Disobedience: recensione del film con Rachel Weisz e Rachel McAdams
Sebastián Lelio racconta la storia di un inusuale triangolo amoroso
Disobedience recensione. Sebastián Lelio dirige con maestria Rachel Weisz e Rachel McAdams in questo intenso film drammatico. È stato presentato al Toronto International Film Festival il 10 settembre 2017, in Italia il film verrà distribuito il 25 ottobre 2018. La pellicola è la trasposizione cinematografica dell’omonimo best seller scritto da Naomi Alderman.
Il film è un lungo viaggio all’interno della comunità ebraica ortodossa visto con gli occhi di chi però si sente escluso da essa. L’oppressione e la paura accompagneranno i protagonisti e lo spettatore alla scoperta di regole ed imposizioni sconosciute ai più. L’amore, quello vero, sarà il faro che guiderà i personaggi attraverso questo tortuoso e doloroso racconto.La visione di questo film è consigliata a tutti coloro che sono in cerca di emozioni forti e complesse. Attraverso una regia precisa e accurata e una recitazione eccellente la battaglia delle protagoniste diventerà la battaglia dello spettatore. Un film sulla libertà, intesa in tutte le sue diverse forme, prima di tutto sessuale ma anche di espressione. Ognuno dei tre protagonisti lotterà fino allo stremo per poter affermare la propria identità.
Indice
Disobedience: trama del film di Sebastián Lelio
Il racconto è ambientato nella comunità ebraica ortodossa della Londra dei nostri giorni. Una delle protagoniste della storia è Ronit, ragazza emancipata e anticonformista che torna a casa per assistere al funerale del padre. Quest’ultimo, rabbino e guida spirituale dell’intera comunità, muore proprio mentre sta facendo un discorso sull’importanza della libertà. Il ritorno alle sue origini sarà più travagliato del previsto.
Ronit ritroverà Esti, timida giovane con la quale aveva avuto un amore giovanile. Proprio la scoperta da parte del padre di questa relazione illecita porterà la ragazza a fuggire il più lontano possibile. Esti verrà invece spinta a sposare Dovid, cugino di Ronit e allievo prediletto del Rabbino Rav. Il matrimonio viene visto come unica possibilità di cura per la giovane Esti, per far sì che torni sul percorso tracciato dai dettami della Torah.
L’imprevisto incontro riaccenderà la passione tra le due ragazze, obbligando Dovid a confrontarsi con una situazione del tutto nuova. Ognuno di loro sarà costretto a confrontarsi per la prima volta con il loro vero Io, prendendo decisioni fino a quel momento impensabili. La descrizione delle tradizioni, degli usi e dei costumi viene portata avanti con molta dovizia permettendo al pubblico di capire ciò da cui fugge Ronit e in cosa è rimasta intrappolata Esti.
Il racconto di un amore universale – Disobedience recensione
Nonostante l’ambientazione del film sia molto specifica la storia che viene raccontata è più che universale. Nascondersi a se stessi prima che agli altri per paura di essere giudicati e puniti è sicuramente una sensazione che molti hanno provato. I personaggi cercano di fuggire da quel che sono e che vorrebbero essere ma vengono di continuo messi di fronte alla realtà.
Un fotografia fredda sui toni del grigio si contrappone ad una passione sfrenata che minuto dopo minuto non può più essere arginata. I colori tenui e asettici con lo scorrere del film vanno sempre più a stridere con le emozioni dei protagonisti. Amore, rabbia incontrollata e lussuria prenderanno il controllo dei tre che non potranno altro che sottostare a questo flusso incontrollato di sensazioni nuove.
L’amore che viene raccontato non è il semplice amore romantico, grande risalto viene infatti dato anche all’Amore per Dio, a quello per i propri cari e più in generale all’amicizia. Il regista si è espresso a riguardo, affermando:
La storia esplora l’intero spettro di emozioni di Ronit, Esti e Dovid. Si sentono molto reali, vicini. Il contesto della comunità di ebrei ortodossi è certamente importante, ma il tema della storia è decisamente universale.
Punti di forza e punti deboli – Disobedience recensione
Il contesto in cui viene inserita la storia rappresenta sicuramente un punto di forza del film diretto dal regista premio Oscar. Nonostante la luce sotto la quale viene descritta la comunità ebraica sia per lo più negativa viene data la possibilità allo spettatore di addentrarsi all’interno di un mondo pressoché sconosciuto a chi non ne fa parte.
Il sonoro permette al pubblico di vivere la storia in prima persona. Il regista decide di dare grande risalto a rumori che altrimenti non sarebbero stati udibili. Una mano che carezza la barba, il tintinnio delle chiavi appese vicino la porta o il rumore dei tacchi sull’asfalto. Ad ognuno di questi elementi viene dato largo spazio, come se fossero essi stessi dei personaggi integrati ed attivi all’interno dello svolgimento dei fatti. Lelio stesso si esprime a riguardo sottolineando come:
Ci si sente come se si fosse seduti a cena e si stesse a letto con loro.
Il punto debole del film risiede sicuramente nella banalità della trama, scricchiolante in alcuni punti. Ai personaggi vengono fatte sudare sette camicie per arrivare a conclusioni che sono in realtà facilmente prevedibili. Le scelte effettuate dai protagonisti risultano essere spesso incongruenti con l’ambiente che li circonda. Più di una volta si metteranno nei guai in modo quasi inspiegabile agli occhi dello spettatore.
Proprio l’universalità della storia raccontata sembra rappresentare paradossalmente un altro difetto del film. Se si esclude la particolare ambientazione infatti si può notare come manchi di originalità e brio. Non sarà difficile infatti per gli appassionati del genere individuare altri film simili. Rimane comunque importante notare come la realizzazione tecnica sia ineccepibile e perfettamente godibile, sia dal punto di visto registico che attoriale.
Disobedience
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Regia, fotografia e sonoro
- Immersione all’interno della cultura ebraica
- Recitazione dei protagonisti
Lati negativi
- Trama scontata
- Mancanza di originalità