C’era una volta il crimine: recensione dell’ultimo capitolo della trilogia di Massimiliano Bruno
C'era una volta il crimine è il terzo capitolo della saga di Massimiliano Bruno iniziata con Non ci resta che il crimine
C’era una volta il crimine, di cui vi proponiamo la nostra recensione arriva al cinema, dopo Non ci resta che il crimine e Ritorno al crimine, con la banda del crimine più famosa. Diretto ancora una volta da Massimiliano Bruno, la pellicola vede come attori principali Giampaolo Morelli, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi – i tre protagonisti della storia – accompagnati da Carolina Crescentini, il regista stesso, Edoardo Leo e Giulia Bevilacqua. Il loro obiettivo, questa volta, è quello di rubare la Gioconda ai francesi negli anni della Seconda Guerra Mondiale e di Hitler al potere. Come successo nei primi due capitoli, però, le cose non sono andate come ben speravano i protagonisti e prima di tornare ai nostri tempi hanno dovuto affrontare non poche peripezie.
C’era una volta il crimine riprende la sua storia dopo gli eventi del secondo capitolo. Dopo ciò che hanno dovuto sopportare nei precedenti film, Moreno e Giuseppe hanno ancora voglia di investire i loro soldi per poter ottenere molto di più, non solo la ricchezza, anche la fama e la gloria. Decidono quindi di approfittare dei viaggi nel tempo per catapultarsi nel 1943, con l’obiettivo di rubare la Gioconda ai francesi, tornare a casa e guadagnare un bel po’ di fortuna dal loro gesto. Dopo aver reclutato nella loro banda anche Claudio Ranieri – professore di storia e massimo esperto del periodo della Seconda Guerra Mondiale – tentano uno dei colpi più grossi mai fatti: riportare a casa la Gioconda, ancora in mano dei francesi. È così che inizia il film di Bruno ed è così che l’obiettivo della banda si esaurisce nel tempo dei titoli di testa. Attraverso l’utilizzo di una sigla realizzata come se fosse la successione di una storia a fumetti, la Gioconda viene rubata in un baleno. Un gioco da ragazzi, se non fosse che le cose – a causa della distrazione dei tre – si trasformano radicalmente e diventa sempre più difficile tornare a casa nel 2022.
Indice
- L’incontro tra i vecchi e nuovi personaggi
- Il tema dell’amicizia messo da parte per parlare di storia
- Dopo un secondo capitolo deludente, il terzo risolleva le sorti della trilogia
L’incontro tra i vecchi e nuovi personaggi – C’era una volta il crimine recensione
Se il pubblico era già abituato all’essere troppo sbadati dei due personaggi principali interpretati da Gianmarco Tognazzi e Marco Giallini, ora conoscono nuovi personaggi, in particolare quelli interpretati da Giampaolo Morelli e Carolina Crescentini. Giampaolo è Claudio Ranieri, cugino di Heather (Giulia Bevilacqua), uno storico che servirà a orientarsi all’interno di un’epoca tanto studiata a scuola eppure così poco conosciuta. Adele, invece, è una donna del 1943 che collaborerà con la banda per il raggiungimento (senza troppi spoiler) di un proprio obiettivo personale. I due personaggi riescono ad amalgamarsi bene all’interno della storia. Morelli, che sembra essere a proprio agio in questo genere di film, gioca su un terreno che è completamente suo e sa come dosare le proprie battute e capire quando è il momento di far ridere e quando invece di dare spazio agli altri. L’essere altezzoso del suo personaggio si mescola bene con il fattore comico dell’attore, che in questo ultimo capitolo della saga sa come lasciare il segno. Il personaggio di Carolina Crescentini invece dà un po’ più di spessore alla pellicola in sé, dando alla comicità degli eventi anche quel peso storico e drammatico che nell’insieme non stona.
Tognazzi e Giallini, invece, si riconfermano una buona coppia. Se nello scorso capitolo avevamo scoperto l’emotività di Moreno che si sviluppa e si esaurisce in quest’ultimo lungometraggio, questa volta analizziamo la sfera emotiva di Giuseppe, un uomo che riesce a mostrare le sue diverse sfaccettature. Se Moreno scopre la sua emotività, Giuseppe acquisisce invece una diversa sicurezza in sé. Da codardo qual era nel primo capitolo, lo vediamo ora districarsi in situazioni molto difficili per poter salvare se stesso e i suoi amici. Buono Massimiliano Bruno, non solo come regista in questo caso, ma soprattutto come attore, che si rivela essere ancora una volta un’ottima spalla. Il classico nerd che in qualche modo riesce a risolvere tutti i problemi della banda, cadendo però comunque nella crisi più totale prima di trovare la soluzione. Menzione meno positiva per Giulia Bevilacqua, che si rivela davvero poco credibile nel ruolo della donna tutto d’un pezzo, la mangiauomini dai vestiti dark, cattiva e senza un’anima a cui chiedere aiuto quando si tratta di confrontarsi con i propri sentimenti.
Il tema dell’amicizia messo da parte per parlare di storia – C’era una volta il crimine recensione
Per quanto riguarda il tema dell’amicizia, che è molto presente nei primi due capitoli della trilogia, in questo film viene messo un po’ da parte a favore di altri argomenti, come l’alternanza delle epoche, tra il mondo di oggi e quello del 1943. In particolare, viene esplorato questo anno unico nel suo genere con un’ironia particolare, che non infastidisce il pubblico, ma anzi lo porta a ridere delle situazioni tragicomiche in cui sono coinvolti i personaggi, per poi riflettere anche su alcuni dei momenti realmente accaduti e che hanno coinvolto la storia del nostro Paese. Iconiche sono le rappresentazioni – una visiva, l’altra solo attraverso una chiamata telefonica – dei due dittatori di quel periodo, Mussolini e Hitler, presi in giro dai personaggi senza però mai offendere il rigore storico del passato.
Se tutto il resto della storia viene trattata con rispetto dal regista, i due dittatori – che all’apparenza sono illustrati con estrema riverenza dai tre personaggi protagonisti – sono gli unici due a essere presi in giro. Si spiega attraverso l’ironia quello che di sbagliato il dittatore italiano e quello tedesco hanno fatto nel corso della Seconda Guerra Mondiale, senza scadere nel ridicolo, ma anzi utilizzando l’escamotage della risata per spiegare nella maniera di Massimiliano Bruno una delle tante sfaccettature di questo periodo storico.
Dopo un secondo capitolo deludente, il terzo risolleva le sorti della trilogia – C’era una volta il crimine recensione
C’era una volta il crimine è un film che chiude la trilogia del regista Bruno. Il primo film – Non ci resta che il crimine – introduceva un mondo nuovo, in cui si mescolavano il tema del viaggio nel tempo, le risate e i temi della criminalità e dell’amicizia, confezionando un prodotto che strappava un sorriso e riusciva nel suo intento di essere una commedia ben strutturata. Il secondo film – Ritorno al crimine – come un po’ tutti i secondi film delle trilogie, è risultato un po’ sottotono rispetto al suo predecessore. Sarà stato perché non ha avuto il successo meritato perché trasmesso solo in tv e non al cinema, sarà stato probabilmente a causa del periodo difficile in cui è stato rilasciato (in piena pandemia da Covid-19), in cui nessuno aveva davvero voglia di ridere.
Sta di fatto che quel secondo capitolo aveva abbassato un po’ per tutti le aspettative di ciò che il pubblico avrebbe potuto vedere nel capitolo finale. Invece C’era una volta il crimine ha alzato la curva di gradimento, tornando agli albori del primo film, non pretendendo molto dalla storia, dagli attori e dalla resa finale, ma regalando comunque allo spettatore un paio di ore di relax totale, lontano dalle proprie crisi esistenziali, lasciando un bel sorriso sul volto e dimostrando che a volte per farsi una risata non servono grandi battute. A volte tutto ciò che serve è la semplicità.
C'era una volta il crimine
Voto - 6
6
Lati positivi
- Giampaolo Morelli gioca su un terreno che conosce e sa come dosare le proprie battute, l’essere altezzoso del suo personaggio si mescola bene con il fattore comico dell’attore
- Carolina Crescentini dà spessore alla pellicola, dando alla comicità degli eventi anche quel peso storico e drammatico che non stona nell’insieme
- Viene esplorato il 1943 con un’ironia particolare, che non infastidisce il pubblico, ma anzi lo porta a ridere delle situazioni tragicomiche in cui sono coinvolti i personaggi
- C’era una volta il crimine ha alzato la curva di gradimento, tornando agli albori del primo film, non pretendendo molto dalla storia, dagli attori e dalla resa finale, ma regalando comunque allo spettatore un paio di ore di relax totale
Lati negativi
- Giulia Bevilacqua è poco credibile nel ruolo della donna tutta d’un pezzo, la mangiauomini dai vestiti dark, cattiva e senza un’anima a cui chiedere aiuto quando si tratta di confrontarsi con i propri sentimenti