Echo: recensione della miniserie Marvel
Una serie sulla famiglia e le origini che però avverte la pressione del far parte dell'universo di Daredevil e di rassicurare i fan su quest'ultimo
Echo conferma, ancora una volta, che il MCU dà il suo meglio quando crea personaggi sfaccettati e con un profondo lato umano attorno a cui gira l’intera storia piuttosto che supereroi la cui scrittura si basa esclusivamente (o quasi) sui combattimenti, le scene action e i poteri del protagonista di turno. Ogni qualvolta esce un nuovo prodotto targato Marvel si torna a parlare dell’essenza della casa delle idee: c’è chi afferma che il suo pregio maggiore sia l’humor e i personaggi comici, chi crede che sia la leggerezza e il puro intrattenimento conditi da una buona dose d’azione.
Ma Echo è l’ennesimo esempio (che segue la linea di Guardiani della Galassia Vol.3 e l’ultima stagione di Loki, per citare due tra le ultime uscite) che dimostra l’esatto contrario. In Echo ci sono sì ottime scene d’azione, scazzottate e sangue a volontà – tanto da essere la prima serie MCU la cui visione è vietata ai minori di 16 anni -, ma è anche una serie intimistica su un’antieroina alla ricerca delle sue origini, della sua famiglia.
Indice
La trama – Echo, la recensione
La regista e produttrice Sydney Freeland si fa carico di continuare l’operazione della casa delle idee di variare il più possibile con tematiche, ambientazioni e generi dando, al contempo, una speranza maggiore per quanto riguarda la scrittura e un approccio seriale alla storia. Echo si conferma essere un’ottima serie sebbene la breve durata (cinque episodi dalla durata di quaranta minuti) e la sensazione costante che la libertà creativa sia venuta meno rispetto alla volontà di rassicurare i fan circa il passaggio da Netflix a Disney Plus di alcuni titoli, soprattutto vista l’imminente uscita di Daredevil.
Maya (Alaqua Cox) l’abbiamo già conosciuta in Hawkeye, presentata come una villain, ma che qui segue il perfetto arco dell’antieroina. Con un passato drammatico alle spalle (già accennato appunto in Occhio di falco), Maya si divide tra la sua famiglia d’origine da cui è stata cacciata per colpa del lavoro pericoloso del padre che ha condannato a morte la madre e uno zio acquisito il cui rapporto articolato è basato su affetto, manipolazione e tratti in comune.
Dopo aver scoperto che Fisk (Vincent D’Onofrio) ha architettato l’omicidio di suo padre, Maya ha tentato di ucciderlo. Credendo di essere riuscita nella sua missione, è costretta a tornare nella sua città natale in Oklahoma intenzionata a prendere le redini dell’impero di Fisk.
Famiglia – Echo, la recensione
La prima puntata riprende, in breve, tutto quello che è successo a Maya durante gli episodi di Occhio di falco soffermandosi sulla sua infanzia felice, in una comunità in cui era accettata, con una cugina che ha più i tratti di una sorella e una famiglia che la ama. È immenso, quindi, lo stacco che la vede dopo la morte di Fisk. Completamente sola, quando torna nella sua città natale è circondata da persone che non la conoscono nemmeno, ma che sono legate a lei grazie ai ricordi e all’affetto che provavano per lei anni addietro.
C’è una spaccatura in Echo, profonda quanto necessaria quando si parla di famiglia che è rappresentato da sua nonna Chula.
Sofferente per la morte di sua figlia, Chula (Tantoo Cardinal) ha bandito Maya e suo padre dalla comunità per motivi prettamente egoistici, ma che non la rendono malvagia o opportunista come lo è Fisk, ma semplicemente più umana. Fisk, Maya e Chula sono tutti lati della stessa moneta che evidenziano come le scelte che compiamo determinano noi stessi.
Radici – Echo, la recensione
Il motore narrativo della serie è la famiglia, nel senso più ampio del termine che comprende non solamente i legami di sangue, ma specialmente gli intrecci con il proprio paese d’origine e con i propri antenati. Sydney Freeland ha più volte dichiarato quanto fossero importanti le radici per Maya e quanto queste l’abbiano plasmata, più di quanto lei stessa possa credere e quanto siano importanti per la serie, un vero e proprio personaggio.
Il tutto è immerso in un’ambientazione inedita per la Marvel, rurale e intima dove risiede il passato di Maya e a cui è profondamente legata, a cui la sua tribù è profondamente legata. Una cittadina bucolica che è in netta contrapposizione con una New York fredda e cupa che rappresenta la sua altra famiglia, il rapporto d’affetto e d’odio con Fisk.
Maya si ritrova così divisa tra una cultura e le sue radici, un aspetot di se stessa che inizia ad esplorare quando il rapporto con colui che si faceva chiamare zio si rivela essere malato.
In conclusione – Echo, la recensione
Echo ha quindi tutte le carte in regola per essere un’ottima miniserie la cui storia della nascita di un’antieroina viene narrata attraverso flashback e mediante il retaggio di un’intera famiglia, che sia di sangue o meno, che sia quella che conosciamo o quella che ha vissuto prima di noi. Una storia intimista che strizza comunque l’occhiolino all’action con scene violente e coreografie di combattimento ben studiate e coinvolgenti.
A livello coreografico, registico e, più in generale, estetico, Echo va a braccetto con le serie tv Marvel distribuite da Netflix tentando così di allontanare nuovamente le paure per l’imminente serie di Daredevil che, Echo ne è un’ulteriore conferma, non dovrebbe deludere le aspettative.
Ma è qui che risiede il vero difetto della serie. La poca durata e l’estetica presa in prestito danno l’impressione che la Marvel stessa abbia tirato il freno a mano, timorosa delle numerose critiche che sono onnipresenti quando il protagonista è sostituito da una donna o da una categoria marginalizzata. Echo appare così solamente un passaggio di testimone, una conferma e una rassicurazione, un lungo spot per assicurare i fan che sì, Daredevil sarà violenta, cupa e profonda proprio come le stagioni precedenti.
Voto - 7.5
7.5
Lati positivi
- Le intereptazioni, specialmente quella dei personaggi principali
- Le tematiche e il modo in cui si fondono con il lato più supereroistico della serie
- La sensazione generale è che ci sia un costante freno creativo
- Tutto il comparto visivo richiama Daredevil dando così l'impressione che invece di una semplice citazione, Echo sia una lunga pubblicità alla serie d'imminente uscita
Lati negativi