Doctor Strange nel Multiverso della Follia: recensione del film Marvel di Sam Raimi
Il ritorno in grande stile di Sam Raimi dopo la trilogia di Spider-Man
Dopo quindici anni lontano dalla Marvel e nove distante dalla macchina da presa (Il grande e potente Oz è il suo ultimo lungometraggio), Sam Raimi torna a dirigere il secondo capitolo dedicato allo stregone supremo, Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Accanto a lui sono tornati volti noti del MCU – Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, Elizabeth Olsen interpreta Scarlet Witch dopo il successo di WandaVision – e di nomi nuovi come la giovane Xochitl Gomez nel ruolo di America Chavez.
Nel Multiverso della Follia riprende gli avvenimenti che hanno scosso il multiverso in Spider-Man: No Way Home, Doctor Strange si ritrova ad affrontare nuovamente la minaccia che porta con sé l’apertura di universi alternativi, con l’aiuto di nuovi e vecchi alleati.
Questo è il massimo che si può dire sulla trama senza cadere in spoiler di varia natura. È un film complesso, che colpisce fin dai primi minuti per la sua potenza visiva e per una struttura narrativa che si discosta dagli altri film della Casa delle idee.
Indice
- Sam Raimi è tornato
- Un film ibrido tra generi e forme
- Non solo jumpscare
- Un protagonista oscurato
- Il cinecomic d’autore
Sam Raimi è tornato – Doctor Strange nel Multiverso della Follia, recensione
Una delle prime preoccupazioni circa il ritorno di Raimi alla regia di un film Marvel è stata se la guida di Kevin Feige nei confronti del regista fosse più o meno rigida; se l’impronta stilistica di Raimi sarebbe stata chiara oppure offuscata dalla volontà di creare un cinecomics più simile a quelli precedenti e se la direzione artistica avesse preteso da lui un ritorno più in sordina. I dubbi vengono in fretta fugati: Sam Raimi è tornato.
In nel Multiverso della Follia coesistono due anime differenti. Ambientazioni caleidoscopiche, frammentate e meravigliose, scene d’azione coreografate egregiamente e di grande impatto oramai diventate un marchio di fabbrica della Marvel si passa velocemente a scene dal retrogusto horror dove il tocco originale del regista è onnipresente. Dal body horror fino allo splatter, le scelte registiche adottate sono incredibilmente audaci per un film Marvel, ma sono anche un piacevole ritorno per i fan del regista.
Un film ibrido tra generi e forme – Doctor Strange nel Multiverso della Follia, recensione
Questo secondo capitolo di Doctor Strange si va ad inserire alla perfezione in un mondo narrativo già collaudato in quanto richiama direttamente fatti ed eventi già accaduti. WandaVision funge da prologo, Stephen Strange è il medesimo protagonista che lo spettatore ha già approfondito in What If. La sua storia continua a girare attorno all’amore per Christine, ma anche ad una introspezione più profonda che deriva da una maggiore comprensione del suo passato e di come le azioni che lo hanno portato ad essere l’Avenger che è ora hanno delle ripercussioni che nemmeno immaginava.
Siamo di fronte ad un film ibrido che abbraccia differenti forme, generi e direzioni senza però risultare confusionario. Fin dai primi minuti si entra nel vivo dell’azione, facendo chiaramente comprendere la direzione dell’intero film: il Multiverso della Follia ha tanto da raccontare, molti tasselli da inserire e molti personaggi su cui vuole soffermarsi tanto che le poco più di due ore di visione risultano dense di avvenimenti.
La complessità della trama e dell’impatto visivo, così come è portato sullo schermo da Raimi, non risultano però un difetto. Ogni tassello è ben studiato, ogni scena è al suo posto e la sceneggiatura è lineare sebbene i personaggi siano molti, così come i nuovi universi presentati.
Non solo jumpscare – Doctor Strange nel Multiverso della Follia, la recensione
Con i suoi jumpscare, creature demoniache che assaltano lo spettatore, maledizioni e personaggi che prendono le sembianze di zombie, Doctor Strange nel Multiverso della Follia è una ventata d’aria fresca, un film che si differenzia notevolmente – e in meglio – rispetto ai film precedenti. Il forte impatto visivo si lega con l’intento di approfondire i personaggi, donando loro un’introspezione maggiore rispetto ai cinecomics precedenti. L’estetica rimane il grande pregio del film, il forte impatto visivo e le scelte registiche intraprendenti e innovative per un film Marvel valgono la visione sul grande schermo.
Ma Raimi non si ferma solo a giocare con l’estetica tipica dei cinecomic mista alla sua passione per l’horror. Il film ha come obiettivo creare per due dei personaggi chiavi del MCU un percorso univoco, un’evoluzione rispetto a come sono stati fino ad ora trattati.
Stephen Strange e Scarlet Witch non sono volti nuovi, i loro character sono già cari al pubblico affezionato e lo sceneggiatore Michael Waldron punta al voler approfondire la loro psicologia dal punto in cui li avevamo lasciati.
Un protagonista oscurato – Doctor Strange nel Multiverso della Follia, la recensione
E qui si presenta il difetto più grande del film, così tanto condensato che in poco più di due ore non riesce ad approfondire quanto vorrebbe. Wanda è il vero asso della manica, il suo arco narrativo è travolgente, spietato e talmente ben interpretato (Elizabeth Olsen dà il meglio di sé, superando perfino la sua splendida prova recitativa in WandaVision) da mettere in ombra il vero protagonista del film. Un difetto che si riscontra anche in America. Il suo debutto viene oscurato e non resta altro che una prima impressione di un personaggio di cui, alla fine, si sa veramente poco. Quel che lo sceneggiatore è riuscito a fare con Wanda, purtroppo, non ottiene il medesimo risultato con Stephen.
Come accennato, Strange si ritrova a percorrere – volente o nolente – il suo passato. Viene messo di fronte a dure prove e deve dimostrare di essere cambiato, di non essere la persona egocentrica ed egoista che tutti credono che sia. Raimi riesce in questa strada della redenzione, ma solamente a metà.
Il lungo percorso di Wanda mozza quello di Stephen che, al contrario della profondità psicologica con cui è trattata Scarlet Witch, risulta più superficiale. Ci sono tutte le carte in tavola necessarie, i nomi dietro al progetto sono pienamente in grado di creare un film innovativo e perfettamente equilibrato, ma il minutaggio strozzato ha impedito un più ampio respiro necessario per ampliare l’idea originale.
Il cinecomic d’autore- Doctor Strange nel Multiverso della Follia, la recensione
Raimi è riuscito nell’impresa non facile di coniugare un film d’autore con un cinecomic in modo nettamente diverso – se non opposto – di come aveva tentato Zhao con Eternals. La cifra stilistica del regista si sposa egregiamente con la direzione che la Marvel sta intraprendendo con i suoi progetti, senza però perdere il fascino dell’impronta stilistica del famoso regista. Un matrimonio d’amore che funziona grazie ai compromessi tra questi due mondi che si sono esaltati a vicenda.
L’horror di Raimi si incontra con un mondo fatto di supereroi, mantelli volanti e coreografie di combattimenti che si dipingono di rosso sangue, incontrando il genere splatter, restando comunque affascinanti e pop.
Il tutto è accompagnato da una Elizabeth Olsen in piena grazia, che fa si cala perfettamente nei panni del suo personaggio riuscendo, grazie anche alla macchina da presa che si sofferma sul suo volto quando la drammaticità lo richiede, a trasmettere allo spettatore una complessità tale da poter essere solo che apprezzata.
Una complessità che deriva anche dal passato della scrittura di Scarlet Witch che, prima di WandaVision, era solamente l’ennesimo personaggio femminile relegato ad essere il centro di una storia d’amore piena di cliché. Raimi e Olsen sono una coppia vincente che speriamo torneranno presto sul grande schermo.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia
Voto - 8
8
Lati positivi
- Il tocco inconfondibile di Sam Raimi alla regia
- Il forte impatto visivo
- L'arco narrativo di Wanda e l'interpretazione di Elizabeth Olsen
Lati negativi
- Lo spazio dedicato a Wanda è tolto all'approfondimento di Strange
- Il debutto di America che, per lo stesso motivo, rimane in sordina