Good Night Oppy: recensione del commovente documentario Amazon dedicato al rover Opportunity

Dal 23 novembre su Prime Video è disponibile Good Night Oppy, il documentario di Ryan White dedicato alla missione su Marte del rover della NASA Opportunity

Prodotto da Amazon Studios e Amblin Television e disponibile da ieri su Prime Video, Good Night Oppy è il documentario di Ryan White dedicato all’avventura su Marte del rover della NASA Opportunity. Una vera e propria odissea (nello spazio) che restituisce il senso di un’impresa epocale e insieme tratteggia con genuino affetto il rapporto, durato quindici anni, tra un gruppo di scienziati e la loro creatura.

Un documentario che segue tutte le tappe obbligate del caso (per un confronto, c’è il coevo Ritorno allo spazio dei premi Oscar Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhelyi, su Netflix) affiancandogli però un’inedita carica sentimentale. Quasi come se, a tratti, non stessimo più assistendo al resoconto di una missione spaziale ma alla storia di un’amicizia impossibile. Il documentario scientifico si fonde così con un umanesimo alla WALL-E, in un equilibrio sorprendente che forse è proprio il miglior pregio del film. Raccontandoci, in fondo, la storia di come, cercando altre forme di vita, ne abbiamo scoperta una creata da noi stessi.

Indice: 

La trama – Good Night Oppy recensione

In principio era Viking, missione spaziale lanciata dalla NASA negli anni Settanta. Le sue immagini di Marte, viste per la prima volta sia in orbita che dalla Terra, avrebbero ispirato infatti tutti i progetti e le missioni a venire. Un’eredità importante che, dopo una serie di tentativi falliti, viene raccolta da un gruppo di ingegneri, geologi e scienziati, decisi non solo a vedere ancora una volta il suolo marziano ma anche a esplorarlo il più possibile.

È così che, all’inizio del 2004, dopo due lanci separati, i rover Opportunity e Spirit atterrano finalmente su Marte. La loro sopravvivenza è calcolata per 90 giorni, ma nessuno può immaginare che i due robot continueranno a esplorare, analizzare e inviare dati alla Terra per anni (sette Spirit e ben quindici Opportunity). Intervistando i responsabili del progetto, uomini e donne che hanno seguito i due robot per tutto il loro viaggio interplanetario, la storia di Oppy e Spirit, tra immagini di repertorio e ricostruzioni in CGI, si fa così anche cronaca di un rapporto unico, vissuto a milioni di chilometri di distanza, senza paura di momenti di alleggerimento o di scene apertamente commoventi.

Good Night Oppy recensione
Good Night Oppy. Amblin Television

Odissea su Marte – Good Night Oppy recensione

Potrebbe essere benissimo un film di fantascienza, Good Night Oppy. Non tanto e non solo per tutto ciò che ruota attorno alla missione spaziale al centro della vicenda, quanto soprattutto per l’interazione tra uomo e macchina che racconta. Un legame che viene narrato sin dai primi passi del prototipo, attraverso ricordi di ingegneri e progettisti che si ritrovano a ricoprire l’inedito ruolo di genitori orgogliosi. Un’umanizzazione, questa, che pervade tutto il film ma che in realtà, lungi dall’essere una trovata del regista, asseconda la narrazione stessa con cui la NASA ha accompagnato questo progetto per quindici anni, la sua abilità intrinseca nello storytelling, sempre in bilico tra il gusto per la teatralità e una sincera tenerezza.

È così che al rito delle canzoni inviate ai due robot per svegliarli, ai soprannomi, ai selfie e a un attaccamento via via sempre più forte, si affianca una narrazione che tocca tutti i topoi del racconto d’avventura, sfociando nel viaggio dell’eroe per eccellenza. Dai primi incerti passi sulla terra all’emozionante decollo; dall’atterraggio azzardato sul suolo marziano agli imprevisti e le sfidem passando per il confronto con il gemello problematico Spirit e l’incombere della “vecchiaia”, fino a un sonno meritato e definitivo. Oppy, come un esploratore di altri tempi, si fa infatti protagonista assoluto della sua epopea.

Good Night Oppy recensione

Good Night Oppy. Amblin Television

Viaggio spaziale e saga famigliare – Good Night Oppy recensione

White costruisce tutto questo attraverso un documentario convenzionale ma ben bilanciato, accompagnando alle cosiddette “teste parlanti” e al materiale di repertorio un re-enactment in CGI dell’avventura delle due sonde. È così che ai ricordi di un gruppo che per quindici anni si è occupato di badare alla coppia di avventurieri robotici si uniscono i diari di viaggio (letti dalla voce narrante di Angela Bassett) dei due rover e il loro incedere lento ma inesorabile attraverso un pianeta ostile e inospitale.

Una narrazione che ha il respiro dell’epopea spaziale e insieme la dimensione intima del racconto di famiglia, dunque, quella di Good Night Oppy. Un album di ricordi lungo quindici anni attraverso vite, generazioni e luoghi visti realmente per la prima volta. Il risultato è un perfetto equilibrio tra resoconto, divulgazione scientifica e storia sentimentale. Un insieme di voci e sensazioni capace di non scadere mai nel banale o nel patetico, nemmeno quando intenzionato a commuovere esplicitamente.

Good Night Oppy recensione

Good Night Oppy. Amblin Television

“La mia batteria è bassa e si sta facendo buio” – Good Night Oppy recensione

Perché il sentimentalismo di Good Night Oppy non è mai fine a se stesso. Nella sua necessità di umanizzare un robot c’è infatti ben più di un gioco infantile, ben più di una simpatica trovata a misura di classico Disney. L’attaccamento a una “cosa” come Oppy, infatti, è l’attaccamento stesso ai sogni di cui il robot è ricettacolo. Un contenitore di progetti, speranze e aspirazioni che lega a sé tutti i protagonisti del film, modificandone le vite e spostando il confine dell’ignoto ancora un po’ più in là, oltre i crateri e le tempeste di sabbia del pianeta rosso.

È in questa leggerezza apparente che si nascondono così temi abissali tanto cari alla fantascienza. Dal rapporto uomo-macchina al desiderio di esplorare e conoscere l’universo. Un desiderio così radicato nel nostro essere da farci amare persino chi, umano o non umano che sia, quel desiderio ci permette di realizzarlo. Fino a piangerlo come un amico perduto o eroicamente sacrificatosi per noi, quando anche il suo tempo volge al termine. Lasciandoci con quelle ultime parole che, ancora una volta, tornano a commuoverci. 

Good Night Oppy

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Ottima capacità di far convivere assieme intrattenimento, divulgazione scientifica e commozione
  • Buon ritmo e ottima coesione di formati eterogenei (ricostruzioni, interviste, materiali di repertorio)

Lati negativi

  • Chi cerca un documentario dai toni neutri e asettici probabilmente rimarrà deluso

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