Felicità: recensione del film di e con Micaela Ramazzotti
Felicità è il primo film da regista dell’attrice Micaela Ramazzotti, nota per innumerevoli ruoli che l’hanno resa celebre nel panorama italiano. In questo film presente anche in veste di protagonista, è affiancata nel cast da Max Tortora, Matteo Olivetti, Anna Galiena, Sergio Rubini, Marco Cocci, Beatrice Vendramin e Massimiliano Franciosa. Presentato all’80ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti e disponibile su Sky Cinema dal 3 febbraio 2024, Felicità (qui il trailer) è un dramma amaro su una famiglia alle prese con difficoltà che riguardano tanto i rapporti tra di loro, quanto il proprio status economico, sociale e, più di tutti, emotivo.
Indice
- Trama
- Tutto ciò che convince del film d’esordio di Micaela Ramazzotti
- Un film che funziona nonostante un finale che lascia perplessi
Trama – Felicità, la recensione
Desirè lavora come parrucchiera su set cinematografici, impiego che la porta ad avere orari spesso difficili da gestire. Soprattutto se si considera la sua disfunzionale famiglia e la falsa apparenza al quale il suo compagno di vita, Bruno, la sottopone più volte, tra cene eleganti e discorsi di circostanza. Ma Desiré è tanto vera quanto senza filtri e ciò che le interessa è un benessere e una stabilità che negli anni ha faticato a trovare. Si tratta tanto del suo di equilibrio quanto di quello del fratello Claudio. Un ragazzo costretto a vivere ancora con chi è, in parte, causa del proprio dolore: i genitori di entrambi, di Desiré e Claudio, che tra finti malori, piccole minacce, aiuti economici e una continua pressione su quanto inadeguati e ingrati siano i loro figli, stringono Claudio nella morsa di una vita insostenibile. La stessa alla quale Desiré è fuggita appena maggiorenne. La vita di Desiré viene colpita da difficoltà, tragedie emotive e personali e al centro delle sue preoccupazioni c’è Claudio, giovane da salvare e che può contare davvero solo su di lei. La depressione e l’incapacità di inserirsi nel mondo e di trovare l’approvazione dei propri genitori, mai contenti e soddisfatti, portano Claudio a gesti estremi, a fare di Desiré il suo punto di riferimento interiore ed esteriore. Mentre lo stesso obiettivo di Desiré è allontanare Claudio da tutto ciò che lo fa stare male. Inevitabilmente dalla loro famiglia.
Tutto quello che convince nel film d’esordio di Micaela Ramazzotti – Felicità, la recensione
Il film d’esordio di Micaela Ramazzotti, un ottimo prodotto come debutto dietro la macchina da presa, ha un’immediatezza e una spontaneità degne di nota. Date tanto dai personaggi, tutti ben caratterizzati e con una propria personalità ben riconoscibile, quanto dagli attori che li interpretano. Insieme a questo anche i temi trattati, che si focalizzano principalmente sulla salute mentale e su tutto ciò che ne consegue: la necessità di curarsi, di comprendere e accettare una condizione. È qui che si sviluppa la tematica legata alla paura, al non voler mai parlare di malattia mentale, situazione ben espressa dalla figura dei genitori, che di fronte all’evidenza, fanno di tutto per definire il figlio alle prese con un momento difficile, con niente di drammatico o che necessita di un aiuto, e che chiamano un tentato suicidio una “ragazzata”. I personaggi del padre e della madre di Desiré e Claudio, rispettivamente Max e Floriana, sono tanto meschini quando chiusi nella propria mentalità che forse nulla, neanche la paura di perdere un figlio, può davvero smuovere. Presente così un forte dramma condiviso, da Desiré e Claudio, e un’incapacità di comprensione che unisce invece Max e Floriana.
Una coraggiosa e realistica rappresentazione di chi non vuole sentir nominare la salute mentale, di chi non crederà mai nella terapia ed è infastidito da tutto ciò che possa concernere l’importanza del dialogo, del confronto, della vicinanza emotiva, e che ha bisogno di incolpare sempre qualcuno. E se non sono i figli, in Felicità, sono il capro espiratorio per eccellenza. Ecco che nel film della Ramazzotti si toccano anche temi come il razzismo, l’accanimento verso gli immigrati e spesso la totale ignoranza e disinformazione che ne fa parte, ottimamente espressa in un significativo dialogo tra Max, Floriana e Claudio in una stanza d’ospedale. Anche la macchina da presa si muove con una certa sicurezza, sapendo come e cosa inquadrare per raccontare la verità di ogni figura della storia. Insieme a una trama che, pur non potendosi definire lineare, ha però un suo percorso ben preciso. Sale infatti d’intensità, con scoperte finali, archi di trasformazioni totali e incompleti, prese di coscienza che non si vuole avere e che, per alcuni personaggi, sono solo un momento da cancellare. Per quanto la protagonista sia senza dubbio Desiré, la vera trama ruota attorno al suo rapporto con Claudio, al profondo legame che la porta a capire di doverlo salvare, di essere l’unica che può riuscirci, e l’unica che vuole provarci.
Un film che funziona nonostante un finale che lascia perplessi – Felicità, la recensione
Altra componente che Felicità mostra, marginalmente ma con conseguenze e atteggiamenti centrali, che affondano le proprie radici nel passato e nella propria indole, è quella del maschilismo, di quei complimenti pesanti che diventano avances indiscrete e che si trasformano presto in abusi. Eventi e situazioni che si tenta, volontariamente e inconsapevolmente, di accettare, di considerare normale. Per quanto a Felicità sembri mancare qualcosa, il film è denso di avvenimenti e di momenti che ribaltano la storia, che la scoprono e che insistono sull’emotività dei propri protagonisti. Pur non seguendo con esattezza le svolte narrative della suddivisione in 3 atti con cui si creano storie, e che di solito accomunano molti esordi dando vita a prodotti equilibrati e misurati, senza eccessi, Felicità riesce a funzionare, a convincere nella raffigurazione di quelle difficoltà che spesso non hanno soluzione, ma che bisogna cercare di rendere più sostenibili e nell’indefinito messaggio che ne è alla base. Perché per quanto Felicità nel film della Ramazzotti sia un titolo volto descrivere un vero e proprio ossimoro, c’è un barlume di speranza, la possibilità di vivere, e non solo sopravvivere, che arriva flebile e delicata, ma percepibile e presente.
Felicità
Voto - 7
7
Lati positivi
- Ottima interpretazione e costruzione dei personaggi
- Immediato e sincero
Lati negativi
- Appare un film incompleto