Disincanto 4: recensione della serie animata creata da Matt Groening
I sovrani più improbabili di sempre devono riprendere le redini del regno prima che scoppi (letteralmente) l'inferno
Matt Groening è noto a tutti come il creatore dei Simpson, qualcun altro lo ricorda per Futurama, ma nessuno cita mai Disincanto. Dopo aver esplorato le contraddizioni della società contemporanea e accennato all’infinito potenziale del futuro, si è arrivati infine al buio Medioevo; un mondo fatto di misteri, intrighi, magie e persino qualche gadget stranamente futuristico. Disincanto però, a differenza delle altre due serie, non è mai riuscita ad affermarsi pienamente pur avendo tutto il potenziale necessario. Disincanto 4, di cui vi proponiamo la recensione, ci aiuta a farci un’idea più chiara sulla situazione, rendendo evidenti le reali qualità della serie e i difetti più limitanti.
La terza stagione aveva posto le basi per una crescita, un punto di svolta che permettesse di intraprendere una direzione più decisa e rivelasse la vera natura della serie. Arrivati a questo punto possiamo dire che non è andata proprio in questo modo, ma tutto sommato possiamo ritenerci soddisfatti. Disincanto 4 è il diretto seguito della terza parte, nel senso che insieme alle 10 puntate precedenti forma un’intera stagione. Il rilascio annuale su Netflix ha infatti spezzettato le 2 stagioni in 4 parti che a causa della pandemia hanno subito anche dei ritardi. Se quindi alcune storyline della precedente “stagione” trovano una temporanea conclusione, il regno di Dreamland è ancora avvolto nel mistero.
Indice
Trama: una situazione infernale – Disincanto 4 recensione
Alla fine della terza parte Bean, Luci ed Elfo si trovavano in una situazione infernale. Il demone Luci era stato decapitato da un misterioso ascensore diretto verso l’Inferno, sul quale Bean, rapita da sua madre, si trovava per andare a sposare niente di meno che il Diavolo. Elfo nel frattempo era stato rapito dagli orchi che avevano attaccato il regno, mentre re Zog, in preda alla pazzia, era in viaggio verso il manicomio. In una situazione del genere racimolare i pezzi non è facile, ma nel mondo di Disincanto con le sue assurde regole, tutto è possibile. Bean, sfuggita al Diavolo, è pronta a tornare al regno insieme a Luci, a cui sono spuntate le ali, ed Elfo, che ha scoperto le proprie origini. L’ingresso dei tre non è però così trionfante e nel giro di poco le cose precipitano di nuovo.
In assenza di re e principessa, i misteriosi maghi Floyd e Becky hanno preso il controllo del regno; nel mentre il popolo sotterraneo dei Trog sussurra la leggenda di una miracolosa salvatrice. Gli Elfi, dopo aver scoperto che Dreamland è in realtà il loro regno perduto, si preparano all’attacco e infine la perfida Dagmar pianifica la sua prossima mossa. Con così tanti nemici, così tanti misteri e così tante oscure profezie, Bean ed i suoi amici dovranno rinunciare a sbronzarsi per un po’ se vorranno salvare il regno e scoprire la verità.
Vizio di forma – Disincanto 4 recensione
Disincanto 4 conferma le impressioni positive della parte precedente ma lascia ancora dubbiosi sul futuro della serie. Matt Groening ha sempre detto di aver pensato lo show ispirandosi a saghe quali Il Signore degli Anelli e Game of Thrones e trattandosi di un fantasy il tutto è sembrato piuttosto ovvio. Arrivati alla 4ª parte, o al finale della 2ª stagione, è chiaro che il riferimento non era solo alla componente estetica ma anche per quanto riguarda la progressione narrativa. Uno dei problemi della prima stagione era l’assenza di una trama forte e trainante che sembrava essere la principale novità rispetto agli show precedenti. Con la seconda parte è stata aggiunta carne al fuoco e la terza ha ingranato la marcia con 10 episodi tutti incentrati sulla progressione della storia. Il punto è che, proprio come accade in GoT e LOTR, il tutto procede molto lentamente.
Se considerate come un’unica stagione, le prime due parti non danno che un assaggio del mondo abitato dai personaggi e della trama vera e propria; mentre con la 2ª stagione (3ª e 4ª parte), la storia ha preso lo slancio e man mano i personaggi e le storyline si sono moltiplicate. Bean, Elfo e Luci sono i tre protagonisti ma il roster di comprimari si è allargato, ramificandosi pian piano con lo scorrere degli episodi. Il problema principale è però proprio lo scorrere degli episodi che, come la storia, prosegue lentamente. In 4 anni abbiamo avuto due stagioni spezzettate in 4 parti che se rilasciate insieme avrebbero dato sin dall’inizio un’idea chiara della serie e della direzione che volesse intraprendere. Dilazionati in un periodo di tempo così lungo questi 40 episodi hanno perso di forza e probabilmente tutto ciò spiega anche lo scarso interesse da parte del pubblico.
Tutto bello finché dura – Disincanto 4 recensione
Disincanto si è rivelata finalmente per la propria natura ed ora che tutto è più chiaro non possiamo far altro che volerne di più. In questa 4 tranche di episodi la storia principale ha fatto numerosi balzi avanti, intrecciandosi bene con le trame secondarie. I personaggi sono in costante evoluzione, seppur lentamente, e finalmente viene data qualche risposta agli infiniti quesiti posti in passato. Ovviamente ben poco è spiegato, ma basta per accrescere il nostro interesse. Come già detto in questa recensione, Disincanto 4 dà tante conferme su quanto di buono si era visto negli episodi precedenti ma arrivati alla fine è difficile ritenersi sazi ed aspettare con tranquillità l’anno prossimo. Le puntate scorrono ad un ritmo incredibile e purtroppo la durata non è sempre uguale. In alcuni casi si arriva addirittura ai 17 minuti scarsi, nonostante in passato la media fosse di 30 minuti.
La serie manifesta la sua natura di seconda parte di una macroscopica stagione mettendo il turbo agli eventi che sembrano svolgersi di fretta. Alcune vicende sono liquidate con deus ex machina improbabili (ma esilaranti), mentre ci sono personaggi che appaiono e scompaiono solo quando comodo alla trama. In conclusione, arrivati fin qui Disincanto ha ampiamente dimostrato il suo potenziale e confermato la continuità creativa e la vena comica delle precedenti serie di Groening. La progressione lenta della trama orizzontale, in passato quasi assente, è poi una caratteristica interessante che purtroppo va in netta contrapposizione con la lentezza relativa al rilascio degli episodi. Disincanto, pur con i suoi limiti, è una serie meritevole e speriamo soltanto abbia il successo necessario affinché possa continuare fino alla fine, che a quanto pare non sembra essere lontana.
Disincanto 4
Voto - 8
8
Lati positivi
- La serie è in costante crescita, i personaggi evolvono e le trame si ramificano
- L'ironia ed il sarcasmo degli show creati da Groening colpisce ancora
Lati negativi
- La "lenta progressione", seppur interessante, potrebbe essere un limite per qualcuno
- Alcuni episodi durano troppo poco arrivando ai 17 minuti scarsi