Caleidoscopio: recensione della serie heist di Netflix
Un esperimento riuscito che coniuga la passione per il crime con una storia interattiva dai molteplici punti di vista
Netflix ci riprova con una serie che mette in mano allo spettatore le sorti (più o meno) della propria narrazione. Una cosa simile, prima di Caleidoscopio il cui nome è già tutto un programma, l’aveva proposta una puntata di Black Mirror. Ma se per Black Mirror: Bandersnatch si potevano scegliere alcune delle azioni del protagonista il cui finale variava a seconda delle risposte date, Caleidoscopio propone un format completamente differente.
Punto di partenza dell’idea di Henry Garcia è un fatto di cronaca risalente all’ottobre del 2012, quando l’uragano Sandy si è abbattuto su New York portando al ritrovamento di settanta miliardi di dollari in obbligazioni. Un aneddoto curioso che è diventato l’evento cardine della folle rapina raccontata in Caleidoscopio.
Indice
Trama – Caleidoscopio, la recensione
Caleidoscopio ha un’anima innovativa che, come punto di partenza, ha una storia perfetta per gli appassionati degli heist movies. Il sottogenere heist è tra i più affascinanti grazie alla capacità di descrivere una truffa o una rapina e tutto quello che ne consegue, mettendo in evidenza il rapporto tra i criminali, l’organizzazione e quello che avviene dopo. In cui, spesso, il colpo in sé per sé è un evento meno interessante di tutto quello che gli gira attorno.
È anche il caso di Caleidoscopio. La serie si dipana in venticinque anni e coinvolge otto personaggi coinvolti nella rapina del secolo: Leo Pap (interpretato da Giancarlo Esposito), la mente dietro al colpo e il collante che unisce tutti gli altri; l’avvocata e scaltra ladra Ava Mercer, l’esperta in chimica ed esplosioni Judy Goodwin assieme al marito Bob Goodwin, una testa calda incline alla violenza ma estremamente bravo a scassinare vari tipi di casseforti. A completare il gruppo ci sono Stan Loomis, il braccio destro di Leo, e Hannah Kim, esperta in sicurezza digitale, che lavora alla SLS.
Le combinazioni possibili – Caleidoscopio, la recensione
La rapina ai danni della SLS è raccontata tramite una pluralità di punti di vista, così come suggerisce il titolo. L’idea di una miriade di parti colorate, collocate in uno stesso tubo, che ogni volta che viene ruotato produce sempre un’immagine psicodelica differente non poteva rappresentare meglio l’essenza di Caleidoscopio. Gli episodi -che non seguono un ordine preciso e i cui titoli sono colori – possono o no seguire un filo più o meno logico, ma sta allo spettatore decidere.
Dopo una breve introduzione data dall’episodio Nero, non c’è un modo giusto o uno sbagliato con cui approcciarsi a Caleidoscopio: si può seguire l’ordine cronologico della vicenda (Viola, Verde, Giallo, Arancione, Blu, Bianco, Rosso, Rosa); scegliere di vederla così come la propone Netflix la cui disposizione la decide un algoritmo oppure scegliere a sentimento leggendo la breve trama riportata dalla piattaforma.
Un esperimento riuscito – Caleidoscopio, la recensione
Qualsiasi scelta faccia lo spettatore, le combinazioni casuali e possibili che Garcia propone nascono dall’unione di tasselli apparentemente slegati tra di loro che solamente pian piano mostrano il piano che il creatore ha in mente. Una scelta azzardata nata da un’idea non originale, ma di difficile applicazione. Come Bandersnatch ci ha insegnato, non sempre le serie interattive sono facili da gestire.
La vera sfida per Caleidoscopio era riuscire a restare sempre coerente a se stessa, essere comprensibile da chiunque a seconda dell’ordine degli episodi scelti senza essere troppo ripetitiva. Grazie ad una scrittura elegante e a un montaggio che fa un lavoro egregio, Caleidoscopio è un esperimento riuscito e godibilissimo. La serie riesce a restare coesa grazie ad un incipit affascinante e a una storia intrigante. Si passa dal sapere di più del passato che accomuna Leo e Stan, ai retroscena della vita di Stan e Judy fino alla rapina (l’episodio Bianco, il vero caposaldo dello show) e alle ripercussioni che i personaggi subiscono.
In conclusione – Caleidoscopio, la recensione
Caleidoscopio è supportata da una scrittura che mette in primo piano i personaggi, le loro backstories e l’arco di evoluzione comprensibile in qualsiasi ordine venga vista la serie. La struttura portante, la trama orizzontale, non sarebbe così riuscita se la storia alla base non fosse così accattivante e non riprendesse molti degli elementi più apprezzati dagli heist movies o dalle crime stories. Oltre alla produzione ambiziosa, un plauso va anche al ventaglio di cast tra cui svetta Giancarlo Esposito, la recitazione è l’altra chicca della serie e punto saliente dell’itera narrazione.
Ogni episodio sceglie di focalizzarsi su un singolo personaggio, trasformando così le aspettative, che diventa il protagonista di turno e ha l’occasione di spiccare tra gli altri e di caratterizzare la propria identità. Caleidoscopio passa velocemente dall’umorismo nero (con una chiara citazione a Le Iene) al dramma, dal cinismo graffiante a una sfumatura più ottimistica dell’intera vicenda e di tutto quello che accadrà dopo.
Caleidoscopio
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- L'ottima inventiva e il montaggio che rende la serie un'esperimento riuscito
- La scrittura dei personaggi