Dolittle: recensione del film con Robert Downey Jr.
Come sarà andato il ritorno del folle veterinario sul grande schermo?
John Dolittle non è esattamente una figura sconosciuta. Nel 1967 fa la sua prima apparizione sul grande schermo, poi nel ’98 viene interpretato da Eddie Murphy, e negli anni successivi viene riproposto in molti sequel. Non stiamo certamente parlando di un personaggio che ha rivoluzionato il cinema, ma molti dei ragazzi cresciuti in quegli anni lo ricordano con grande affetto. In questa recensione vedremo l’ultima interpretazione del dottor Dolittle, personaggio che porta con sé tante risate. Tutti abbiamo visto, anche di sfuggita, almeno una volta in televisione una delle pellicole che lo vede protagonista. Un vero e proprio must nei sabato sera, che nostalgicamente rimpiangiamo.
Non tutti quanti, specialmente i più giovani, possono ricordarlo e, anzi, molti non hanno idea di chi possa essere questo personaggio. In questa rivisitazione si fa un salto indietro nel tempo, e si decide di far vestire i panni di Dolittle ad un idolo di gran parte dei bambini: Iron Man. Robert Downey Jr. è un volto che i bambini di oggi conoscono benissimo, e dunque siamo certi che sarà un fattore di grande attrazione. Non è certo un solo attore, però, che può sorreggere il peso di un prodotto audiovisivo come un film. Vedremo in questa recensione che Dolittle, purtroppo, non sembra avere tutti i crismi di un film che resterà nella storia.
Indice
Dolittle – Trama
John Dolittle è un veterinario molto particolare: riesce infatti a parlare con gli animali. La sua abilità viene messa al servizio della comunità e viene richiesta anche dalla regina d’Inghilterra; la quale, per ringraziarlo dei suoi servigi, gli regala un’enorme tenuta che John utilizza come clinica e ricovero di animali di ogni specie. La sua vita è tristemente segnata dalla morte della sua amata Lily, deceduta in un naufragio durante una missione esplorativa. Lily era l’unico essere umano con cui Dolittle volesse avere rapporti, e la sua dipartita segna una tragica svolta per il dottore. La tenuta Dolittle viene chiusa agli umani, e John si isola.
Un giorno, però, un ragazzo viene portato alla tenuta da un pappagallo, dopo che, costretto dallo zio, aveva sparato ad un’anatra, colpendo per errore uno scoiattolo. Il ragazzo, Tommy, riesce ad entrare da una crepa nel muro di cinta. John non vuole avere contatti con esseri umani, ma, oltre a Tommy, quel giorno nella tenuta si presenta la piccola Lady Rose, mandata dal palazzo reale. La bambina spiega che la regina d’Inghilterra è gravemente malata e ha fatto richiesta specifica di cure da parte di Dolittle. John non vuole sentire ragioni, ma si ricrede quando scopre che, in caso di morte della regina, la sua tenuta verrà confiscata.
Dolittle e la sua strampalata combriccola di animali si recano a palazzo, dove scoprono che c’è qualcosa di strano nella malattia della regina. John, gli animali e Tommy, che vuole fare il possibile per essere accettato come assistente del dottore, si mettono in viaggio verso una meta molto pericolosa. Tra intrighi di corte, ripensamenti e difficoltà, il viaggio diventerà una vera avventura.
Dolittle – Recensione
Dolittle è un film che si rivolge ad un target di pubblico di età molto bassa, ma il cast stellare (soprattutto per quanto riguarda la versione originale con doppiatori notissimi), attirerà anche spettatori più adulti. Le aspettative, però, verranno ripagate con una grande delusione. Probabilmente è un film che divertirà i bambini, ma non può essere definito come “un buon film”. Sembra di vedere un prodotto più vecchio del primo dottor Dolittle, per via dell’utilizzo di effetti speciali troppo invadenti e mal utilizzati. Non sarebbe un problema indecifrabile se fosse corrisposto da una buona scrittura e da una trama avvincente, che in questo film manca totalmente.
La storia è banalissima, già vista e rivista, e anche i bambini meno avvezzi alla frequentazione delle sale, capiranno il finale a metà del film. Questo è un vero peccato, perché il film parte benissimo, con dei minuti iniziali che richiamano un po’ l’atmosfera di Up, un po’ quella de La fabbrica di cioccolato. Poi la mano degli addetti ai lavori è sfuggita. Succedono cose senza motivo, come personaggi che arrivano in luoghi diversi senza che si capisca come. I caratteri, poi, sono un problema enorme. Dolittle è stravagante, ma non dà mai l’aria di essere fuori di testa come Willy Wonka o Jack Sparrow, senz’altro i due paragoni più evidenti.
Sono presenti alcune gag e battute divertenti, e senz’altro la scena se la prendono gli animali, che sono, per assurdo, i caratteri meglio definiti. Non si può scordare, una volta usciti dalla sala, l’orso polare che soffre il freddo, o il gorilla pauroso. Qualche trovata c’è, ma si ha costantemente l’impressione di essere di fronte ad un progetto incompleto. Premio miglior personaggio senza dubbio allo scoiattolo.
Aspetti tecnici – Dolittle recensione
Lacune enormi in questo settore. La CGI è padrona indiscussa del film, e siamo pronti a scommettere che ci siano al massimo due scenari non costruiti su un green screen. La componente digitale è troppo invadente, si nota moltissimo. C’è un vero e proprio distacco tra gli attori umani e lo sfondo, delineato dai contorni. Non è l’unico film che fa una cosa del genere, intendiamoci, ma è certamente un film che lo fa molto male. Il regista è Stephen Gaghan, feticcio di Soderbergh, che in poco più di un’ora e mezza mette in fila degli strafalcioni indicibili. Ci sono numerose sequenze che vorrebbero essere d’azione, ma portano solo mal di stomaco.
Le inquadrature sembrano quasi tutte parte di un cartone animato. Non c’è quasi mai un momento che faccia pensare di star guardando un film, oscillando tra il cartone e il videogioco. La fotografia è come se non esistesse, in fase di sviluppo è come se avessero deciso di portare al massimo la color correction e far sembrare tutto luminosissimo, da capogiro. C’è una sola scena notturna, e sembra girata di giorno per quanto illuminata. La colonna sonora, in questa valle di lacrime, fa il suo sporco lavoro. Non è indimenticabile ma neppure invadente. La scelta di realizzare gli animali protagonisti interamente in CGI, senza avvalersi di tecniche come la motion capture, è discutibile.
Anche sul piano attoriale c’è qualcosa da rivedere. Tommy è interpretato da un ragazzo che, poverino, non è assolutamente abituato a recitare con personaggi, che non può vedere mentre parla. Lady Rose e la regina non riescono ad arrivare al pubblico, probabilmente per via della scrittura dei personaggi. Nota di merito per Antonio Banderas, che è evidentemente divertito dal ruolo che ricopre, e lo fa bene.
Considerazioni finali
Riderete senz’altro, soprattutto i bambini. Ma c’è poco da dire, non è un gran film. I problemi di Dolittle sono stati più volte sottolineati in questa recensione. Se c’è qualcosa che, invece, non manca, è l’assurdità nel prefinale, che porta ad un finale telefonato da più di un’ora. Quello che vedrete nella grotta, senza fare spoiler, vi segnerà per sempre. Probabilmente una delle scene più sconcertanti che siano mai state concepite. Chi l’ha scritta avrà pensato a quanto potesse far ridere, senza rendersi conto di che cosa veramente avesse scritto. Non solo non si ride, ma si rimane increduli di fronte a quanto visto.
Un pensiero finale per Robert Downey Jr. il quale ha deciso, di comune accordo con Disney e Marvel, di lasciare i suoi panni di Iron Man per fare film di altro tipo. Downey Jr. ha dimostrato di essere un buon attore, ma questa scelta appare inconcepibile. Probabilmente è voluto rimanere nell’ambito di un cinema per bambini o ragazzi, sebbene i supereroi siano amati da un pubblico anche più ampio. Ma la sensazione è che, nel fare questo Dolittle, l’attore abbia preso la prima offerta e ci si sia dedicato. Un peccato. I suoi milioni Dolittle li farà, e in fondo tutti gli attori possono sbagliare.
Dolittle
Voto - 4.5
4.5
Lati positivi
- Gli animali fanno divertire
- Gag e battute, di quando in quando, ben scritte
Lati negativi
- Comparto tecnico mal gestito e scadente
- Trama banale e poco coinvolgente