Emily in Paris: recensione della prima parte della quarta stagione della serie tv Netflix
La recensione della nuova stagione di Emily in Paris, la serie tv con protagonista Lily Collins
In un torrido Ferragosto, Netflix ha provato a portare un po’ di freschezza e novità nelle nostre tv con la nuova stagione di Emily in Paris, la cui prima parte è uscita come suddetto proprio il 15 agosto, in attesa di una seconda parte in uscita sul calar dell’estate, nel momento in cui le temperature diventeranno più miti e le giornate inizieranno ad accorciarsi (12 settembre). Nel frattempo, Netflix e Lily Collins provano ad alleggerire ancora di più queste vacanze estive con le prime cinque puntate della serie tv più alla moda (ne siamo proprio sicuri?) attualmente in streaming, dimenticando però un dettaglio importante: un prodotto, per funzionare, ha bisogno di una trama e di un senso.
Dopo gli ultimi eventi sconvolgenti quanto dimenticabili dell’ultima stagione, Emily torna nella capitale francese alle prese con i suoi drammi lavorativi e amorosi. Dopo il fallito matrimonio di Gabriel e Camille e la rottura tra Alfie ed Emily, quest’ultima si ritrova ancora una volta convolta in affari che non sono suoi, riuscendo però chissà come a uscirne sempre con i piedi per terra. Il problema di Emily in Paris, però, non è solo la trama deludente, che potrebbe non piacere per una semplice questione di gusto personale. I problemi sono ben altri.
Emily, hai bisogno di originalità! – Emily in Paris recensione
In primo luogo, la ripetitività degli eventi. in Emily in Paris si muove tutto in cerchio, come un cane che si morde la coda, portando in tv sempre la stessa scena ripetuta all’infinito. Emily in Paris pecca di originalità, sono sempre gli stessi eventi che si susseguono di volta in volta, un mix di roba messa lì in scena, senza che lo spettatore si appassioni agli eventi, ai personaggi o a quello che succede loro.
La brevità degli episodi (30 minuti in media) impedisce la possibilità di approfondire gli eventi. Resta infatti tutto troppo superficiale: le relazioni, gli eventi, le situazioni che si creano, si risolvono in poco più di due minuti, senza dare allo spettatore la possibilità di fantasticare su ciò che sta vedendo. Non c’è stimolo, è tutto troppo scialbo e l’interesse scema nel momento in cui lo spettatore si trova di fronte a situazioni troppo semplici da risolvere e risolte già prima che possa pensare che ci sia un problema in vista.
Almeno abbiamo il colore – Emily in Paris recensione
Tocco positivo è senza dubbio il colore utilizzato all’interno della serie tv; questa contrapposizione tra l’eccentricità americana – che contraddistingue anche dopo quattro anni a Parigi la giovane Emily – e la sobrietà ed eleganza francese. Il rosa spicca su tutto, che fa da trait d’union tra un’America che fatica ad affermarsi in un mondo troppo francese e la Francia, terra d’adozione di Emily, che ha assunto un ruolo importante nella sua vita e che pare voglia tenerla con sé ancora per lungo tempo.
Speriamo però che questo lungo tempo sia a telecamere spente, perché – nonostante si passi un pomeriggio in serenità a vedere Emily in Paris tra una cosa e l’altra – ormai il pubblico è stanco della continua minestra riscaldata, che si mostra nella sua evoluzione fintamente impossibile.
Personaggi? Quali personaggi? – Emily in Paris recensione
Ciò che rende Emily in Paris estremamente privo di consistenza, al di là degli eventi, è anche la struttura dei personaggi. Non solo i protagonisti – che pare non abbiano avuto alcuna evoluzione in questi quattro anni, al di là dei loro cambiamenti fisici, come i capelli più o meno corti – ma anche e soprattutto quelli secondari, fedeli riproduzioni macchiettistiche di personaggi anonimi, capaci solo di fare faccette e sbuffetti francesi, inutili a tutto il contesto in cui si trovano.
Le espressioni dei personaggi in risposta agli eventi che li circondano sono troppo surreali o troppo poco veritieri. A partire dalla cara dolce Lily Collins, che in passato ha dato prova di essere un’attrice per niente male sul grande schermo e che qui si è ridotta a essere modella di abiti molto poco alla moda e di dubbio gusto, mentre fa faccette strane come i suoi amici francesi. Si arriva poi all’eccesso opposto, a Gabriel (interpretato da Lucas Bravo), la cui unica espressione è sempre la stessa, qualsiasi siano le cose che gli succedono, lui ne resterà sempre impassibile lasciando che la sua bocca continui a essere una linea sottile che non cambia per altre mille stagioni.
Conclusioni – Emily in Paris recensione
In conclusione, se si potesse usare un’espressione per riassumere questa prima parte dell’ultima stagione di Emily in Paris è un grande boh!. Cosa abbiamo visto? Cosa ci ha proposto? Quali sono le evoluzioni inaspettate della serie? Purtroppo, a queste domande non potremo avere delle risposte, nemmeno da Emily in persona, che siamo sicuri tornerà nella seconda parte della serie più ignara di sempre a vivere questa vita distaccata dalla realtà, mentre tutto intorno implode a sua insaputa.