Gli spiriti dell’isola: recensione del nuovo film di Martin McDonagh – Venezia 79
Martin McDonagh riforma la coppia Farrell-Gleeson che aveva fatto il successo del suo primo film e ci rivela finalmente l'incredibile progetto tenuto nascosto per anni perche, a detta sua, non abbastanza buono
Nonostante una filmografia piuttosto breve rispetto ai tanti anni di carriera, Martin McDonagh è attualmente uno dei registi più promettenti nel panorama cinematografico mondiale. Gli spiriti dell’isola, di cui vi proponiamo la recensione, è il suo nuovo film uscito appositamente per ricordarcelo. Presentato alla 79 mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, vede il ritorno della coppia Colin Farrell – Brendan Gleeson protagonista del primo lungometraggio del regista. Dopo il successo strabiliante di Tre Manifesti a Ebbing Missouri, McDonagh torna con un film più intimo, ma non per questo meno impattante. Gli spiriti dell’isola è in realtà il terzo capitolo della sua trilogia teatrale The Aran Islands, che non fu mai realizzato perchè non considerato abbastanza buono.
Dopo averlo tenuto in serbo per quasi 20 anni sembra arrivato il momento per il regista e commediografo di mostrare al pubblico quest’opera profonda ed estremamente attuale. Il pretesto di trama è piuttosto semplice, due amici vedono finire il loro rapporto perchè uno decide che l’altro non gli va più a genio. Il tutto si ambienta negli anni 20 in Irlanda, sulla sperduta isola di Insher dove le persone vivono una vita semplice e apparentemente noiosa ed il loro maggiore intrattenimento è scolarsi qualche pinta al bancone del pub.
Indice
Trama: un uomo troppo noioso – Gli spiriti dell’isola recensione
Nel 1923 durante la guerra civile irlandese, sull’isola di Insher le persone conducono la propria vita come se nulla stesse accadendo. Troppo lontani per partecipare al conflitto eppure troppo vicini per ignorarlo passano giornate tranquille e per alcuni noiose, proprio perchè nulla di interessante accade. Beato in questa dolce monotonia Pádraic Súilleabháin, alle 2 in punto come ogni giorno, va a casa del suo migliore amico Colm per poi andare al pub a scolarsi qualche pinta. Arrivato dinanzi alla porta la fredda accoglienza dell’amico lo stupisce, Colm è in casa seduto su una sedia a dondolo che fuma e fissa la parete. Nonostante i colpi alla porta l’uomo resta ignorato e questo insolito atteggiamento insinua i dubbi in tutto il villaggio.
L’isola è piccola e le voci corrono per cui nessuno può fare a meno di pensare che tra i due ci sia stato un litigio. Poco dopo Pàdraic lo incontra al pub e si scusa per un insulto o qualche parola di troppo che avrebbe potuto dire da ubriaco e che ora non ricorda, ma il problema non è neanche quello. Colm ha deciso che l’amico non gli va più a genio perche è noioso. Incapace di accettare tale follia Padraic cerca di andare a fondo alla questione e l’ormai ex amico gli lancia un avvertimento: ogni volta che gli rivolgerà la parola, egli si taglierà un dito fin quando non gli resteranno soltanto i palmi.
Ambizioni di grandezza – Gli spiriti dell’isola recensione
Nel mentre la guerra impazza sulle coste dell’Irlanda, un uomo volta le spalle ad un amico. Colm decide che Pàdraic è troppo noioso per lui e prima di morire ha bisogno di impiegare il suo tempo per comporre qualcosa che possa restare ai posteri. La gentilezza del personaggio di Colin Farrell non gli basta, nessuno è mai stato ricordato perchè gentile eppure un tempo bastava essere gentili per condurre una vita felice. Sullo sfondo di un conflitto civile le ambizioni di grandezza di un piccolo uomo iniziano uno scontro folle ed insensato. La conflittuale natura umana è il tema principale de Gli spiriti dell’isola che sfrutta una scaramuccia tra amici per raccontare la storia delle guerre. Tutto è una metafora. Le dita che Colm taglia quando l’amico gli parla è il sangue sprecato senza motivo, l’asino che accompagna Pàdraic ogni giorno è il simbolo della sua innocenza e la vecchia che commenta ironicamente le loro azioni è il vero spirito dell’isola.
Nella cultura irlandese le banshee (traduzione in originale di spirito) sono creature mitologiche che appaiono a chi è in procinto di morire. Condendo sempre il tutto con la sua solita ironia McDonagh nasconde i presagi di morte dietro battute intelligenti che si basano sull’innocente stupidità dei personaggi. Da quando un asino ha bisogno di essere intelligente, fin tanto che si porta sulle spalle il carico necessario alla sopravvivenza? Da quando la gentilezza ha perso il suo valore e l’importanza di un amico si valuta in base al guadagno che se ne trae? L’inizio di questa “lotta fratricida” è messa in parallelo con il conflitto civile irlandese e più si va avanti più le reali motivazioni per cui tutto è iniziato perdono di senso. Quando la guerra inizia non c’è più modo di fermarla e se la guerra inizia è perche il desiderio di prevalere sulla vita ha offuscato la bellezza della vita stessa.
Nascosto in profondità – Gli spiriti dell’isola recensione
Messo giù in questi termini il film appare quasi come una tragedia, ed in fondo lo è, ma il tutto è nascosto sotto una superficie estremamente ironica. Sono più le risate che le lacrime versate e la bravura di McDonagh sta proprio in questo. All’inizio della recensione de Gli spiriti dell’isola abbiamo detto che risulta più intimo rispetto al film precedente ed infatti la potenza di Tre Manifesti stava nello sbatterti in faccia la dura e cruda realtà dei fatti. Qui il gioco è molto più sottile, sfumato ed il regista riesce a trattare con estrema delicatezza e sensibilità tematiche così forti. Ancora una volta abbiamo un film che parla dei nostri tempi e denuncia l’attitudine bellicosa dell’uomo. La patina di comicità che ricopre la tragicità degli eventi rende il tutto più fruibile e più che in passato il lavoro di scrittura è stato eccelso. Ogni battuta nasconde una critica, ogni risata suscita un pensiero ed è incredibile come la profondità de Gli spiriti dell’isola sia nascosta appunto in profondità, sotto tutto ciò che è evidente.
Colin Farrell e Brendan Gleeson sono stati ancora una volta eccezionali nel rappresentare due personaggi agli antipodi eppure un tempo così vicini tra loro. Il plauso maggiore va però a Barry Keoghan che ancora una volta dimostra la sua versatilità riuscendo a passare tranquillamente dal fare il Joker in The Batman al non così tipico scemo del villaggio. Dopo anni nascosto nel cassetto, Martin McDonagh ha finalmente mostrato al mondo il progetto “non abbastanza buono” e che invece si rivela essere uno dei film più interessanti dell’intero festival. Dolce, sottile e di una potenza inspiegabile, Gli spiriti dell’isola è un film totalmente inaspettato dopo quell’altro capolavoro che è Tre Manifesti e pur non sapendolo, non potevamo chiedere di meglio.
Gli spiriti dell'isola
Voto - 9
9
Lati positivi
- La delicatezza con cui tratta lo scontro tra i due amici
- Scrittura brillante costantemente in bilico tra ironia e dramma
Lati negativi