Gli infedeli: recensione del film di Stefano Mordini con Valerio Mastandrea e Riccardo Scamarcio
Una commedia italiana ispirata a Les Infidèles
Anno 2012, Jean Dujardine e Gilles Lellouche sono i protagonisti di una commedia a episodi francese sulle varie declinazioni dell’infedeltà maschile, Les Infidèles. 15 luglio 2020, arriva su Netflix un remake piuttosto libero di quella commedia francese; si tratta di Gli infedeli, il film diretto da Stefano Mordini di cui vi proponiamo in questo articolo la nostra recensione. Valerio Mastandrea e Riccardo Scamarcio sono gli interpreti principali, nonché i protagonisti degli sketch centrali del film. Accanto a loro, Massimiliano Gallo, Laura Chiatti, Valentina Cervi, Euridice Axen e Marina Foïs completano il cast corale.
Stefano Mordini riprende la struttura e le intenzioni da Les Infidèles attingendo nel contempo ai luoghi classici della commedia all’italiana. A differenza del film francese, che vedeva impegnati dietro la macchina da presa registi diversi, ne Gli Infedeli la regia è affidata al solo Mordini. Quest’ultimo firma anche la sceneggiatura, insieme con lo stesso Riccardo Scamarcio e Filippo Bologna. Ad aprire e chiudere gli episodi centrali, un breve prologo e un epilogo che chiude le vicende in maniera circolare. Il punto di vista è quasi esclusivamente quello maschile; la riflessione generale ha al centro gli uomini come eterni insoddisfatti, fedifraghi, bugiardi, alla costante ricerca di qualcosa fuori dal matrimonio. Vediamo ora insieme tutti i dettagli nel corso della nostra recensione.
Indice:
La trama – Gli infedeli, la recensione
Gli infedeli prende avvio con un breve prologo che mostra una coppia discutere animatamente prima di imbarcarsi su un volo per le Maldive. La moglie (Euridice Axen) è convinta che il marito (Massimiliano Gallo) l’abbia tradita e cerca in tutti modi di far confessare il compagno che, però, ha la risposta pronta ad ogni accusa. Sarà forse il cellulare di lui la chiave per scoprire finalmente tutta la verità? Il primo episodio mostra Mauro (Valerio Mastandrea) confessare un tradimento alla moglie (Valentina Cervi); quando lui, nonostante tutto, dichiara il suo amore incondizionato alla donna, ecco che lei ammette a sua volta di essere stata infedele. Nel secondo episodio Lorenzo (Riccardo Scamarcio) interpreta un sedicente sciupafemmine in cerca di un’avventura extraconiugale durante un convegno di lavoro.
Al centro del terzo sketch ritroviamo Mastandrea nei panni di un bancario che, insoddisfatto della vita coniugale, cerca brividi e soddisfazione in un locale a luci rosse. Laura Chiatti è invece la protagonista femminile del quarto episodio, nei panni della ricca moglie di Riccardo Scamarcio. Colto in flagrante adulterio dalla moglie, l’uomo si inventa un piano diabolico per scrollarsi di dosso le accuse. L’epilogo mostra Mastandrea, Scamarcio e Gallo a cena fuori in un locale elegante; i tre si scambiano massime di vita dichiarando più o meno apertamente che la propensione al tradimento seriale fa parte, in maniera atavica, del patrimonio genetico del maschio.
Se un uomo tradisce, tradisce a metà
“Se un uomo tradisce, tradisce a metà”: Riccardo Scamarcio cita Julio Iglesias nel primo episodio de Gli infedeli sottolineando così uno dei luoghi comuni più eterni riguardo il tradimento maschile. Lo stesso assunto viene poi ripreso dal personaggio di Mastandrea all’interno dello stesso sketch; quando viene a conoscenza del tradimento della moglie, Mauro sottolinea come l’infedeltà maschile e quella femminile siano sostanzialmente diverse. L’uomo tradisce per istinto, la donna lo fa mossa dal sentimento e finisce, inevitabilmente, per innamorarsi. Lo scopo del film è quello di ridicolizzare la mitologia maschile dell’uomo cacciatore, del macho. Tuttavia, viene da chiedersi se, al giorno d’oggi, questo stereotipo maschile abbia ancora “qualcosa da dire”; se possa essere ancora divertente.
Stefano Mordini sembra proprio risponderci di sì, dal momento che lo riprende tanto all’inizio quanto nell’epilogo de Gli infedeli. Peccato che così non sia; peccato che la figura del maschio cacciatore e della donna sentimentale siano tipologie così stantie da portare lo spettatore a perdere subito interesse. Soprattutto dal momento che il film vuol essere un’autoanalisi/autocritica maschile rivolta e indirizzata alle donne. Un’analisi attuale, calata nella contemporaneità e fondata su una presa di coscienza. Il problema si acuisce ulteriormente – lo vedremo meglio fra poco – nel momento in cui questa autocritica non è né profonda né, tantomeno, minimamente graffiante o incisiva.
Analisi – Gli infedeli, la recensione
Abbiamo visto nel paragrafo precedente della nostra recensione come Gli infedeli voglia presentarsi come una commedia attuale, realistica e contemporanea. Proprio per questa ragione si distacca dalla versione francese tagliando gli elementi più grotteschi e assurdi. Guardando al quadro generale, Gli infedeli vuol essere la rappresentazione della coppia moderna all’interno della società contemporanea. Peccato che le dinamiche in scena – lo abbiamo detto prima – possano adattarsi tranquillamente a qualunque altra epoca storica. Non ci sono riflessioni attuali, niente che faccia pensare che il film stia parlando di noi. Non ci sono spunti su cui pensare e – ancora peggio – l’autocritica non sembra nemmeno tale.
Se dal punto di vista dell’analisi e delle considerazioni profonde il film fallisce, succede lo stesso sul fronte della comicità vera e propria. Non si ride quasi mai durante Gli infedeli, i guizzi brillanti scarseggiano e anche le situazioni basate sul ribaltamento comico sono poco efficaci. Il film di Stefano Mordini, da un lato, lavora per sottrazione rispetto a Les Infidèles per quanto riguarda le gag comiche; dall’altro aggiunge un sottotesto sociologico e psicologico che, però, non sa padroneggiare. I personaggi – tanto quelli maschili quanto quelli femminili – sono piatti e monodimensionali; non funzionano come figure in cui rispecchiarsi e sono scialbi anche come macchiette. In poche parole, la pellicola di Mordini è più che altro un’occasione sprecata. Il merito principale – se di merito possiamo parlare – è quello di portare a rivalutare la pur imperfetta commedia da cui prende ispirazione.
Considerazioni tecniche – Gli infedeli, la recensione
Se dal punto di vista di toni e contenuto, Gli infedeli lascia alquanto a desiderare, la situazione migliora dal punto di vista tecnico. La struttura a episodi del film funziona abbastanza bene e una regia unica garantisce una maggior coesione narrativa rispetto a Les Infidèles. La regia di Stefano Mordini punta a creare un bell’equilibrio tra gli attori e gli spazi in cui sono inseriti; avvalendosi, in quest’ottica, anche di una fotografia che gioca in maniera elegante coi colori e i significati che portano con sé. Più problematico appare invece il ritmo del film, che parte serrato per poi rallentare eccessivamente negli episodi centrali.
Discrete le prove di Scamarcio e Mastandrea; quest’ultimo, alle prese con personaggi nelle sue corde interpretative, riesce a infondere toni e intenzioni nuove. Meno brillanti le interpreti femminili (Laura Chiatti su tutte), fatta eccezione per Marina Foïs impegnata con un personaggio malinconico che l’attrice riesce a far suo. Arrivati alla conclusione della nostra recensione de Gli infedeli, appare chiaro come il film di Stefano Mordini non sia certo un’opera che aggiunga qualcosa nel panorama cinematografico nostrano. Gli infedeli è una commedia sottotono, a tratti stantia e quasi del tutto priva di carattere e mordente. Un’analisi approssimativa, debole e poco attuale di cui – va detto – si poteva serenamente fare a meno.
Gli infedeli
Voto - 4.5
4.5
Lati positivi
- Comparto tecnico
- Valerio Mastandrea e Marina Fois
Lati negativi
- Troppi stereotipi anacronistici, poche risate
- Personaggi e analisi sociologica troppo piatti