Dumbo: recensione del live action firmato Tim Burton

La Disney non si ferma, e torna con un nuovo live action che, questa volta, porta la firma di Tim Burton

Dumbo recensione. Era il 1941 quando Walt Disney decise di investire sull’idea di Harold Pearl e Helen Aberson, i quali avevano dato vita a quello che sarà destinato a diventare uno dei personaggi più iconici del mondo Disneyano. Nato originariamente come prototipo per una collana di libri-giocattolo, Dumbo catturò l’attenzione di Walt Disney, diventando – invece che un semplice gioco per bambini – il protagonista del quarto Classico Disney.  Fu così che, precedendo di poco il coinvolgimento degli USA nella Seconda guerra mondiale, Dumbo si rivelò un successo; entrando in produzione nel 1939 grazie all’insistenza degli sceneggiatori Dick Huemer e Joe Grant. A fronte di una spesa di poco più di 800mila dollari, Dumbo ne incassò oltre 2,5 milioni, risollevando le finanze della casa di produzione che, dopo Fantasia e Pinocchio, non navigava certamente nell’oro.

Quello che per anni, decenni, fu considerato una pietra miliare del regno Disney torna adesso nelle sale; e lo fa sotto la regia attenta di Tim Burton che, dopo Alice in Wonderland del 2010, torna a collaborare con la casa di Topolino. Si tratta, seguendo la direzione che gli Studios stanno ultimamente prendendo, di un live action che non solo riporta in scena la magica storia dell’elefantino in grado di volare, ma che la reinterpreta aggiungendo nuovi personaggi e dando a quella che era sempre stata una favola malinconica un tono più dark. Proprio in stile burtoniano, ci sentiamo di dire.

Dumbo recensione

Dumbo recensione

A fronte delle somiglianze con il film del 1941, Dumbo di Tim Burton sfrutta ogni occasione per inserire nuovi elementi nella narrazione. E ciò è evidente sin dal minutaggio, che si espande fino quasi a raddoppiare il tempo scenico dell’originale. Evento reso possibile dall’inserimento nel film di una serie di nuovi personaggi, assenti nell’originale. Una delle differenze sostanziali con il Classico Disney difatti si ritrova nella presenza di personaggi umani, totalmente assenti oppure poco approfonditi nell’originale.

Tra questi ritroviamo Holt Farrier, interpretato da un Colin Farrell non al massimo della sue prestazioni. Di ritorno dalle trincee senza un braccio, il capitano Farrier vorrebbe riprendere il ruolo che aveva avuto prima della sua partenza, ossia punta di diamante del circo dei Fratelli Medici. Tuttavia, le circostanze sono cambiate, e l’uomo si ritrova non solo privato del suo lavoro, ma anche vedovo, con due bambini da crescere. Saranno proprio loro, interpretati dai giovanissimi Nico Parker e Finley Hobbins, a stabilire il primo contatto con il tenero Dumbo.

Agli interpreti già nominati, concorrono a formare il cast di Dumbo un Michael Keaton non del tutto convincente, quasi parodistico, nei panni dell’imprenditore Vandevre; una bellissima Eva Green che nel suo personaggio riesce a esternare molti dei punti forti della regia burtoniana; e ancora un Danny DeVito che ricopre, come ormai spesso accade, un ruolo quasi da macchietta, vestendo i panni di Max Medici, proprietario del circo. Tuttavia, per quando le interpretazioni, prese singolarmente, non riescano a spiccare in maniera brillante, nel complesso il risultato è abbastanza omogeneo da non sfigurare. Anzi, riesce anche a regalare allo spettatore dei momenti di commozione o a strappare qualche risata.

Dumbo recensione: una fiaba senza tempo

Raccontare la trama di Dumbo ci sembra quanto meno superfluo. La storia dell’elefantino con le orecchie troppo grandi, bullizzato e preso di mira dagli altri; ripudiato dai suoi stessi simili, è storia. Così come è storia il suo spiccare il volo, usare quello che per gli altri era il suo più grande difetto come un punto di forza. Diventare speciale proprio per questo.

Dumbo recensione

 

 

 

 

E lo sappiamo, Tim Burton non è nuovo nel prendere le parte degli emarginati. Ce ne ha dato esempio in passato e lo ha fatto di nuovo in Dumbo. Tuttavia, a differenza del film d’animazione, il live action tende più a sviluppare un’empatia con la componente umana anziché con quella animale. Lo spazio riservato all’elefantino è più limitato, e perde un po’ di quella magia che invece ha reso celebre il suo antecedente animato. Anche il rapporto tra il piccolo Dumbo e la madre viene così messo in ombra e, per quanto toccante, non smuove quelle emozioni che invece hanno segnato l’immaginario popolare per anni.

In ogni caso, grande merito da attribuire al regista è il non averci restituito una copia-carbone dell’originale; cosa che, con gli ultimi live actions Disney, è stata spesso inevitabile. Il cambiamento di prospettiva poi ha reso Dumbo un prodotto che si rivolge non tanto ai bambini di oggi, anche a causa delle scene molto più dark (se così vogliamo definirle), quanto a coloro che invece con Dumbo sono cresciuti, e che adesso hanno modo di vedere il film con un occhio più adulto e consapevole.

Dumbo recensione: la tecnica e conclusioni

Indubbiamente la mano di Tim Burton si sente. Il suo tocco è percepibile dall’inizio alla fine, e si avverte anche da tentati virtuosismi e scelte stilistiche – dai colori ai costumi, alle luci e alle coreografie.

Dumbo recensione

Le riprese vorticose, i primi piani sul piccolo animale (e soprattutto le soggettive dal suo punto di vista, rese con uno sfocato che permette anche allo spettatore più inesperto di comprendere il cambio di prospettiva); e ancora i movimenti di  macchina che tanto hanno ricordato i lavori passati: tutto ciò si intreccia, dando vita a un film che più che saltare all’occhio come “Film Disney”, si presenta come un “Film di Burton”. D’altronde, lo stile autoriale del regista è sempre stato palese, e non potevamo aspettarci altro. Ottimo inoltre il lavoro sulla CGI, che riesce a coniugare una predilezione per la tecnica con un intento narrativo che, sicuramente, appare rilevante.

Tirando le somme, Dumbo ci appare, senza dubbio alcuno, come un prodotto valido, a differenza di alcuni suoi recenti predecessori. Perde ovviamente quel pizzico di magia che lo aveva reso il cult che è oggigiorno; ma in ogni caso si tiene in piedi cambiando le carte in tavola, recuperando l’incantesimo di un tempo sotto un altro punto di vista. Torneremo quindi a volare in alto con Dumbo? Questo non spetta a noi dirlo, ma senza dubbio le premesse per spiccare il volo, anche se non pienamente sfruttate, ci sono tutte.

Dumbo recensione

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Rimaneggiamento della trama ben riuscito
  • Ottima resa grafica

Lati negativi

  • Non troppo adatto ai bambini
  • Interpretazioni non totalmente convincenti

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