Chiedimi se sono felice – Recensione del film con Aldo Giovanni e Giacomo
Recensione di Chiedimi se sono felice, terzo film del trio comico Aldo Giovanni e Giacomo
Non fatichiamo a definire Aldo Giovanni e Giacomo dei veri e propri simboli della commedia italiana. Negli anni novanta il trio composto dai due milanesi Giovanni e Giacomo e dal palermitano Aldo ha saputo segnare più generazioni, dai più giovani ai più adulti. Attraverso una comicità universale e leggera, i tre hanno saputo conquistarsi un posto nell’olimpo dei comici italiani.
Chiedimi se sono felice – Recensione del film con Aldo Giovanni e Giacomo
La storia di Aldo e Giovanni e Giacomo
Aldo Giovanni e Giacomo, dunque, non hanno bisogno di alcuna presentazione. Trio comico formato quasi per caso dalla passione per il cabaret, Aldo Giovanni e Giacomo si sono imposti anche nel panorama televisivo e cinematografico durante gli anni novanta. Dopo vari spettacoli di cabaret di grandissimo successo i tre comici decidono di fare il passo successivo e di buttarsi in tv: Tel chi el telun, I corti , Mai dire; la lista di apparizioni del trio nelle televisioni degli italiani è difficile da delineare. Ciò che è certo è che il successo televisivo catapulta i tre verso il cinema.
Escono dunque Tre uomini e una gamba e Così è la vita. Ed il successo del trio si ingigantisce. Tre uomini e una gamba, in particolare, è universalmente riconosciuta come uno dei film di esordio più visti e apprezzati in Italia. Così è la vita, dal canto suo, rappresenta un buon esperimento dei tre nel tentare soluzioni narrative più originali. Ma è con Chiedimi se sono felice che il trio raggiunge il suo apice artistico: Chiedimi se sono felice non è solo il miglior film del trio, ma è anche una delle migliori commedie italiane.
Sei felice?
Messa da parte la parentesi “surrealista” di Così è la vita, Aldo Giovanni e Giacomo tornano in scena per portare nello schermo ciò che gli riesce meglio: essere naturali. Chiedimi se sono felice è un film iperrealista. Non ci riferiamo, chiaramente, al realismo pasoliniano o della letteratura di Verga. Il realismo in questo caso riguarda le interazioni umane e i valori come l’amicizia, l’amore e le crisi di questi.
Questo realismo lo si deve alla maestria dei tre nel far coincidere i propri panni con quelli dei protagonisti dei film. Che, non per caso, portano anche i loro nomi e cognomi. Il tutto senza alcun filtro narrativo se non quello imposto dalla trama. Ciò che si vede sullo schermo, insomma, è qualcosa che potrebbe accadere davvero ai tre amici. Come anche a qualunque altro gruppo di amici.
Tu la conosci Marina?
Come in molte le amicizie fra uomini, solide ed apparentemente indistruttibili, l’equilibrio dei tre amici viene turbato dall’entrata in scena di una donna nelle loro vite. E come, nei primi due film, anche qui la musa del trio è la bravissima Marina Massironi. L’amicizia messa in crisi dall’amore. L’amore messo in crisi dall’amicizia. Il film ha la capacità di trattare questi temi con una leggerezza mai banale. Leggerezza che non deve essere confusa con la superficialità. Anzi: la bravura dei tre è stata quella di essere talmente naturali da riuscire a farci immedesimare in ognuno dei personaggi oltre che a compatirli e comprenderli.
Le 500 lire nel carrello!
Nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile se alla base del film non ci fosse stata una scrittura sapiente della trama e dei dialoghi. Trama che, va da sé, è molto lineare e quasi prevedibile. Il che rende ancora più encomiabile il lavoro svolto: nonostante una trama apparentemente banale, infatti, i dialoghi e le gag riescono sempre a tenere altissimo il livello di comicità. E, d’altro lato, sono le situazioni di vita quotidiana dei tre ad essere mostrate in maniera credibile e condivisibile dal pubblico. I sogni condivisi con i propri compari, le serate spensierate, l’amore, il tradimento di un amico: sarà impossibile non identificarsi nei tre protagonisti.
Come già detto, tecnicamente c’è poco da aggiungere: corredata da una regia solida e molto fluida e da una recitazione molto semplice e naturale, è la scrittura dei dialoghi a fare da padrona nel film. Tempi comici azzeccatissimi, volgarità ridotta all’osso e mai decontestualizzata, utilizzo dello stereotipo terrone/ polentone utilizzato in maniera mai offensiva o fine a sé stessa. Oltre a bravissimi attori comici, dunque, i tre cabarettisti si sono dimostrati degli ottimi sceneggiatori.
Un classico della commedia italiana
Alcune scene del film sono diventate delle vere e proprio icone e molte gag sono diventate dei tormentoni linguistici. Basti pensare alle 500 lire nel carrello, a Teorema, a “Giacomo guarda, ci sono le paperelle”, acqua gassata a garganella. Si potrebbe andare avanti per altri 100 righi almeno, ma non ce ne sarebbe bisogno.
Corredato da una colonna sonora sulla quale spiccano alcune bellissime canzoni di Samuele Bersani, Chiedimi se sono felice è un gioiello della commedia italiana. Un film come non se ne fanno più e che, riguardato oggi, non può che far venire un dolce senso di nostalgia per chi, come molti di noi, hanno visto il film da piccoli o da giovani. Una pellicola capace di rievocare un tipo di comicità vero, che non ha bisogno né di volgarità né di situazioni inverosimili. Un film che ci fa capire che per creare un buon prodotto bastano poche buone idee e tanta voglia di far divertire con semplicità e spensieratezza.
Chiedimi se sono felice recensione
Voto - 9
9
Lati positivi
- Comicità mai volgare
- Dialoghi ben scritti e memorabili
- Marina Massironi
- Personaggi empatici e credibili