoni rapporti politici con gli States, inviando un dono al vicepresidente Mike Pence, essendo Trump inavvicinabile. Toccherà a Borat l’onore di consegnare il dono al leader repubblicano. E dopo aver scoperto di avere una figlia quindicenne, un altro inaspettato “guaio” si presenta una volta arrivato. Borat è infatti diventato negli anni una star nel vecchio continente.

Indice

Stesse basi, nuove idee – Borat 2, la recensione

Ci sono dei momenti e degli sketch in Borat 2, che sembrano identici a quelli già visti nel 2006. Sembrano, perché poi, presi sia singolarmente che in gruppo, sono diversissimi. Ciò che emerge subito dallo scalmanato e inaspettato sequel è proprio questa sua doppia faccia. Quella che resta inalterata, o quasi (e non potrebbe esser altrimenti), è la modalità espressiva, il come si arriva alla risata e alla situazione tragicomica e grottesca. Lo scontro di due culture diverse (e estremizzate a fine parodistico) e il fraintendimento generato da esso è il motore che muove le vicende e rende sia le interazioni che i soliloqui uno spasso. Di nuovo c’è parte del contenuto ma soprattutto le idee: i personaggi ideati da Sacha Baron Cohen non ripetono mai uno sketch e trovano costantemente nuovi stimoli comici, sempre diversificati.

borat 2 recensione

Borat: Subsequent Moviefilm. Four by Two Films

Il sorprendente paradosso di Borat è questo. Una comicità forse superata, che però trova di continuo soluzioni originali nella scrittura e nella creazione dei momenti comici. Che crea e mette in scena trovate sempre fresche e non ricicla mai il vecchio. E in un periodo storico in cui tutto sa di revival e ci si adagia sugli allori di una comicità stantia e spolpata, il valore aggiunto sta nel proporre il vecchio con maschere nuove e autentiche. Merito soprattutto dell’interazione con i non-attori che qui assume connotati ancor più “documentaristici” e maieutici. Più estremi. Le reazioni spontanee e improvvisate, non recitate dagli ignari protagonisti, colpiscono forse più di ciò che è già scritto e ragionato. Ed è l’incontro/scontro tra gli attori e chi è colto di sorpresa (come nell’assurda scena del medico e del bambino o della convention di Pence) a generare il dissacrante cortocircuito tra finzione e realtà.

Il papà «più in gamba di tutta la terra piatta»

È un tipo di scrittura che fa perno sul metter in piedi una situazione talmente fuori dagli schemi da permettere, in un certo senso, di modellare sul momento la gag. La spinta propulsiva la dà ancora una volta un Sacha Baron Cohen che sembra non esser mai uscito da quel personaggio. Crea così quell’effetto nostalgia che punta sul farci ritrovare un vecchio amico che, a dispetto degli anni, torna spiazzandoci ogni volta di più. Ma la straordinaria destrezza comica dell’attore (sempre più vero e proprio sociologo oltre che artista a tutto tondo) è ravvisabile soprattutto nel momento in cui il suo alter ego non può mostrarsi in pubblico ed è costretto a mimetizzarsi e ad esser qualcun altro. C’è Cohen che imita Borat che imita prima Trump, poi un ebreo e così via. A testimonianza della capacità di stupire sempre con nuovi ed inaspettati espedienti.

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Borat: Subsequent Moviefilm. Four by Two Films

Ma l’elemento che stupisce sta nel nuovo. La figlia Tutar più che co-protagonista e spalla femminile, spesso ruba la scena al padre caricandosi sulle spalle il peso del film e delle gag che poi, comunque, tornano richiamano sempre Borat, punto di riferimento per il pubblico. Il loro rapporto, poi, regala quella piccola goccia di ben calibrato sentimentalismo che mancava al predecessore. È la trovata perfetta per portare su binari diversi un plot che, così come il prequel del 2006, era iniziato con ben altre premesse. E se non può più mostrare la vera faccia dell’America, che abbiamo negli anni imparato a smascherare, Borat mostra attraverso le folli vicende legate alla figlia quell’atteggiamento patriarcale radicato in una società che addita come “femminista” la volontà di emanciparsi e far carriera, senza però privarsi di giocare le sue carte scorrette («Dov’è il reparto “No significa sì”?»).

Lockdown alla kazaka – Borat 2, la recensione

È l’ambientazione della storia a giocare qui un ruolo fondamentale, sfruttando le vicende legate alla pandemia da Covid-19 per creare situazioni estreme e improvvisi twist narrativi. Il mondo contemporaneo così diverso da quello lasciato quattordici anni fa, dalle tragiche sparatorie nei luoghi di culto alla massiccia diffusione di smartphone, diventa così lo sfondo ideale per raccontare anche l’evoluzione della società dal primo film a quest’ultimo. Perché chi poteva immaginare che il proprietario dell’edificio davanti al quale Borat defecò nel 2006 sarebbe diventato uno dei più chiacchierati presidenti degli Stati Uniti? Perché oltre ad essere il primo vero grande film a tema lockdown, Borat – Seguito di film cinema è una delle migliori opere satiriche dell’ultimo decennio (insieme a The Interview e a Morto Stalin, se ne fa un altro). Alla fine di questa recensione di Borat 2 non si può che promuoverne la comicità esilarante e sempre originale.

borat 2 recensione

Borat: Subsequent Moviefilm. Four by Two Films

Essa però, per quanto riesca a non far mancare mai le risate, ha per forza di cose un sapore anacronistico. Mai fuori luogo o inadatta ma inevitabilmente dall’impatto inferiore rispetto al primo film – che nel 2006 si trovò al posto giusto al momento giusto. Anche se è chiaro che gli intenti, come i due film in senso lato, siano diversi. È però incredibile vedere come un prodotto che utilizza un’impostazione simile, riesca comunque nel 2020 a convincere pienamente e a far ridere di gran gusto, sfruttando nuovamente al meglio gli elementi caratteristici del contesto storico, politico e sociale. Borat è da sempre capace di svelare, attraverso il surreale e la derisione, il vero volto di una nazione. Perché il virus che mette ancora una volta in scena non è tanto il covid ma l’ignoranza. Tocca a noi combatterlo, come invita a fare l’esplicito cartello finale (Now Vote).

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Borat - Seguito di film cinema

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Sacha Baron Cohen sembra non aver mai abbandonato lo straordinario ruolo di Borat
  • L’innesto di una controparte femminile porta la storia su binari inesplorati
  • Battute, soluzioni narrative e gag sempre originali e nuove
  • La capacità di creare una comicità figlia del proprio tempo ma allo stesso tempo universale, sfruttando il contesto socio-politico nel migliore dei modi

Lati negativi

  • Chi non apprezza l’approccio comico dei personaggi di Sacha Baron Cohen, e soprattutto del primo film, non troverà certamente in questo secondo capitolo pane per i suoi denti

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