Gloria!: recensione dell’esordio alla regia di Margherita Vicario
Margherita Vicario per la prima volta dietro la macchina da presa per un lungometraggio, dirige Gloria!, un film sulla forza dirompente della musica
L’attrice e cantautrice italiana Margherita Vicario firma il suo primo lungometraggio da regista, dopo aver diretto il cortometraggio Se riesco parto, insieme a Michele Bertini Malgarini, Gloria!. Il film, presentato alla 74ª edizione del Festival del cinema di Berlino, ha riscosso un discreto successo, sia di pubblico che di critica. Gloria! (qui il trailer) racconta con maestria ed eleganza temi come l’amore per la musica, il femminismo, l’oppressione e la discriminazione di genere presente anche fortemente nel mondo della musica.
Indice
Trama – Gloria!, la recensione
Nel Veneto del primo ‘800 Teresa lavora come domestica all’istituto musicale di Sant’Ignazio, dove vengono educate e istruite ragazze orfane. Teresa, della stessa età delle ragazze, non ha però questo privilegio e le stesse giovani la trattano come una “schiava”. Teresa viene però anche discriminata per essere muta, maltratta dal maestro di musica delle ragazze, Don Perlina, noto compositore e prete dell’istituto. Don Perlina vieta inoltre a Teresa di interagire con il piccolo Giacomino, un bambino al quale Teresa è particolarmente affezionata, figlio di uno coppia che visita spesso l’edificio e Don Perlina stesso. In particolare il Gouverneur e la moglie, a seguito della notizia che Papa Pio VII, verrà in visita al Sant’Ignazio e che ascolterà l’orchestra diretta da Don Perlina.
Perlina deve quindi far di tutto per comporre qualcosa per l’occasione, ma è senza ispirazione, incattivito dal passare del tempo e vittima delle imposizioni e minacce del Gouverneur, ancor di più dopo la notizia dell’imminente visita del Papa, con il rischio di non presentare nulla di nuovo. Una ragazza, Lucia, gli propone inoltre di valutare alcuni pezzi, scritti da lei, ma Perlina non giudica nessuno all’altezza del compito, ancor meno le ragazze alle quali lui insegna. Teresa intanto scopre che Don Perlina ha fatto portare nei sotterranei dell’istituto uno strumento di nuova invenzione, il pianoforte. Strumento che inizia a suonare insieme ad alcune delle ragazze dell’orchestra di Don Perlina, tra le quali la stessa Lucia.
Temi e recitazione – Gloria!, la recensione
Gloria! è la musica che si libra nell’aria e riecheggia nei muri in pietra dell’edificio, un canto di libertà e totale coinvolgimento: note che, una dopo l’altra, formano una melodia, che si trasforma in sensazione, emozione e connessione. La sequenza precedente al finale, che rischiava di essere prevedibile, che avrebbe comunque soddisfatto, ma non sorpreso, è uno dei momenti più inaspettati, a metà tra rivalsa personale e fallimento comune, dove la vera vittoria è quella interiore. Gloria! punta infatti molto anche sulla forza della recitazione di tutte le attrici, capaci di parlare con gli occhi e con lo sguardo, facendo avvertire e percepire cosa accade loro quando suonano quella musica, ascoltando se stesse, trasformando e armonizzando i propri sentimenti.
Incredibile anche la performance di Paolo Rossi, nei panni di un prete viscido, maschilista, crudele e offensivo, pieno di scheletri nell’armadio e che neanche nella figura di compositore senza più ispirazione riesce a creare empatia. Antagonista quindi e villain a tutti gli effetti, consapevole dei dolori e dei segreti del personaggio di Teresa. Teresa stessa è il simbolo di una complicità con la musica, di una capacità di ascoltare e percepire, oltre che sentire. Tutto il rapporto, di amore, attrazione e incapacità di vivere senza, che Teresa ha con la musica e che è il punto cardine, incipit e finale del film, si riassume nell’intro. Dove gesti di vita quotidiana, in particolare di quella domestica, diventano parte di uno strumento: le lenzuola che vengono piegate e asciugate, i panni strofinati nei lavatoi, lo spazzare per terra, l’accendere un fuoco e iniziare a cucinare.
Quando anche la tecnica è impeccabile – Gloria!, la recensione
Per Teresa tutto è rumore, tutto è suono e tutto messo insieme è un motivo, un ritmo. Teresa si guarda intorno sentendo una musica che non c’è, ma con la quale tutti entrano in contatto attraverso i suoi occhi e la sua anima. Perché la recitazione di Gloria! viene dall’anima, trasmettendo tutto l’energia, la vitalità e il calore che la musica può dare, in particolare quella più spontanea e naturale che il personaggio di Teresa sente dentro di sé e che trasforma in dita che, delicatamente, senza regole, si muovono sul pianoforte, dando vita a qualcosa di nuovo, inedito, vero. In contrapposizione ad un’altra e ugualmente alta forma di musica: quella accademica, studiata, provata e scritta, e che suona Lucia. Un inno alla leggerezza, all’equilibrio, alla serenità, alla vitalità, alla commozione, passione e suggestione che solo la musica può dare.
Il Gloria! di Margherita Vicario è curato, ricco di dettagli che fotografano un luogo, un tempo e un’epoca. Preciso, studiato e particolareggiato nei costumi, nel trucco e nelle acconciature, così come nella regia e fotografia, e in tutta la costruzione della scena. Se la sceneggiatura a volte appare un po’ slegata e quello che dovrebbe essere il colpo di scena sul passato di Teresa non riesce a stupire, essendo già prevedibile dalle prime inquadrature, il film riesce ad avere una sua forma, un suo linguaggio, uno proprio stile e tono. E l’atmosfera è proprio quella che è anche trama: unione femminile, solitudine, sogno di una vita diversa e potere salvifico della musica. C’è poi anche l’amore impossibile tra il figlio dell’aristocrazia e un’orfana senza dote né averi, il senso di sorellanza che si crea in questi istituti e, messaggio dichiarato del film, la musica e tutte quelle musiciste che sono nate e cresciute e, per secoli, rimaste nascoste tra le mura degli orfanotrofi.
Gloria!
Voto - 7
7
Lati positivi
- Recitazione, regia e senso del film
- Cura dei dettagli
Lati negativi
- Uno colpo di scena finale è troppo intuibile