Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere – recensione della serie fantasy
La prima stagione de Gli Anelli del Potere è arrivata alla sua conclusione e con lei le considerazioni finali sulla serie più attesa dell'anno.
A settembre 2022 è uscita su Amazon Prime Video l’attesissima e ambiziosa serie Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, ideata da Patrick McKay e J.D. Payne che trasporta sul piccolo schermo Il Silmarillion di J.J.R. Tolkien. La serie è ambientata durante la Seconda Era della Terra di mezzo, migliaia di anni prima gli avvenimenti diventati famosi grazie alla trilogia de Il signore degli anelli, famosa per avere rivoluzionato il genere fantasy grazie alla creazione minuziosa di un universo narrativo con la sua mitologia, i suoi popoli e una storia complessa che racconta l’eterna lotta tra il bene e il male.
Elementi che Gli Anelli del Potere tenta di adattare in una serie visivamente maestosa, ma carente dal punto di vista di una sceneggiatura che non riesce a veicolare i messaggi e a ristuire la cura nei personaggi e nella mitologia per la quale le opere di Tolkien sono famose.
Indice
Una serie ambiziosa- Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, la recensione
Gli Anelli del Potere si è affermata subito come una serie ambiziosa sia da un punto di vista puramente economico (il budget si aggira attorno ai 400 milioni, la cifra più alta mai investita per una serie tv), ma anche narrativo. Difatti la serie è liberamente tratta da Il Silmarillion, l’opera più complessa scritta da Tolkien. Un’ambizione che ha fatto alzare di molto le aspettative per una buona fetta di spettatori, mentre buona parte del fandom più tossico – che nelle produzioni degli ultimi anni di qualsiasi franchise sta diventando più feroce che mai – è sempre rimasta scettica.
Arrivati alla fine della prima stagione si può affermare che questo nuovo adattamento non ha convinto per molteplici motivi, poco c’entrano le etnie diverse da quelle caucasiche degli attori o la scelta di avere una protagonista femminile e non il classico eroe che sono state le due critiche principali mosse ancor prima dell’uscita.
Prima di arrivare al succo della recensione credo sia importante tenere a mente che Gli Anelli del Potere è nato come un progetto lungo e articolato che, nella migliore delle ipotesi, sarà composto da cinque stagioni. Una scelta condivisibile viste le molteplici trame, giochi di potere e alleanze che sono state solamente accennate in questa prima stagione, ma il cui inizio ha dimostrato di avere molti difetti.
Le premesse – Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, la recensione
Gli Anelli del Potere inizia con una minaccia alla quale nessuno vuole dare ascolto, troppo beati nella pace finalmente conquistata per ricadere nella guerra e nella paura. Tutti a parte Galadriel (Morfydd Clark), un’elfa comandante dell’esercito degli elfi che non viene creduta quando dice che Sauron è tornato e il pericolo con lui. Una minaccia che non è riservata solo agli elfi, ma a tutte le altre specie e che scombina la vita di tutti.
Le premesse sono quelle di un quadro dinamico che attinge a piene mani all’epica più classica, quella intessuta di magia e degli elementi fantastici che hanno fatto de Il Signore degli Anelli, prima una trilogia e una una saga cinematografica, una delle storie più conosciute e apprezzate della letteratura fantasy. Dagli accenni iniziali, Gli Anelli del Potere dimostra la volontà di seguire i suoi predecessori, ma anche di crearsi un’identità propria necessaria sia per attirare l’interesse del pubblico sia per motivi meramente collegati alla questione dei diritti. Quindi, cosa è andato storto?
L’estetica – Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, la recensione
Esteticamente, Gli Anelli del Potere è una delle serie migliori uscite degli ultimi anni. Il world building è l’elemento su cui è stata prestata più attenzione: le scenografie sono sontuose e dettagliate in maniera minuziosa, così come la regia e la fotografia. Ogni arco narrativo è caratterizzato da una palette di colori che ben descrive quel momento, ogni razza ha la sua città creata ad hoc seguendo lo stile di vita dei personaggi: gli elfi vivono in una bellissima città nel bel mezzo della natura, i Pelopiedi si muovo scaltri tra le colline e i boschi, i nani in una città sotterranea grigia ma non angusta.
I campi lunghi e le panoramiche la fanno da padrona, dando un ampio respiro alle inquadrature che si alternano ai più classici primi piani e che permettono di ammirare la bellezza della scenografia in tutto il suo splendore, accompagnata da una CGI sempre impeccabile che non ha paura di scene luminose e limpide. Le architetture sono imponenti, i terreni vasti, le scene di combattimento ben coreografate e i momenti salienti sono accompagnati dalla regia ben curata e dalla colonna sonora che mette in risalto i momenti salienti. Ad essere carente è la sceneggiatura.
La scrittura – Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, la recensione
La storia che Gli Anelli del Potere vuole portare sul piccolo schermo è complessa ed ambiziosa, una combinazione pericolosa che avrebbe bisogno di più cura da un punto di vista esclusivamente narrativo. Dove arriva il world building, non arriva la scrittura.
L’adattamento di un’opera già esistente ha delle difficoltà da non sottovalutare, se poi parliamo di un’opera scritta da un autore così minuzioso nei dettagli e così abile nel creare una vera e proprio mitologia allora il compito diventa ancora più arduo. L’idea di partenza de Gli Anelli del Potere è classica e avvincente, ma non riesce a mantenere il ritmo.
Le prime puntate fungono da una lunga prefazione, necessaria ma resa fin troppo confusionaria senza il giusto mordente per affascinare lo spettatore. Dopo il prologo, gli ultimi episodi sono dedicati all’azione vera e propria.
Anche qui, l’estetica e la cura non deludono. A farlo è la scrittura dei personaggi accompagnata da dialoghi banali che non sono all’altezza dell’ispirazione iniziale. È giusto che la serie abbia voluto prendere le distanze dalle idee di Tolkien e di Peter Jackson, ma non ha tenuto conto di trasportare sullo schermo quel che rende grande un’opera tolkeriana. I personaggi non sono ben delineati, ben che meno lo sono le varie razze che, al contrario, nei romanzi di Tolkien sono ben curate in ogni loro elemento. La serie non si sofferma nell’enfatizzare le loro caratteristiche che si riducono solamente all’aspetto esteriore, al vestiario e alle abitudini più lampanti. Quando si ha bisogno di scavare più a fondo per veicolare i messaggi che la serie cerca di portare avanti, la scrittura manca di mordente.
Le considerazioni finali- Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, la recensione
L’ottavo e conclusivo episodio, carico di promesse, non riesce a impressionare sebbene sia colmo di commozione e di quelli che dovevano essere dei plot twist decisivi per spianare la strada alla successiva stagione. I colpi di scena erano ampiamente preannunciati, in modo talmente limpido da impedire alla giusta tensione narrativa di crearsi. L’identità dello Straniero e di Sauron passano in fretta in secondo piano, essendo già protagonisti di numerose teorie via via sempre più confermate nel corso della visione.
Una mancata suspense che si aggiunge ai difetti già riscontrati nella sceneggiatura, troppo piatta per riuscire davvero a conquistare.
L’amicizia, la lotta del bene contro il male, la tentazione di cadere nell’oscurità e di lasciarsi corteggiare da essa sono tematiche solamente accarezzate, ma mai davvero approfondite rendendo così Gli Anelli del Potere una serie confezionata con cura solamente per quanto riguarda la parte estetica che, da una parte, giustifica il budget da capogiro, ma che dall’altra delude profondamente.
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere
Voto - 7
7
Lati positivi
- La parte estetica è sontuosa grazie alla scenografia e alla CGI la fanno da padrona
Lati negativi
- La sceneggiatura non rende giustizia all'ambizione iniziale: i dialoghi spesso sono banali, i messaggi non raggiungono l'obiettivo e i personaggi non sono ben delineati