Dostoevskij: recensione della serie tv dei Fratelli D’Innocenzo

La nuova opera dei Fratelli D'Innocenzo, Dostoevskij, è un tuffo nell'animo umano più nero, una favola grottesca e cinica.

Di serie tv con un detective tormentato ce ne sono a bizzeffe, ma non italiane e non come Dostoevskij.
La nuova opera dei Fratelli D’Innocenzo è ora disponibile su Sky e Now dopo una distribuzione selezionata in alcune sale in cui è stato possibile vedere tutti gli episodi suddivisi in due maratone. Una scelta che posiziona Dostoevskij a metà tra un film e un’effettiva serie tv dimostrando come possa essere vista in entrambi i modi, sfidando strutture e linguaggi narrativi. Una sfida che viene colta anche durante l’effettiva visione, mentre scaviamo sempre di più nell’anima del detective.

Indice

Trama – Dostoevskij , la recensione

Dostoevskij

Dostoevskij. Sky Studios, Paco Cinematografica.

Il detective Enzo Vitello, interpretato da un incredibile Filippo Timi, e la sua squadra sono sulle tracce di un serial killer soprannominato Dostoevskij per via delle lettere che lascia accanto alla sua vittima in cui descrive minuziosamente il modo in cui le ha uccise. Enzo sembra quasi essere uno stereotipo che si può trovare in qualsiasi libro thriller: braccato da un passato che non gli dà tregua, ha un pessimo rapporto con sua figlia e nessuna voglia di continuare a vivere. La prima impressione di un personaggio è tutto, il modo in cui viene presentato fa capire già molto di lui e anche in questo caso è una regola d’oro.

Non a caso la prima volta che vediamo Enzo è mentre tenta di suicidarsi, con una voce fuori campo che legge la lettera che ha scritto prima di prendere una grossa dose di pasticche. Non riuscendoci, si induce il vomito prima di andare a lavorare.
Enzo è un uomo oscuro, il cui animo pieno d’ombre è il terreno fertile per un capovolgimento del suo personaggio che inizia quando, stufo di sentirsi preso in giro dal killer, inizia una corrispondenza epistolare con l’assassino.

La sottile linea tra protagonista e antagonista – Dostoevskij , la recensione

Dostoevskij 2

Dostoevskij. Sky Studios, Paco Cinematografica.

Quel che rende Dostoevskij una serie dalla scrittura sopraffina è proprio il modo in cui il protagonista e l’antagonista si intrecciano. Poco importa se – fino ad un certo momento almeno – la storia sembra prevedibile, scavare nell’animo umano e studiarne il marcio rimarrà sempre un escamotage emozionante, un viaggio che ci conduce in un luogo in cui non vogliamo andare.

Un viaggio tortuoso, oscuro ed imprevedibile. Perché sebbene Enzo ad una prima occhiata sembra ricalcare uno stereotipo del detective ben preciso, la serie prende in fretta tutt’altra piega. Il rapporto epistolare tra lui e il killer non ha solo il banale compito di mandare avanti la trama, ma è al servizio della scrittura del personaggio di Enzo e del suo arco. Un arco che non è di trasformazione come spesso avviene, ma di svelamento. Quel che Enzo ha dentro fin dal principio si mostra alla luce.

Un viaggio oscuro nell’animo umano – Dostoevskij , la recensione

Dostoevskij 3

Dostoevskij. Sky Studios, Paco Cinematografica.

In Dostoevskij si ritrovano le cifre stilistiche care ai due registi e già presenti nelle loro opere precedenti. In particolare l’ambientazione dell’Italia rurale, i paesaggi isolati, spogli e decadenti costellati da case abbandonate che con la loro atmosfera abbandonata ben dipingono gli animi dei personaggi. Una disperazione rappresentata soprattutto dal rapporto tra Enzo e sua figlia fatto di rancore, silenzio e non detti.

Un rapporto il loro che cambia totalmente a metà stagione grazie ad uno dei cliffhanger più originali visti nella serialità italiana che innalza Dostoevskij e lo allontana dall’impressione iniziale, ossia quella di essere una serie ben fatta, ma che ricalca dei trope che arrivano dall’Europa e oltreoceano. La serie dei Fratelli D’Innocenzo è una boccata d’aria fresca nel panorama italiano, l’ennesimo esempio di una cinematografia che dopo tanti anni di ozio e di prodotti poco interessanti sta tornando sulla retta via. Questo grazie soprattutto alla scrittura del protagonista e dell’antagonista, uniti da un filo sottile e indissolubile. Un filo che procedendo con la visione diventa sempre più sottile fino a capovolgere i ruoli regalandoci un antieroe i piena regola.

Dostoevskij

Voto - 8.5

8.5

Lati positivi

  • Il protagonista che da trope narrativo molto sfruttato (ma che se scritto bene non diventa mai noioso) diventa l'antieroe per eccellenza
  • Il modo in cui le tematiche e la storia si fondono con le ambientazioni e le tecniche di regia

Lati negativi

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