Doppia pelle: recensione della black comedy diretta da Quentin Dupieux
Quentin Dupieux dirige una curiosa commedia con un Jean Dujardin in grandissima forma
Quando nella casella “regia” leggiamo il nome Quentin tutti entriamo subito in fibrillazione pensando al leggendario Tarantino. A dirigere questa black comedy di impianto surrealista è però il regista francese Quentin Dupieux. Oltre al nome ed alla citazione a Pulp Fiction nel suo nuovo film sembra avere anche altro in comune con il pluridecorato regista di Knoxville. Il film oggetto di questa recensione si chiama Doppia Pelle, commedia nera volutamente fuori dagli schemi ed apparentemente insensata della durata di 77 minuti . Tutto ruota attorno al protagonista Georges che dopo aver acquistato per oltre 7000 euro una giacca in pelle di daino subisce un cambiamento radicale della sua persona.
Oltre a dialogare con il suo nuovo vestito Georges decide di voler diventare l’unico uomo ad indossare una giacca. L’ossessione per l’oggetto e l’inverosimile delirio in cui viene inghiottito sfoceranno poi in una vera e propria furia omicida. Nei panni del protagonista Jean Dujardin, apprezzato anche recentemente dalla critica internazionale ne L’ufficiale e la spia di Roman Polanski. Se volete conoscere il nostro pensiero su Doppia Pelle di Quentin Dupieux non vi resta che proseguire con la lettura del nostro articolo!
Indice
Trama – Doppia Pelle, la recensione
Il protagonista della storia, Georges, dopo aver guidato per ore in una zona sperduta della Francia acquista per una cifra folle una giacca démodé in pura pelle di daino. Dopo averla indossata la sua personalità si trasforma. In lui cresce una vera e propria ossessione per il nuovo abito con cui inizia anche a dialogare. In un paese fuori dalle cartine geografiche Georges decide di stare in solitudine affittando una stanza di hotel per circa un mese. Galvanizzato dal nuovo aspetto donatogli dalla giacca, un po’ per gioco un po’ per un reale desiderio, reinventa sé stesso.
Nella più piena contraddizione del detto che l’abito non fa il monaco finge di essere un regista solitario, una storia che gli tornerà utile anche per guadagnare qualche soldo. La situazione precipita quando dopo una discussione immaginaria decide di diventare l’unica persona al mondo ad indossare una giacca. Grazie a dei veri e propri raggiri Georges riesce inizialmente a convincere le persone a privarsi delle loro “preziose” giacche. In seguito però sarà costretto a ricorrere alla violenza per soddisfare il suo delirio ossessivo. Sua complice ignara una cameriera appassionata di cinema e montaggio.
Doppia pelle: analisi in breve
Entrando nel vivo della nostra recensione su Doppia pelle, il film interpretato da Jean Dujardin è una commedia nera che si basa su vicende e personaggi del tutto surreali. A fine proiezione domina l’impressione del no sense ma vi garantiamo che la pellicola non è affatto banale. La storia raccontata è ambientata in un paesino sperduto della Francia vicino alle montagne dove il tempo sembra essersi fermato da un bel pezzo. Se inizialmente tutto sembra seguire un filo logico, per quanto misterioso, con il susseguirsi delle scene lo spettatore sprofonda nell’ossessione e nel delirio di Georges.
L’assurdità della vicenda travolge anche altre persone che, in cambio di denaro, assecondano le folli richieste del protagonista. Doppia pelle è un film che tra le righe denuncia l’ossessione delle persone per il possesso, sia che si tratti di soldi o di oggetti. C’è poi tutta la tematica della maschera pirandelliana, talmente scontata che sono gli stessi protagonisti a chiamarla esplicitamente in causa.
Il film ci racconta di un uomo che anziché affermare sé stesso in quanto tale fa dipendere il suo Io interiore dal suo aspetto esteriore. Così una giacca démodé ed una videocamera lo trasformano in un regista/artista, mentre un completo interamente in pelle di daino lo fa diventare un attore, un classico antieroe mascherato con tanto di arma letale al seguito. Questo per ribadire che la pellicola si presta a tante possibili interpretazioni pur non seguendo apparentemente un filo logico. Una storia surreale resa più scorrevole grazie ai tempi ed al ritmo scanditi dal regista e dalla sceneggiatura. Ecco perché secondo noi il no sense apparente può far trarre conclusioni affrettate ed erronee sul film. O forse è tutto volutamente insensato e i vari spunti narrativi sono solo una provocazione del regista? Anche questa è un’altra interpretazione possibile.
Aspetti tecnici
La fotografia di Doppia Pelle non ha un ampio spettro cromatico ma abbonda, soprattutto negli interni, di varie tonalità di giallo sbiadito, colore spesso associato alla vivacità, al bizzarro nonché alla pazzia. Questo elemento viene rimarcato anche dalla composizione di scena e dalle inquadrature a dutch angles. La regia di Quentin Dupieux amalgama alla perfezione tutte le scelte compositive e cromatiche di scena. Per quanto riguarda il comparto sonoro vale la pena menzionare la soundtrack principale che trasmette un senso di inquietudine e tensione.
La musica si eleva a narratore aggiuntivo suggerendoci fin dai primi minuti che la personalità di Georges ha un qualcosa che non va, un’anima nera e folle. La storia inizia quasi come un thriller psicologico pieno di mistero per poi rivelare la sua essenza di commedia nera. Più comparse che attori veri e propri, con scene rette quasi interamente da Jean Dujardin, perfetto nel ruolo del neo-regista protagonista.
Considerazioni finali – Doppia Pelle, la recensione
Doppia pelle è una di quelle commedie particolati che vi consigliamo assoutamente di vedere. Superato l’ostacolo iniziale del no sense, percepibile già verso metà film, si aprono tutta una serie di interessanti interpretazioni. Un thriller psicologico che acquisisce poi tempi e ritmi caratteristici della commedia nera. In Doppia Pelle tutto è avvolto da un velo di surrealismo a partire dalla vicenda principale, dai personaggi, dai luoghi e dalle storie secondarie. Una trama fuori dallo spazio e dal tempo, una storia che gira intorno ad un improvvisato regista sempre più fuori di senno assecondato da una giovane cameriera appassionata di cinema.
Ironia, metacinema, psicologia, umorismo nero, citazioni cinematografiche, spunti narrativi. Doppia pelle è questo e molto altro. Il tutto in 77 minuti di girato che scorrono velocemente senza rallentamenti o intoppi di sceneggiatura. Molte le analogie con diversi film, come Nightcrawler con Gyllenhaal; ma in particolare ci viene in mente Taxi driver di Scorsese, soprattutto per il concetto della trasformazione del protagonista nel suo aspetto esteriore ma anche psicologico. Anche Georges diventa una sorta di mattatore mascherato in una trasformazione/evoluzione continua. Ma la sua non è una giustizia, solo un piano egoistico e folle. Un film che vi consigliamo assolutamente di vedere soprattutto se cercate qualcosa di diverso e stravagante.
Doppia Pelle
Voto - 7
7
Lati positivi
- Humor nero ben strutturato
- Uso del no sense che conquista lo spettatore
- Interpretazioni dei protagonisti
- Particolare, non per tutti
Lati negativi