Brazil: la recensione dello sci-fi di Terry Gilliam

Brazil la recensione: Terry Gilliam ci immerge in un futuro distopico

Brazil recensione – Se amate Terry Gilliam non potete non vedere Brazil. Se non amate particolarmente Terry Gilliam non potete comunque non vedervi Brazil, perla cinematografica del lontano 1985. Il regista britannico immagina, o meglio prova a predire, un futuro distopico con un mondo che di umano ha ben poco. Le persone sono costrette a fare i conti con le burocrazie, a lavorare duramente ed essere sempre più schiacciati da futuristiche tecnologie all’avanguardia.

L’unica via di fuga da questa claustrofobica realtà rimane il sogno e l’immaginazione. Le metropoli sono come dei mostri di cemento grigio che fagocitano ogni giorno esseri umani la cui vita è ormai scandita da costrittive azioni automatiche e ripetitive. Spiccano nel cast diretto da Terry Gilliam i nomi di Jonathan Pryce (il protagonista Sam) e Robert De Niro. Di seguito la nostra recensione su Brazil, unico e grottesco sci-fi anni ’80 che vi consigliamo assolutamente di recuperare.

Brazil recensione

“Da qualche parte nel ventesimo secolo” le persone sono costrette a vivere in un mondo brutale ed altamente tecnologico dove l’umanità ha da tempo perso la sua battaglia contro una realtà fatta di burocrazie, regole, procedure e protocolli… Sam Lowry (Jonathan Pryce) è un impiegato al Ministero dell’Informazione. Le sue giornate oscillano da noiosi e ripetitivi impegni lavorativi a sogni ad occhi aperti dove si libra nel cielo grazie ad un’armatura alata. In questi voli immaginari ricorre il salvataggio di una bella e misteriosa fanciulla, di cui si innamora follemente.

Brazil recensione

Un giorno Sam viene incaricato di correggere un errore di stampa che ha comportato uno scambio di persona. Purtroppo il suo intervento arriva troppo tardi; infatti, l’innocente Archibald Buttle, identificato al posto del vero assassino Archibald Tuttle, è stato già catturato, torturato ed accidentalmente ucciso. Sam avrà il delicato compito di risarcire la povera vedova del sig. Buttle. Allo stesso tempo crede di aver visto nella vita reale la fanciulla che incontra sempre nei suoi sogni. Inizia quindi ad indagare per risalire ad un’identità…

Brazil recensione, analisi in breve

Ad oggi sono tanti i film che ci propongono una visione futuristica abbastanza catastrofica, con un mondo governato dalle tecnologie invece che dalle persone. Dal cult Blade Runner di Ridley Scott (1982) al suo seguito Blade Runner 2049 (2017), passando per i vari Atto di Forza (1990), Demolition Man (1993), District 9 (2010) e via dicendo… Brazil, 1985, è uno dei precursori più significativi di questo tipo di genere fantascientifico. Il film fa parte della “trilogia dell’immaginazione“, preceduto in ordine cronologico da I banditi del tempo (1981) e seguito da Le avventure del barone di Munchausen (1988).

Se ci guardiamo un attimo intorno possiamo affermare con assoluta certezza che in un certo senso Terry Gilliam l’aveva vista giusta. Tecnologie (smartphone e tablet in primis), burocrazie e routine lavorative hanno ridotto l’uomo moderno ad una forma di schiavitù mai vista prima. Brazil ruota intorno al concetto di un uomo schiavo, costretto a eseguire una serie di azioni, procedure e protocolli al punto che tutto perde di senso. Lo spirito della pellicola di Gilliam interpreta tutto in chiave umoristica e grottesca, ma il messaggio è serio, realistico e raccapricciante.

Nel futuro in cui si trovano i nostri Robert De Niro e Jonathan Pryce la libertà arriva solo in sogno, unico strumento rimasto in mano alle persone per sfuggire al grigiore della vita quotidiana. Ed è proprio una fotografia ricca di toni grigi in una scenografia fatta di uffici claustrofobici e stanze poco illuminate a suggerirci la condizione di schiavitù in cui è caduto l’uomo. I colori delle sequenze oniriche riportano speranza e vita agli occhi dei personaggi e dello spettatore.

Brazil recensione: le interpretazioni

Di fondamentale riuscita al film è l’interpretazione di Jonathan Pryce, attore perfettamente ritagliato nel ruolo del protagonista Sam Lowry, un onesto impiegato senza poteri speciali e con tanta voglia di sognare. Tutto il peso della storia è sulle sue spalle, ma Pryce ha recitato dannatamente bene il ruolo che gli è stato assegnato. Meno significativo ed incisivo sulla storia (ndr per questioni di copione) il personaggio interpretato da De Niro, il ricercato Archibald Tuttle. Il film abbastanza longevo (132 minuti, 142 nella versione director’s cut) ha una trama piuttosto articolata, e si regge su una sceneggiatura originale e veramente ben scritta.

Brazil recensione: conclusioni

Se siete arrivati a leggere fino a questo punto avrete di certo capito il nostro parere fortemente positivo su Brazil di Terry Gilliam. Una pellicola che vi consigliamo vivamente di recuperare qualora non l’aveste ancora fatto. Nonostante tutto non ci sentiamo di consigliare la visione proprio a tutti. Bisogna quantomeno “digerire” il genere fantascienza ed essere pronti a vedere un film abbastanza lungo, soprattutto nella sua versione originale di quasi 2 ore e 30 minuti.

Il tipo di humor proposto inoltre, talvolta puramente comico talvolta grottesco, potrebbe non essere di gradimento per tutti, specie in un film di questo genere. I toni della vicenda infatti sono nettamente differenti rispetto ad altri film appartenenti allo stesso genere, come il già citato Blade Runner ad esempio. Nonostante questo siamo sicuri che il film è in grado di abbracciare i gusti di un largo pubblico, lasciando veramente qualcosa dentro a fine proiezione.

 

Voto finale - 8

8

The Good

  • Regia, sceneggiatura, scenografia
  • Personaggi ed interpretazione
  • Significato

The Bad

  • Troppo lento in alcuni punti
  • Genere, humor e longevità non per tutti

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1 commento

  • andrea ha detto:

    perché longevo? non si dice lungo??? longevo in realtà lo è perché sta durando nel tempo come film cult

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