È stata la mano di Dio: recensione del film di Paolo Sorrentino – Venezia 78
Paolo Sorrentino in corsa per il Leone d'Oro con il suo È stata la mano di Dio
È stato accolto con nove minuti di applausi al suo debutto in Sala Grande il film di Paolo Sorrentino in concorso a Venezia 78, È stata la mano di Dio, di cui vi proponiamo la nostra recensione. Nove minuti di applausi e tanta commozione, anche da parte dello stesso regista, per quello che è senza dubbio il suo film più intimo e personale. Sorrentino si allontana dalla ricerca dell’estetismo un po’ di maniera e abbandona alcuni dei suoi canoni per concentrarsi sull’essenza della storia. La sua storia, o meglio, la storia della sua genesi come uomo e regista, qui raccontata a metà tra realtà e fantasia. La storia della sua Napoli degli anni Ottanta, la storia di come l’idolo Diego Armando Maradona – qui caricato di valore simbolico – gli abbia in qualche modo “salvato la vita”.
Parafrasando le parole dello stesso Sorrentino, È stata la mano di Dio è un racconto autobiografico di formazione. Paolo Sorrentino ha perso entrambi i genitori, morti per avvelenamento da monossido di carbonio, quand’era appena adolescente. Se quel fatidico giorno non fosse stato allo stadio a veder giocare il Napoli, nella casa di famiglia di Roccaraso sarebbe morto anche lui. È stata la mano di Dio, dunque – il destino – ma non certo un destino qualunque. Nel cast Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Biagio Manna, Ciro Capano, Enzo Decaro, Sofya Gershevic e Lino Musella. Prima di passare alla recensione vera e propria di È stata la mano di Dio, vediamo qui di seguito la sinossi ufficiale.
Indice:
Sinossi – È stata la mano di Dio, la recensione
La storia di un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta. Il diciassettenne Fabietto Schisa è un ragazzo goffo che lotta per trovare il suo posto nel mondo, ma che trova gioia in una famiglia straordinaria e amante della vita. Fino a quando alcuni eventi cambiano tutto. Uno è l’arrivo a Napoli di una leggenda dello sport simile a un dio: l’idolo del calcio Maradona, che suscita in Fabietto e nell’intera città un orgoglio che un tempo sembrava impossibile.
L’altro è un drammatico incidente che farà toccare a Fabietto il fondo, indicandogli la strada per il suo futuro. Apparentemente salvato da Maradona, toccato dal caso o dalla mano di Dio, Fabietto lotta con la natura del destino; con la confusione della perdita e l’inebriante libertà di essere vivi. Nel suo film più commovente e personale, Sorrentino accompagna il pubblico in un viaggio ricco di contrasti fra tragedia e commedia, amore e desiderio, assurdità e bellezza. Mentre Fabietto trova l’unica via d’uscita dalla catastrofe totale attraverso la propria immaginazione.
Amarcord – È stata la mano di Dio, la recensione
Quello che Paolo Sorrentino propone con È stata la mano di Dio è un viaggio nella memoria, un vero e proprio amarcord. Il film si apre con una straordinaria sequenza che ha per protagonisti Luisa Ranieri ed Enzo Decaro. Ranieri è la zia di Fabietto, Patrizia, e Decaro è niente meno che San Gennaro. Una sequenza che appartiene al regno del fantastico e che introduce – sempre tra realtà e immaginazione – la famiglia di Fabietto. Con maestria rara e una perfetta economia di suggestioni e simboli, Sorrentino tratteggia un contesto e delle atmosfere che sin da subito rapiscono e catturano. Il film ha l’andamento di una commedia punteggiata di malinconica nostalgia mentre conosciamo la famiglia di Fabietto e ci sentiamo a casa. C’è calore nell’amarcord di Sorrentino, ci sono misura e sentimento, suggestioni fantasiose e tangibile realtà.
L’attenzione alla storia è totale, con una dedizione particolarmente sentita da parte di Sorrentino, autore unico della sceneggiatura. La stessa dedizione è riservata sia al ritratto delle varie figure che popolano il quadro che al contesto. La Napoli che vediamo sullo schermo è quella di degli anni Ottanta, quella di Maradona, quella del Paolo Sorrentino adolescente. Sorprendentemente, quella stessa Napoli diventa anche la nostra, tale è l’anima che il regista infonde nel film, tanto è il desiderio di mettersi a nudo, pur in una storia che mescola realtà e finzione. Con È stata la mano di Dio, Sorrentino firma la sua opera più intima e senz’altro la più complessa e sfaccettata. Un’opera sulla famiglia e sull’amore, sul cinema e sulle origini, sul crescere e il lasciar andare, sulla disperazione e la salvezza.
Analisi e conclusioni – È stata la mano di Dio, la recensione
È stata la mano di Dio è sia conferma che sorpresa. Conferma – qualora ce ne fosse bisogno – del talento espressivo di Paolo Sorrentino e sorpresa per i modi in cui questo talento si esprime. C’è poco o niente, nel film, che ricordi certi canoni dello stile di Sorrentino. Non c’è traccia de La Grande Bellezza, È stata la mano di Dio gioca un’altra partita, forse un altro campionato. Non c’è estetismo di maniera, non c’è eccesso, non c’è esibizionismo. L’unica esibizione – schietta, accorata e commovente – è quella dei sentimenti. L’ultimo film di Paolo Sorrentino è fatto di dichiarazioni d’amore: alla famiglia e a Napoli, al cinema e all’immaginazione. Una dichiarazione d’amore a Diego Armando Maradona, come persona e come simbolo. Il cast, nel suo insieme e nelle singole prove, fa un lavoro davvero eccellente. Dai protagonisti ai personaggi secondari che, dal primo all’ultimo, non sono mai marginali.
Come di consueto, Toni Servillo non sbaglio un colpo nel ruolo del padre di Fabietto, che nel film ha il volto del bravissimo Filippo Scotti. Per come è scritto e per come viene portato sullo schermo, è letteralmente impossibile non empatizzare col personaggio di Fabietto. Luisa Ranieri, sensuale come non mai e straordinariamente malinconica, dà vita a uno dei personaggi più affascinanti del film. Arrivati alla conclusione della nostra recensione di È stata la mano di Dio, sarà chiaro come il film in competizione per il Leone d’Oro si leghi alle corde emotive di chi guarda in maniera davvero unica. Nella forma di un Sorrentino inedito e in qualche modo anomalo, che non mancherà di mettere d’accordo appassionati e detrattori. È stata la mano di Dio arriverà al cinema il prossimo 24 novembre e su Netflix a partire dal 15 dicembre 2021.
È stata la mano di Dio
Voto - 8
8
Lati positivi
- Paolo Sorrentino sbarca al Lido col suo film più intimo, autentico, sentito e personale
- La prova del cast nel suo insieme, con Toni Servillo perfetto come sempre