Grand Budapest Hotel: la recensione

Grand Budapest Hotel, di Wes Anderson, è un film indimenticabile

Wes Anderson o si ama o si odia. Lo stile del regista di Houston, classe 1969, è ormai inconfondibile. Dopo i cult I Tenenbaum e Moonrise Kingdom regala al pubblico un altro gioiello, Grand Budapest Hotel; uno dei lungometraggi più interessanti degli ultimi anni. Sin da subito si intravede il suo marchio di fabbrica: la simmetria perfetta e una fotografia accesissima, oltre che il rimando all’assurdo, al surreale. Infatti, oltre che uno stile e una tecnica inconfondibili, anche la sceneggiatura (candidata agli Oscar) non può che essere frutto della sua mente.

Grand Budapest Hotel: la recensione

Grand Budapest Hotel, come suggerisce il titolo, è la storia di quello che un tempo era un hotel di lusso, affidato a Monsieur Gustave H. (un Ralph Fiennes in splendida forma); un luogo molto colorato e particolare, raccontato in diversi momenti e in diverse epoche. Il film si apre nel presente, quando il suo abbandono è quasi totale e lo stato di degrado è ormai evidente. Successivamente ci si sposta alla fine degli anni Sessanta, per poi passare al 1932. Questo rimbalzo temporale è giustificato dallo stile narrativo del film; una serie di flashback pressoché continui. A parlare è Zero (un Tony Revolori alla sua seconda, splendida interpretazione), il facchino di Monsieur Gustave H. e il principale testimone degli eventi del Grand Budapest Hotel.

Wes Anderson racconta una favola senza tempo

Anderson, in poco più di 80 minuti, riesce a raccontare una storia che si può benissimo adattare a tutte le epoche e a tutti i luoghi, ma che nessun altro avrebbe potuto rendere in modo così stupefacente. Tutto all’interno del film grida alla perfezione quasi assoluta. Le inquadrature simmetriche, al limite del maniacale; la regia geometrica fatta di zoom, campi e controcampi, ma anche di grande profondità; l’interpretazione degli attori, totalmente inseriti nel contesto e che non perdono la credibilità nemmeno per un attimo. I colori poi sono un trionfo per la vista: verde, rosso e viola quasi sempre presenti, quasi un riflesso delle emozioni dei protagonisti.

Grand Budapest Hotel recensione

Quella del Grand Budapest Hotel è una storia surreale e soggetta all’iperbole, certo; ma parla di temi attuali e sempre centrali, come l’avidità umana, il razzismo, la furia militare e anche, seppur in un accenno, l’omosessualità. Il cast di veterani inoltre dà quel tocco di teatralità necessaria all’ottima riuscita di un progetto di questo tipo. Jude Law, nonostante la sua sia una presenza marginale; Tom Wilkinson; una giovane ma sempre luminosa Saoirse Ronan; Adrien Brody e il cattivissimo William Dafoe. Impossibile inoltre non citare Edward Norton, Bill Murray e una irriconoscibile Tilda Swinton, presenti anche in Moonrise Kingdom. Per finire inoltre Owen Wilson e l’immenso Harvey Keitel. Un cast esperto, facile oggetto di un montaggio didascalico, dedito più alla narrazione che alla frenesia.

Il lungometraggio fu candidato a nove premi Oscar

Grand Budapest Hotel recensione

Sono molti gli aspetti che rendono Grand Budapest Hotel un film indimenticabile e. oltre ai già citati, è impossibile non accorgersi della colonna sonora premio Oscar del grandissimo Alexandre Desplat. E poi la scenografia memorabile, che unitamente ai costumi (anch’essi vincitori della statuetta) rendono questa pellicola indelebile agli occhi del pubblico, che non può fare a meno di restare incollato allo schermo. Ma oltre ai costumi (della nostra connazionale Milena Cannonero), alla scenografia e alla colonna sonora, il penultimo lavoro di Wes Anderson si è aggiudicato anche la statuetta per il miglior trucco, a fronte di nove candidature totali. Gli Oscar sfumati sono quelli al miglior film, alla regia, alla sceneggiatura originale, alla fotografia e al montaggio.

In conclusione Grand Budapest Hotel è un film potente in cui tutto, a partire dalla trama per finire con i titoli di coda, fa trapelare un lavoro di grande prestigio, quasi un’opera teatrale trasformata in lungometraggio. Caldamente consigliato.

Grand Budapest Hotel

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Regia gemoterica e fotografia splendida
  • Cast superlativo e aspetti tecnici curati al minimo dettaglio

Lati negativi

  • Non abbraccia tutto il pubblico
  • Dura troppo poco

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