Game of Thrones 8: recensione della stagione finale della serie HBO
Parliamo dell'ottava e ultima stagione di Game of Thrones
Game of Thrones 8 recensione. Parlare di Game of Thrones, oggi, equivale ad aprire un dibattito socioculturale. È innegabile che, negli ultimi due anni, il fenomeno de Il trono di spade si sia spostato dagli schermi televisivi agli schermi degli smartphone, con i social network. Giunti all’ottava e ultima stagione abbiamo vissuto più intensamente i dibattiti sulle piattaforme, piuttosto che la serie stessa.
La nostra recensione cercherà di essere il più imparziale possibile. Considerando, però, la materia, è difficile mantenere un parere oggettivo su un prodotto che, amato o odiato, ha saputo catturare un numero impareggiabile di spettatori. Un pubblico che per settimane ha aspettato trepidante l’episodio seguente, per poi attendere ancora più spasmodicamente la stagione successiva. Pubblico che, forse, ha influenzato molto le scelte dei due creatori Weiss e Benioff.
***ATTENZIONE: LA RECENSIONE CONTIENE SPOILER***
Indice
Game of Thrones 8: recensione – Evento mondiale
Al pari di una finale dei Mondiali di calcio o della finale del Superbowl negli USA, l’appuntamento con Game of thrones, Il Trono di Spade in italiano, ha catalizzato l’attenzione del mondo a cadenza settimanale. In ogni angolo del pianeta qualche televisore è stato contemporaneamente acceso per assistere alla messa in onda dei vari episodi. Non si può dunque cominciare questa recensione senza fare un applauso alla HBO per aver creato un brand che, con i suoi tantissimi alti e altrettanti bassi, ha saputo cambiare il modo di produrre una serie fantasy.
Si potrà essere da una parte o dall’altra dell’“amore-delusione” che ha caratterizzato gli ultimi tempi; ma non possiamo non ringraziare la HBO per averci regalato un prodotto di cui si parlerà per decenni. Un prodotto che, dal punto di vista tecnico, inclusa la regia, le musiche e i costumi, si è sempre dimostrato all’avanguardia.
La fine di Game of Thrones
Dopo questo appunto iniziale, è doveroso essere anche critici verso la stessa HBO per la maniera in cui è stato trattato lo stesso brand di Game of Thrones. Se buona parte del pubblico è rimasto quantomeno amareggiato dall’ultima stagione, qualche ragione ci deve essere. E a ben guardare, di ragioni ce ne sono parecchie.
Una delle critiche mosse a questa stagione, e ai suoi ultimi due episodi, è stato quello di non aver saputo gestire in pochi episodi la mole di rivelazioni e sottotrame che avrebbero meritato più attenzione. L’evoluzione di Daenerys in una psicopatica ha spiazzato i più. In realtà, probabilmente, quello che ha spiazzato di più è stato il percorso che ha portato a questa evoluzione. Una trasformazione che è molto sensata, ma che risulta mal trasmessa al pubblico.
Non sai proprio niente Jon Snow – Game of Thrones 8: recensione
Molte critiche sono state mosse a tutti gli altri personaggi: dalla piattezza di Cersei, allo “spreco” del percorso di Jaime fino alla quasi totale inutilità di Bran. Ma se questa stagione ha dei personaggi che possono aver causato la delusione degli spettatori, quelli sono sicuramente Jon e Tyrion.
Se infatti la follia di Daenerys ha un suo perché, a non avercela è la sopravvenuta e palese stupidità del giovane bastardo e del “folletto”. Il modo in cui i dialoghi dei due personaggi sono stati scritti denota un’evidente mancanza di ispirazione e attaccamento al personaggio.
Se si guarda indietro alle gesta di Jon da un lato, e delle peripezie e astuzia di Tyrion, è triste notare il loro calo neanche troppo velato. Una stupidità indotta dal comune amore, ricambiato in un caso, platonico nell’altro, verso la regina. Un amore che però fa sembrare i due personaggi totalmente inebetiti. Incalcolabili le volte in cui Jon pronuncia la frase “decide lei, è la mia regina“. Va bene l’amore, ma tentare di giustificare un massacro di quella portata ha fatto totalmente staccare Jon dalla sua evoluzione morale avvenuta durante le stagioni.
La battaglia e il massacro
Molti sono d’accordo nel ritenere “accettabili”, anche dal punto di vista delle tante “teorie” circolate in rete, i primi quattro episodi della stagione. La battaglia di Grande Inverno, nonostante le numerose critiche alla scelta registica della luce naturale, merita comunque molti complimenti per la sua spettacolarità e drammaticità.
L’espediente luministico, nonostante tutto, risulta invece azzeccato nel ricreare il pathos e l’empatia con i personaggi. Inaspettato, ma anche quello “accettato” dal pubblico, il colpo di scena della morte del Re della notte. Un giusto riconoscimento a uno dei personaggi più amati, Arya. Ci saremmo augurati qualche informazione in più sul legame fra Bran e il Re della notte. In questo il pubblico è rimasto a bocca asciutta.
Dove invece il pubblico si è trovato d’accordo è stato sullo stupore della battaglia, o meglio massacro, di Approdo del re. Un evento, anche questo, che avrebbe avuto molto più senso con un background più solido. Come sempre, però, la messa in scena risulta fantastica. L’empatia della battaglia di Grande Inverno qui diventa stupore e disorientamento dello spettatore. Che passerà buona parte dell’episodio guardando le immagini di devastazione e chiedendosi: sta davvero succedendo così?
Menzione speciale per le scene che hanno interessato Arya e il Mastino; in particolare il parallelo fra l’epico combattimento fra i due fratelli Clegane e la fuga disperata di Arya in mezzo alla folla. Due scene girate magistralmente e incrociate fra di loro, che suggellano ancora di più il rapporto fra i due: tra i più interessanti e meglio sviluppati nelle otto stagioni.
Il trono di fuoco
Dopo aver assistito inermi alla strage di alcuni dei protagonisti, fra cui Cersei e Jaime, e della flotta delle Isole di Ferro, l’ultimo episodio ha messo la parola fine a questa lunga storia. Sicuramente la maggior parte degli spettatori non si aspettava questo epilogo. Un epilogo, anche questo, che avrebbe avuto senso, se fosse stato proposto al pubblico in modo più convincente.
Un ultimo episodio che sa troppo di politically correct in una serie che ha fatto dell’osare la sua parola d’ordine. La morte di Danaerys avviene in maniera decisamente shakespeariana, ma con meno mordente del tragediografo inglese. E, improvvisamente, un successivo salto temporale che si spiega difficilmente.
Nel momento più intenso dell’episodio un anonimo schermo nero transita verso il vero finale della storia. Un concilio dei lord che, su impulso di un Tyrion prigioniero, nomina Bran Stark il nuovo re dei sette regni. Un espediente che ha poco effetto sorpresa proprio per la sua messinscena, decisamente troppo statica e insensata dal punto di vista del tempismo.
Particolarmente simbolica e ispirata la scena in cui Drogon scioglie con il fuoco il trono di spade: probabilmente il drago, nella sua saggezza, riconosce che il vero colpevole della morte di Dany non è Jon, ma il trono e tutto quello che rappresenta.
La ruota spezzata
Il finale, quindi, vede i beniamini della famiglia Stark trionfare, nonostante i tanti punti interrogativi e lacune che la stagione ha lasciato. Se ci si riflette, i destini dei fratelli sono molto coerenti con il loro percorso. Il problema, ancora una volta, sono i fatti e i modi in cui gli stessi ci arrivano.
Arya e Sansa diventano quello per cui sono nate: un’avventuriera e la Lady di Grande Inverno e del Nord. Bran, come detto, diviene il primo re eletto di Westeros, spezzando (forse) la ruota che Danaerys avrebbe voluto spezzare, ma che in realtà stava rinforzando.
Il finale di Jon, invece, risulta tanto azzeccato quanto immeritato. Se da un lato risulta perfettamente coerente un suo ritorno nella terra dei Bruti, dove ha trovato amici e amore per la prima volta, a rattristare è l’ingratitudine verso Jon stesso. Quantomeno per l’aver riunito i regni per combattere contro i non morti.
Vero è anche che il suo istupidimento indotto dalla regina gli ha fatto perdere molti punti. E, visto che la morale dell’episodio sembra essere che le dinastie sono il vero male del potere, può anche andar bene che l’ultimo erede dei Targaryen vada in esilio.
Addio? – Game of Thrones 8: recensione
Lascia anche quantomeno stupiti il finale riservato a Tyrion. Nonostante l’amore e la simpatia verso il folletto Lannister, è innegabile che ci saremmo aspettati una fine più drammatica per lui. In fondo, è lui che ha portato la regina folle ad Approdo del re, tradito la propria famiglia e anche Varys. Il suicidio sarebbe forse stato il finale più adatto e romantico per un personaggio come lui. Ma tant’è…
Weiss e Benioff ci fanno dire addio a Game of Thrones. Ma non al suo mondo. Una serie prequel è già in cantiere, e arriverà negli schermi nei prossimi anni. Ma siamo quasi certi che altri prodotti verranno tirati fuori dalla materia dei libri di George R.R Martin.
D’altronde, come detto sopra, Game of Thrones è un brand ed un evento paragonabile ad una competizione sportiva. Con i tifosi della squadra che attendono impazienti la partita della domenica; che parlano e litigano con gli amici al bar; che a volte tornano contenti per una vittoria, e altre insoddisfatti e delusi per una sconfitta; che dicono a sé stessi “quest’anno è l’ultimo anno che faccio l’abbonamento”; e invece, puntuali, ogni anno, si ritrovano davanti la tv ad attendere le avventure del mondo di Westeros.
Game of thrones Stagione 8
Voto - 7
7
Lati positivi
- Comparto tenico: regia, colonna sonora, costumi
- la HBO ha creato un brand da record
- Molti finali coerenti con i personaggi...
Lati negativi
- ...ma la loro evoluzione ha perso il mordente delle precedenti stagioni
- Dialoghi, salti temporali e situazioni inspiegabili
- Molti interrogativi lasciati in sospeso