En fanfare: recensione del film presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024

Dopo esser stato presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024, En fanfare, diretto da Emmanuel Courcol, viene inserito nella sezione Best of 2024 della 19ª edizione della Festa del Cinema di Roma. Una sezione che ospita alcuni tra i migliori prodotti dell’anno, facendo particolare riferimento a quelli proiettati a Cannes. Con un ottimo cast di protagonisti e personaggi secondari, En fanfare (qui il trailer) è una commedia drammatica equilibrata e compatta, alla quale non manca nulla per intrattenere, divertire e far riflettere.

Indice

Trama – En fanfare, la recensione

Thibaut è un rinomato diretto d’orchestra, Jimmy è un modesto operaio che suona nella banda comunale. I due non si conoscono, non sanno dell’esistenza l’uno dell’altro, ma in realtà sono fratelli di sangue. Quando Thibaut si ammala di leucemia scopre di essere stato adottato e di avere un fratello, che potrebbe essere inoltre compatibile per il trapianto di midollo osseo e quindi salvargli la vita. Jimmy è a conoscenza della sua storia di origine, a differenza di Thibaut, sconvolto dall’aver scoperto che la sua famiglia gli abbia mentito per anni.

En fanfare

Movies Inspired

Thibaut e Jimmy, fratelli che non sanno se valga la pena continuare conoscersi dopo l’operazione, si ritrovano poi uniti da una passione comune, che forse è nei geni, e che è la musica. Una passione e una capacità che li vede entrambi nella direzione di un’orchestra, nell’amore per la musica e nel bisogno inconsapevole di conoscersi e scoprirsi. Una necessità che cercano di frenare e di accogliere, agendo a volte con cautela, altre con imprudenza, stabilendo un contatto umano che inizia, lentamente, ad esistere.

La massima estrinsecazione del genere che lega comicità e dramma – En fanfare, la recensione

Agrodolce è l’aggettivo che maggiormente caratterizza En fanfare. Momenti di ilarità e altri di commozione. Anche se il dramedy è ormai uno dei generi preferiti del cinema, c’è ancora modo di regalare emozioni e qualche sorpresa. Se dapprima, per certi versi, En fanfare sembra un buon prodotto carico però di situazioni al quale si è fin troppo abituati, è poi il film stesso, andando avanti, a dimostrare il contrario. Non ci sono sicuramente grandi colpi di scena o eventi del tutto inaspettati, ma c’è comunque sempre qualcosa di non detto, qualche passaggio che viene saltato e che viene poi lasciato intendere dai dialoghi, dai silenzi e dagli sguardi. Il film di Emmanuel Courcol si concentra infatti molto sullo espressioni, affidandosi ad una scrittura elementare e genuina, fatta di naturalezza, che sa quando essere più elegante e quando più consueta, come manifestazione della quotidianità.

En fanfare

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Per non parlare delle sequenze dove primario è il concerto, che sia quello dell’uno o dell’altro personaggio, agli antipodi nel loro modo di intendere la musica e che trova comunione nella sua forza travolgente, immensa, sconfinata e impalpabile. Tutto ciò che invece appare prevedibile viene poi surclassato proprio da quelle situazioni e quelle direzioni che il film sceglie di prende passando per altre strade, stuzzicando l’occhio di uno spettatore più attento. En fanfare è un film che racconta temi e sentimenti universali, anche se non consueti e ordinari, e che nascono dall’opposto delle più note tradizioni e dinamiche. Al centro della storia il racconto di un affetto tra 2 fratelli, di quanto le persone più diverse possano trovarsi, capirsi, diventare l’uno importante per l’altro, anche se a legarli, apparentemente, non sembra ci sia nulla. Tutto questo è inframezzato da scintille d’ispirazione che ragionano su altre tematiche: l’adozione, la malattia, la differenza di classe e, sicuramente, la musica.

Elementi che non servono in un’architettura narrativa ideale – En fanfare, la recensione

C’è forse solo una scelta di contenuto che si sarebbe potuta tranquillamente evitare, ma che è fin troppo cara al cinema francese, e non solo, e in particolare a quello più contemporaneo. Come quindi ogni film della cinematografia francese che si rispetti, si è dovuto inserire a tutti i costi l’aspetto socio-economico, con i dipendenti di una fabbrica in sciopero e un sindaco apparentemente insensibile, interessato solo a ciò che potrebbe portare maggiore profitto o proprio tornaconto personale. A parte questo elemento, che ha senza dubbio un’attinenza alla realtà propria di un Paese come la Francia, è uno spunto di riflessione e ha una connessione con la vita del personaggio di Jimmy, En fanfare è un film quasi perfetto.

En fanfare

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Questi ingredienti in più non aggiungono nulla al racconto. Almeno però non distolgono l’attenzione dal cuore del film. Incredibilmente in sintonia e in parte gli attori Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin, rispettivamente personaggio più drammatico e più comico. Personalità incompatibili, uno quasi invadente, l’altro fin troppo schivo, uno che fugge e l’altro che rincorre, nella costruzione di un rapporto che poteva non nascere mai, e che trova la sua massima espressione proprio nella musica. Una musica che forse non è uguale ovunque, ma che quando si tratta di sensazioni, impressioni e suggestioni non ha alcun bisogno di essere paragonata, definita o giudicata. En fanfare è un film da vedere per il suo essere delicato ed esile, con picchi d’intensità che arrivano prepotenti, dirompenti ma annunciati, e che, pur non essendo ormai più originali, non possono non emozionare.

En fanfare

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Straordinaria rappresentazione del potere salvifico della musica
  • Ottima recitazione e sceneggiatura

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