Django: recensione della serie tv western
Django è la nuova riscrittura dell'iconico cowboy curata da Francesca Comencini, un percorso intimistico di redenzione e vendetta.
Sembra strano parlare del western come un genere attuale, ma grazie ad uno sguardo nuovo e a un approccio differente questo genere dimenticato sta risorgendo dalle cenere. E con lui anche una rivisitazione dell’iconico personaggio di Django, il pistolero introdotto da Sergio Corbucci nel 1966 con il volto di Franco Nero.
Da allora sono stati molteplici gli spin off, i sequel e i nuovi volti che si sono susseguiti, storie che hanno dato vita a film iconici come Django Unchained di Tarantino. Nasce da questa unione per la riscrittura del western (nata con Il potere del cane e proseguita con Yellowstone e i suoi numerosi spin off, The English e That Dirty Black Bag) e l’amore per questo personaggio, Django – prodotta da Sky Studios e Cattleya Django – è ideata da Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli e i primi episodi sono diretti da Francesca Comencini.
Django (qui il trailer) è disponibile su Sky e Now Tv dal 17 febbraio con uscita settimanale.
Indice
La trama – Django, la recensione
Siamo nel 1872, sette anni prima è finita la Guerra di secessione che ha sancito la fine della schiavitù, ma gli afroamericani sono ancora vittime di discriminazione e di una società fortemente razzista. Ma non a New Babylon, una comunità fondata sul rispetto reciproco e sulla libertà fondata da John Ellis. Django (interpretato da Matthias Schoenaerts, noto per Red Sparrow e The Old Guard) raggiunge questa isola pacifica dopo essere stato un soldato con un passato traumatico alle spalle e si trova davanti una piccola società in cui le regole sono sovvertite rispetto al mondo esterno. Lì incontra Ellis e la sua famiglia, tra cui Sarah (Lisa Vicari, famosa per aver recitato in Dark), un’orfana tormentata che sembra condividere molto con il cowboy Django.
Il suo arrivo è accolto con fredda indifferenza che si trasforma in aperta ostilità quando batte il campione in carica della cittadina in un incontro di boxe. È questo il suo punto di partenza: un uomo malinconico che ripensa costantemente al suo passato, chiuso in una gabbia più mentale che fisica. A fare da contrappasso a New Babylon c’è Elizabeth Thurman (Noomi Rapace), fondamentalista religiosa che è pronta a qualsiasi cosa pur di punire i peccatori della città vicina Elmdale, ma che non vede l’ora di colpire con la sua furia divina New Babylon.
I personaggi femminili – Django, la recensione
Il Django di Francesca Comencini è un personaggio sfaccettato il cui bisogno di redenzione lo guida per tutta la serie, un cowboy dal passato traumatico che persegue il perdono come unico motivo di vita, soprattutto con sua figlia Sarah, l’indiscussa protagonista. Sarah è una donna intelligente e capace, padrona della sua vita fin dall’inizio, da quando decide di abbandonare il compagno all’altare e, sulla via di casa quasi a mo’ di ricompensa, scopre una fonte di petrolio che può ribaltare le sorti della sua comunità.
Questa scoperta porta speranza a New Babylon, ma scatena anche la rabbia cieca di Elizabeth interpretata da una Noomi Rapace che si sposa meravigliosamente nel personaggio, dando vita a una villain furiosa e crudele che crede fermamente nei suoi valori distorti e nel perseguire gli abitanti di New Babylon che reputa tutti peccatori da dover punire.
Revenge movie – Django, la recensione
In modo simile a The English e a molteplici prodotti con protagoniste femminili che affrontano la vendetta, la serie si ispira ai revenge movie evolvendo in una storia non solamente di vendetta, ma anche di potere dettato dalla voglia di cambiare un’America trafitta da un periodo storico importante quanto sanguinolento.
Non sempre queste donne sono dettate da valori o motivi nobili (abbiamo già parlato di Elizabeth e della sua furia religiosa), ma sono personaggi creati a tutto tondo, forti senza diventare stereotipati o delle caricature maschili a cui è stato solamente cambiato il genere. Django ha uno spirito riflessivo che porta tutti i personaggi, sia maschili che femminili, ad interrogarsi sia verso se stessi – e Django lo rappresenta meglio di tutti – che nei confronti di chi li circonda.
L’aspetto intimistico si rispecchia nella regia – Django, la recensione
Per rendere questo aspetto intimistico, Francesca Comencini ha utilizzato gli stilemi tipici del western. Pochi primi piani alternati a piani lunghi che esaltano le scenografie curate e le panoramiche che cristallizzano i protagonisti in delle ambientazioni desertiche e isolate.
Non da meno sono le scene d’azione che esaltano lo spirito dei character, sporchi di fango ed emaciati, in un vortice di emozioni che passano dal coraggio, all’intraprendenza, ma anche al tormento interiore e alla ricerca dei propri affetti che passa per la piena consapevolezza in se stessi. Alla fine Django non è solamente una storia di affetti e di famiglia, ma è soprattutto un percorso di redenzione e di fiducia ritrovata e cercata disperatamente.
Django
Voto - 7
7
Lati positivi
- La scrittura dei personaggi femminili
- La riscrittura di Django convince sotto molteplici punti di vista: dalla regia all'arco narrativo dei personaggi